Pubblicato il 06/12/2012, 11:31 | Scritto da La Redazione

MEDIASET, GINA NIERI: «SULLE FREQUENZE L’ASTA SARÀ UN IBRIDO»

MEDIASET, GINA NIERI: «SULLE FREQUENZE L’ASTA SARÀ UN IBRIDO»
Mediaset attacca frontalmente la gara per le frequenze e il relativo Regolamento approvato dall’Agcom: «Non si avrà alcuna valorizzazione economica di questo bene. I miliardi previsti non arriveranno». Martuscello dell’Agcom risponde: «La Commissione Ue ha imposto la garanzia di un effettivo ingresso di nuovi operatori di rete» Rassegna Stampa: Il Sole24Ore, pagina 50, di Marco […]


Mediaset attacca frontalmente la gara per le frequenze e il relativo Regolamento approvato dall’Agcom: «Non si avrà alcuna valorizzazione economica di questo bene. I miliardi previsti non arriveranno». Martuscello dell’Agcom risponde: «La Commissione Ue ha imposto la garanzia di un effettivo ingresso di nuovi operatori di rete»

Rassegna Stampa: Il Sole24Ore, pagina 50, di Marco Mele.
«Sulle frequenze l’asta sarà un ibrido irrealizzabile»

ROMAMediaset attacca frontalmente la gara per le frequenze e il relativo Regolamento approvato dall’Agcom, attualmente oggetto di consultazione. Gina Nieri, consigliere d’amministrazione del gruppo, intervenendo al convegno organizzato da Business International e Fiera Milano Media all’hotel Excelsior di Roma, la definisce «un ibrido irrealizzabile con successo, un Arlecchino che deve servire non due ma dieci padroni. Il giudizio è totalmente negativo: non si avrà alcuna valorizzazione economica di questo bene. I miliardi previsti non arriveranno». Antonio Martuscello, consigliere dell’Agcom, spiega perché l’Autorità è arrivata a proporre questo testo alla consultazione degli operatori per tentare di approvarlo il 20 dicembre e inviarlo a Bruxelles per il via libera necessario a passare alla gara vera e propria (si farà quasi certamente nella prossima legislatura). «La commissione Ue ha imposto come priorità la garanzia di un effettivo ingresso nel sistema, come operatori di rete, dei nuovi entranti e dei piccoli soggetti nazionali. Questo è un aspetto prevalente – spiega Martuscello – rispetto a maggiori introiti che possono derivare allo Stato dalla gara prevista dalla legge 44 dell’aprile 2012, che ha annullato il beauty contest». Per tre reti la gara è riservata a nuovi entranti e piccoli operatori nazionali mentre i gruppi integrati (Sky) potranno concorrere a una sola rete, già decisa (quella in banda Vhf, che avrà problemi di ricezione in milioni di abitazioni). Il gruppo Espresso-Repubblica, avendo due reti digitali, potrà concorrere per altre due. Telecom Italia Media, che ha tre reti, viene invece esclusa dalla gara per le frequenze con autorizzazione ventennale. I conti non tornano, se il tetto è di cinque. Prosegue Gina Nieri: «La Ue ha dato indicazioni per avere una gara che aumenti il pluralismo, ma è un grosso equivoco perché si parla di concorrenza, di acquisire capacità trasmissiva per farci del business. Il pluralismo non c’entra. I nuovi entranti? Nel digitale terrestre ci sono già». La tesi di Mediaset: non si aumenta il pluralismo mettendo limiti alle infrastrutture e alle frequenze, perché i limiti sono sul numero dei programmi televisivi.  «Chi viene dall’estero a comprare delle reti se non può affittarle e farci del business?», continua Gina Nieri. «Gli operatori che possono spendere dovrebbero avere frequenze per soli cinque anni e poi restituirle. Ma una parte di quelle frequenze devono restare all’emittenza televisiva». E c’è un altro problema: «La tv non viene ricevuta in un canale adiacente a una frequenza dove si trasmette l’Lte. Non serve, poi, di varare regole per punire qualcuno. Siamo già nella tv di domani. Ci saranno ancora i broadcaster to tra qualche anno o vedremo tutti la Google Tv? Si parla ancora di posizione dominante sul mercato degli spot. La procedura d’infrazione Ue è cominciata sei anni fa. E in sei anni è successo di tutto».