Pubblicato il 12/12/2012, 17:03 | Scritto da La Redazione

IL VERO ERRORE DELLA POLITICA? NON CAPIRE CHE IL LINGUAGGIO TELEVISIVO È CAMBIATO

Angelino Alfano ha “balbettato” un’assurda metafora calcistica per commentare la ricandidatura di Berlusconi, non rendendosi conto che tv e telespettatore sono ormai anni luce lontani da quelle logiche.

Il pensiero vive nel linguaggio e non il contrario. Se riuscissimo a capire questo, molti meccanismi televisivi sarebbero più comprensibili. Per esempio, sarebbe più facile interpretare il vocabolario della politica. Prendiamo il segretario del Pdl Angelino Alfano. Per giustificare il ritorno di Berlusconi, cosa fa? Non avendo parole che possano spiegare come possa accadere che un leader, il quale ha annunciato il ritiro dalla scena politica solo un mese fa, annunci esattamente il contrario un mese dopo: fa appello al gergo calcistico.

Più o meno Alfano argomenta così: Silvio Berlusconi ha trionfato nel 2008, è lui che ha alzato la Coppa (la Coppa???), è lui che detiene il titolo (quale titolo???) e dunque è giusto che sia lui a difendere quel titolo e a scendere di nuovo in campo. Alè. In pratica, Berlusconi come il Milan di Arrigo Sacchi o di Fabio Capello. Da qui si capisce perché Berlusconi negli ultimi tempi si sia riavvicinato alla squadra del Milan. Il Milan da qualche turno è tornato a vincere in campionato. E dunque: sillogismo per sillogismo, se Berlusconi torna a vincere con il calcio, potrà tornare a vincere di nuovo in politica. Ma qualcuno dovrebbe avvertire l’allenatore Berlusconi, e il massaggiatore Alfano, che il linguaggio della politica sta cambiando. Che calcio e televisione non possono più prestare le parole a una politica vuota e silenziosa. Calcio e televisione presuppongono che ci sia uno spettatore. Quello che è successo invece con le Primarie del Pd, aldilà della fede politica di ciascuno, dimostra invece che il cittadino italiano non gradisce più il ruolo di (tele)spettatore.

 

Vitangelo Moscarda

 

(Nella foto Angelino Alfano)