Pubblicato il 15/12/2012, 14:27 | Scritto da La Redazione

BENIGNI SU RAI1: NIENTE SPOT E NESSUN CONTROLLO SUI MONOLOGHI

BENIGNI SU RAI1: NIENTE SPOT E NESSUN CONTROLLO SUI MONOLOGHI
Lunedì alle 21 sull’ammiraglia di Viale Mazzini andrà in onda “La più bella del mondo”, spettacolo dell’attore toscano dedicato alla Carta Costituzionale. Il “Corriere della sera” anticipa la scaletta. Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 63, di Emilia Costantini. Benigni, lo show sulla Carta: satira (libera) e niente spot «La più bella del mondo»: lunedì […]

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Lunedì alle 21 sull’ammiraglia di Viale Mazzini andrà in onda “La più bella del mondo”, spettacolo dell’attore toscano dedicato alla Carta Costituzionale. Il “Corriere della sera” anticipa la scaletta.

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 63, di Emilia Costantini.

Benigni, lo show sulla Carta: satira (libera) e niente spot

«La più bella del mondo»: lunedì su Rai1 l’attore spiega la Costituzione, ma non solo. La Rai: produzione esterna, nessun controllo sul monologo.

Un palcoscenico minimalista, francescano: un’ampia arena circolare, 10 metri di diametro, fatta di legno d’abete color miele. Al centro, una sorta di «uomo vitruviano», ovvero l’incontenibile Roberto Benigni che, in abito scuro, declama i princìpi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana. «La più bella del mondo», s’intitola la performance televisiva, lunedì sera su Raiuno con la regia di Stefano Vicario, in diretta dal Teatro 5 di Cinecittà che, dopo l’incendio dell’estate scorsa, si riapre a un evento scenico. Oltre due ore di one-man-show senza intervallo, né interruzioni pubblicitarie, per dar sfogo a un’argomentata affabulazione storico-politica, una fascinazione pedagogica che vuole convertire, almeno nelle intenzioni, il vasto pubblico della platea televisiva ai sani valori della nostra Carta costituzionale. E davanti allo schermo ci sarà anche il presidente Napolitano, come egli stesso ha assicurato l’altro ieri proprio a Benigni, accogliendolo nel suo studio privato al Quirinale.

Dunque, dopo l’exploit con l’Inno di Mameli al Festival di Sanremo 2011, per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il percorso didattico del comico toscano, alla riscoperta dei valori fondanti delle nostre istituzioni, continua. Circa 500 saranno gli spettatori ammessi in sala, rigorosamente a inviti, e niente vip. Tanti giovani, questi sì, almeno duecento scrupolosamente selezionati: studenti di Giurisprudenza, Scienze politiche, Lettere e Filosofia, ragazzi che aspirano a fare i magistrati, i diplomatici o gli storici, hanno infatti affollato di email l’agenzia Arcobaleno Tre di Lucio Presta, il produttore, per essere presenti alla serata. Ogni richiesta è stata vagliata, sono stati effettuati i dovuti riscontri (perché non si sa mai, può capitare qualche sgradevole sorpresa) e sono partiti gli inviti. La diretta si articola in vari momenti. Un’anteprima di 2 minuti, niente parole, solo immagini: all’inizio viene mostrata la costruzione della scenografia (di Chiara e Gaetano Castelli), realizzata nei laboratori di Cinecittà; poi viene inquadrato Benigni nel suo camerino mentre si prepara a entrare nell’arena, accompagnato da un commento musicale.

Un solo e breve stacco di pubblicità quindi, alle 21,10, parte lo spettacolo vero e proprio diviso in tre parti. I primi trenta minuti dedicati alla satira sulla attualità: a ruota libera o con qualche cautela censoria da parte della Rai? Rispondono dai piani alti di viale Mazzini: «Il programma di Benigni è un prodotto d’acquisto dunque, per quanto ci riguarda, carta bianca». Nella seconda parte, il protagonista racconta l’origine della Costituzione, contestualizzando la sua nascita, il periodo storico che attraversava il nostro Paese, chi erano gli italiani di allora e soprattutto coloro che assunsero il ruolo di Padri costituenti. Nella terza parte l’esegesi, articolo per articolo, della Carta di cui Benigni non solo spiega il contenuto, ma rimanda ad aneddoti, curiosità, pezzi di vita sociale tra ieri e oggi. Un copione scritto, certo, ma molto è lasciato all’improvvisazione: «Più Commedia dell’Arte che televisione avvertono i suoi stretti collaboratori e noi stessi non sappiamo, fino all’ultimo istante, cosa farà in scena». Dodici telecamere, 150 persone tra tecnici e operatori che lavorano dietro le quinte. In scena solo lui, il suo monologo, un paio di canzoni che canta accompagnato da una chitarra solista e base musicale. «Mi sono occupato di Dante e della sua opera che illustra il cielo di Dio dice Roberto e adesso, con la Costituzione, torniamo nel cielo degli uomini. In questa particolare fase che stiamo attraversando, bisogna riscoprire chi ci ha indicato e illuminato la strada con regole semplici».