Pubblicato il 21/12/2012, 14:25 | Scritto da La Redazione

PIERO ANGELA: «LA NOSTRA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA AL RIPARO DA SENSAZIONALISMI E PROFEZIE»

A colloquio con il grande giornalista scientifico, pronto a scaldare i motori con tre appuntamenti di “Speciale SuperQuark”, a partire da oggi, venerdì 21 dicembre, alle 21.10 su Rai1.

A rigor di (il)logica, il 21 dicembre dovrebbe segnare l’avvento di grandi sconvolgimenti planetari. Addirittura l’Apocalisse, per alcuni, fermo restando che il termine non significa altro che “rivelazione”. Che cosa sta per essere rivelato? Che Piero Angela compirà gli anni il 22 dicembre, per esempio, e che la sua lunga storia di divulgatore scientifico, (correva l’anno 1981, quando andò in onda la prima puntata di Quark), forte di un consenso di pubblico capace di reggere ai cambiamenti della televisione, si basa su un presupposto imprescindibile: se la razionalità, la scienza e la conoscenza prendessero definitivamente il posto della superstizione e della scarsa informazione nella mente degli uomini, la vita sarebbe più degna d’esser vissuta. Oggi, venerdì 21 dicembre, SuperQuark ritorna in prima serata su Rai1, con il primo di tre speciali dedicati alla Storia.
Quali saranno i tre argomenti che affronterete nelle tre puntate di Speciale Superquark?
«Ogni anno a dicembre prepariamo tre puntate speciali su personaggi storici di vario tipo, raggruppati su diversi temi. Quest’anno abbiamo deciso di trattare tre argomenti che hanno, per ragioni differenti, inciso sulla storia dell’Europa. Il primo appuntamento, intitolato Quella notte a Mayerling, tratterà il caso del Principe Rodolfo d’Asburgo, figlio di Sissi ed erede al trono del più grande impero dell’epoca. Il 30 gennaio del 1889 venne ritrovato morto con due colpi di pistola in un castelletto di caccia, assieme ad una baronessa di 17 anni. Sono state fatte molte congetture, a riguardo.  All’epoca l’evento venne classificato come suicidio, eppure molti elementi fanno pensare alla pista dell’omicidio politico».
Mostrerete anche documenti inediti.
«Siamo andati sul posto per parlare con i discendenti dei protagonisti. Abbiamo filmato documenti inediti e, per la prima volta, mostreremo il carteggio segreto tra il padre di Rodolfo e il Papa, divenuto accessibile dopo l’apertura degli Archivi Segreti del Vaticano. Grande forza narrativa sarà attribuita alle ricostruzioni storiche, alle animazioni e allo sceneggiato sulla vicenda, che ha per protagonista Klaus Maria Brandauer».
Proprio gli sceneggiati faranno da filo conduttore alla ricostruzione storica, assecondando le esigenze di spettacolarizzazione da prima serata.
«Credo sia sempre importante assecondare il punto di vista storico-scientifico per approcciarsi al contenuto, e il punto di vista degli spettatori per il linguaggio con cui veicolarlo. Nel secondo appuntamento, dedicato alla vicenda del santone russo Rasputin, il protagonista dello sceneggiato sarà Gerard Depardieu. Il terzo, dedicato al rivoluzionario inglese Oliver Cromwell, si intitolerà Uccidete il re, e avrà per protagonista Tim Roth».
Quali sono i tratti distintivi degli altri due speciali?
«La vicenda di Rasputin, oltre al complotto per ucciderlo organizzato a fini politici, è importante per chiarire gli aspetti che gli avevano consentito di guadagnarsi l’aura di santone e per formulare un’analisi corretta sulle pseudoscienze.  Cromwell, invece, ha una valenza politica che pochi conoscono: più di un secolo prima della Rivoluzione Francese, aveva fomentato qualcosa di molto simile in Inghilterra».
A proposito di analisi storiche e punti di vista scientifici: il suo compleanno cade proprio dopo la fatidica data del 21 dicembre. Uno smacco a chi, in tv, predilige il sensazionalismo.
«Tutto il vociare fatto attorno alla storiella del calendario Maya è, da un lato, una grossa idiozia, dall’altro, un espediente redditizio per vendere libri e fare trasmissioni al riguardo. In realtà, il 21 dicembre coincide semplicemente con la fine di un’era segnata dal calendario Maya. Un po’ come il 31 dicembre per il nostro calendario. Senza contare che i Maya erano un popolo primitivo e ignorante dal punto di vista scientifico: stiamo parlando di gente che sacrificava sugli altari dei sacerdoti decine di persone credendo fosse indispensabile per far sorgere il sole».
