Pubblicato il 18/12/2012, 17:01 | Scritto da La Redazione

I SOLITI IDIOTI: «LA TV E IL CINEMA NON SONO FATTI PER EDUCARE I FIGLI. PER QUELLO CI SONO I GENITORI»

Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio che su Mtv hanno inventato i Soliti Idioti, sbarcano al cinema con il loro secondo film il prossimo sabato e alle accuse di volgarità rispondono per le rime.

La proiezione stampa è appena finita, le risate in sala si sono sentite, e neanche poche, stavolta i critici cinematografici si limitano a non applaudire. Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, ovvero I 2 Soliti Idioti che dal 20 dicembre tornano al cinema con il loro secondo film, entrano e commentano: «Quelli che fischiavano a luglio l’anno scorso, ndò stanno?». Vengono dal piccolo mondo televisivo di Mtv, l’anno scorso con il loro primo film hanno sbancato i botteghini, regalando a Pietro Valsecchi, il loro produttore, milioni di incassi, sono stati persino consacrati dal festival di Sanremo, dove hanno portato i loro personaggi “volgari” di fronte alla platea più nazional-popolare che esista e sanno bene che essere incensati dalla stampa non fa parte del loro cammino. Già hanno la macchia della tv, figuriamoci poi quella degli incassi facili a suon di parolacce.

Nel secondo film, in uscita proprio sotto Natale, la storia è tutta incentrata su Ruggero e Gianluca, padre e figlio costretti stavolta a fare i conti con la crisi economica che ha lasciato il primo senza una lira. Il tormentone “dai cazzo”, è sempre lì, a ogni scena. Dice Valsecchi: «In Italia si parla di tagli alla cultura e nessuno dice niente. I Soliti Idioti usano il termine dai cazzo e tutti si indignano. Vorrei far notare che è una delle parole più usate da tutte le generazioni. Come ok».

«Solo che se dici dai ok non fai ridere nessuno», spiega Mandelli che insieme a Biggio ha inventato i personaggi dei Soliti Idioti su Mtv, dove le giovani generazioni li hanno conosciuti, amati e poi eletti a proprio esempio. «Molti giovani si identificano in questo rapporto che c’è tra padre e figlio – dice Mandelli – E poi ormai “dai cazzo” è diventato un claim». Ribatte Biggio: «Le cosa che ci ha più stupiti è quella di essere entrati nel modo di parlare della gente, vuol dire che il nostro non è un tormentone vuoto». In prima fila qualcuno storce la bocca, i due sentono e chiedono spiegazioni: «Perché i bambini non ci dovrebbero guardare – chiede Biggio – Ormai sentono tante di quelle cose in casa che quello che facciamo noi è il minimo».

Va avanti Mandelli: «Non mi hanno educato i film o i programmi televisivi. Io da ragazzino ascoltavo Elio e le Storie Tese, alcune canzoni erano un po’ pesanti e mia madre si arrabbiava se le cantavo di fronte a lei. Non mi ha vietato di ascoltarle, ma di cantarle a lei. Un conto è un programma televisivo, un conto i genitori, non potete darci la responsabilità dell’educazione dei ragazzi».

Su Mtv prima e sul web poi, i due sono diventati un cult da seguire e imitare e la loro spiegazione per tanto successo è questa: «Mtv e Valsecchi ci hanno dato molta libertà di espressione e noi ci divertiamo senza limitarci. Prima la tv e il cinema erano più lontani dal vero modo di scherzare della gente. La nostra volgarità non è gratuita, la parolaccia serve a raccontare un mondo». Stando a Mandelli la volgarità non è nelle parolacce che il suo Ruggero dice, ma in quello che il suo Ruggero fa. «Ruggero è un uomo di 33 anni vestito da 77enne, è un pupazzo, è l’estrema esagerazione di un tipo di volgarità diffusa in Italia, è una caricatura, è uno che cerca le scorciatoie, queste sono le cose volgari, la parolaccia è un simbolo, l’arma di un eroe dei videogiochi. E’ volgare perché mette in scena la volgarità quotidiana. Poi se sentite parlare per strada, quello è il linguaggio».

Per l’anziano Ruggero il problema più grosso dell’umanità non è la fame nel mondo, ma il parcheggio, per cui al povero Gianluca non resta che salvare il mondo grazie al kit del paraparcheggio, consigliato da un paraguru, una sorta di striscia bianca che, lanciata in aria, atterra formando un perfetto parcheggio in qualsiasi strada ci si trovi. «Secondo lui è un’idea geniale – aggiunge Mandelli – Questo kit rappresenta un po’ la nevrosi di tutti questi kit che si trovano su Internet».

Nel film oltre alla partecipazione dei Club Dogo e Gianmarco Tognazzi, c’è anche un ruolo per Teo Tecoli, nei panni di un serio professore universitario con il compito di rappresentare il rigore di Mario Monti. «Per lui ci siamo chiaramente ispirati a Mario Monti – dice Mandelli – rappresenta l’uomo onesto, sobrio, quello che paga le tasse. E che non fa una bella fine». Il prossimo film sarà probabilmente realizzato a New York, e Valsecchi avvisa: «Non sarà un cinepanettone ambientato a New York, ma un film con i Soliti idioti che si confrontano con il mondo americano. Li vogliamo universalizzare». Ma Mandelli preferisce aspettare: «Porta sfiga parlare del prossimo film, prima vediamo come va questo».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Mandelli e Biggio con i fan a Roma)