Sensazionalismo e teorie complottiste spesso vanno a braccetto, in televisione.
«Le faccio un altro esempio pratico: tempo fa, si diffuse la falsa credenza che l’uomo non fosse mai stato sulla Luna. Un giorno, un giornalista ne chiese conto a uno degli astronauti coinvolti nell’impresa. Quest’ultimo gli rispose in modo piuttosto sbrigativo: con un pugno! Un modo per dire: “Ma come, dopo tutta la fatica fatta per arrivare sulla Luna, c’è chi specula diffondendo simili falsità?”».
Trasmissioni come la sua aiutano ad affrontare gli eventi da un punto di vista razionale: in questo senso, ci sarà un’evoluzione nel pensiero dell’uomo?
«Una parte dell’umanità continuerà ad avere bisogno di pensiero magico, di certezze irrazionali per puntellare le proprie insicurezze esistenziali. Anche in politica, accade questo».
Uno dei suoi ultimi libri, e una recente puntata di SuperQuark, ha cercato proprio di analizzare il rapporto tra scienza, economia e politica.
«Bisogna capire che la politica può distribuire la ricchezza, ma non può produrla. A quello scopo, sono indispensabili il lavoro, la ricerca scientifica, le tecnoenergie, la capacità di inventare. Gli acceleratori in grado di favorire un certo tipo di sviluppo. I dibattiti politici su legge elettorale e affini a poco servono per lo sviluppo di una comunità se non si creano le condizioni per favorire quegli acceleratori e per influenzare il singolo comportamento degli individui. Se un politico turco, in campagna elettorale, promettesse agli elettori salari svedesi, sarebbe liberissimo di farlo, consapevole però di mentire».
Quali sono i comportamenti determinanti per l’evoluzione di una comunità?
«Il rispetto delle regole. L’importanza di un sistema d’istruzione adeguato. La valorizzazione della ricerca. E della meritocrazia. La punizione, anche mediante strumenti coercitivi, del demerito. Le faccio un altro esempio: tempo fa, un mio amico si trasferì negli Stati Uniti d’America. Al momento di pagare le tasse, si recò dal commercialista per chiedere quali fossero le scorciatoie più efficaci per pagare di meno, su modello italiano. Il commercialista sussultò: “Ma come? Vuoi andare in galera?”. Negli Stati Uniti, nessuno si sognerebbe di evadere il fisco».
Un giorno lei disse, riferito a se stesso: “Una macchina può anche avere 80.000 chilometri, ma il conducente ha 45 anni”. Nella sua lunga carriera, Piero Angela ha mai avuto rimpianti o rimorsi professionali?
«La storia non si fa mai con il senno di poi. Ho sempre cercato di non farmi scappare le occasioni. Nella vita, l’essenziale è saper prendere il treno giusto, al momento giusto. Valutando di non fare mai il passo più lungo della gamba. Con una consapevolezza: gli esami non finiscono mai».
A proposito di esami: Quark regge al tempo, consolida una fetta appassionata di pubblico, nonostante lo spezzettamento dei canali e l’avvento di quelli tematici.
«Il pubblico manifesta affetto nei nostri confronti perché capisce come il nostro lavoro sia fatto con impegno, seguendo valori precisi. Noi cerchiamo di non deluderli. Per quanto riguarda i canali tematici, sono per lo più costuiti da documentari, che restano fine a se stessi. Quark ha una diversa forza divulgativa, più articolata, basata su una compenetrazione di generi. Con l’avvento del DTT c’è stata una grande suddivisione di ascolti, ma noi abbiamo retto all’urto, contenendo le perdite».
Come giudica le novità introdotte dall’aumento dei canali a disposizione?
«Da un lato, amplia notevolmente la scelta dello spettatore. Dall’altro, vedo un rischio: che ognuno scelga solo il programma al quale è interessato, senza che gli cada l’occhio sul resto del palinsesto. Alle volte, anche una fruizione accidentale di un programma può portare ad alimentare un interesse. Leggendo un quotidiano, per esempio,la cui fruizione è orizzontale, posso essere interessato alla pagina politica, ma inevitabilmente mi cadrà l’occhio anche sugli altri argomenti. E potrò sviluppare un potenziale interesse agli stessi. Inoltre, la diminuzione degli ascolti per una singola rete può portare a minori budget per i programmi, eccezion fatta per i grandi prodotti. Ne consegue che le produzioni dovrano affidarsi a mezzi inferiori, e dovranno compensare il deficit inserendo una forte carica emozionale nei loro prodotti».

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto di Massimo D’Angelo, Piero Angela )