Pubblicato il 03/12/2012, 12:31 | Scritto da La Redazione

GIORGIO GORI, IL GURU CHE FACEVA DIVENTARE FAMOSI I NAUFRAGHI

GIORGIO GORI, IL GURU CHE FACEVA DIVENTARE FAMOSI I NAUFRAGHI
Spin doctor della comunicazione renziana, ne ha costruito l’immagine come un’architettura light ma che reggesse l’impatto televisivo. In camicia bianca pur non avendo il fascino di un Obama, ma che ha rappresentato comunque una novità nella politica giacca e cravatta. E ora Gori, che farà? Rassegna Stampa: L’Unità, pagina 7, di Natalia Lombardo. Gori, il […]


Spin doctor della comunicazione renziana, ne ha costruito l’immagine come un’architettura light ma che reggesse l’impatto televisivo. In camicia bianca pur non avendo il fascino di un Obama, ma che ha rappresentato comunque una novità nella politica giacca e cravatta. E ora Gori, che farà?

Rassegna Stampa: L’Unità, pagina 7, di Natalia Lombardo.

Gori, il guru che faceva diventare famosi i naufraghi

Ha costruito l’immagine renziana come un’architettura light ma che reggesse l’impatto televisivo, tanto immateriale quanto persistente nella percezione visiva. Quell’andare avanti e indietro per i palchi rosso-blu in camicia bianca pur non avendo il fascino di un Obama, ma che ha rappresentato comunque una novità nella politica giacca e cravatta la cui alternativa, finora, sono stati i colbacchi putiniani o la pesante maschera di cerone sfoggiati da un anziano Berlusconi. Lui, l’architetto della tv, Giorgio Gori il guru, è riuscito nel suo compito di spin doctor della comunicazione di Matteo Renzi, anche se ne ha ripudiato la definizione. Con il pedigree di chi fa diventare Famosi dei naufraghi in un’Isola sperduta, il giornalista-produttore ha diretto la competizione del Sindaco vs il Segretario, dall’avanzata in stile X Factor della prima ora alla feroce guerra finale delle mail d’iscrizione al secondo turno. Sempre «cinguettando» dietro le quinte d’un ideale Grande Fratello, immaginando la prossima inquadratura di chi avrebbe dovuto indicare nuovi percorsi nella politica italiana avanzando come un panzer su quella esistente. Con la sua faccia un po’ così da Paperino dispettoso, occhi azzurri che puntano fissi il prossimo traguardo, figura minuta da ragazzino agile, classe anni 60 zainetto in spalla, la visibilità personale di Gori è assicurata dal suo passato tv e da Cristina Parodi, coppia da gossip a Formentera con nudisti del cocktail o l’happy family con tre figli, fino allo scivolone di farsi intervistare sul mondadoriano Chi? dalla stessa consorte intervistatrice e ora conduttrice per La7. In architettura Gori si è laureato, ma i suoi maestri di comunicazione ardita, e forse anche della provocazione, sono stati nel campo giornalistico Vittorio Feltri, suo direttore quando collaborava a Radio Bergamo e Bergamo Oggi (che lo licenziò, stufo perché «faceva sempre di testa sua») e il fantasista dell’invenzione televisiva, Carlo Freccero, nella Rete 4 ancora targata Mondadori. La politica lo ha sempre interessato, dicono le cronache, in una sinistra-riformista negli anni 70, poi socialista craxiano che, da direttore di Canale5 in casa Mediaset si è trovato addosso il padrone Berlusconi sceso in campo (ma anche il piccolo Matteo alla Ruota della Fortuna). Così nel 2001 sguscia dal Biscione e lancia il suo prodotto di successo, la casa di produzione Magnolia, vendendo reality e intrattenimento ma alla fine entrando nei talk show con Exit e Piazzapulita. La lascia dieci anni dopo e si tuffa nell’avventura politica scovando Renzi attraverso Luca Sofri. Si iscrive anche al Pd per non restare fuori dalla mischia. A Bergamo, città natale dove, assicura chi lo conosce, sogna di fare il sindaco, anche se c’è chi crede che ambisca più in alto. A fare il direttore generale a viale Mazzini, per dire, in una Rai che non si stanca di immaginare nel modello Bbc. Così alla Leopolda, seducente alternativa toscana al Lingotto veltroniano, Gori si presenta con un «io sono qui» come persona, «non sono un politico, né un amministratore», l’ultimo discorso politico aveva l’eskimo quando l’ha fatto «al liceo Sarpi nel 1979», ma era pronto al Big Bang della Grande Rottamazione. E quasi quasi ha rischiato lui di essere rottamato dal rottamatore, a fine agosto, quando Renzi scelse Roberto Reggi spin doctor politico. Gori non se ne fece un cruccio, apparentemente, mentre lo aspettava alla convention dei «vedroidi» di Enrico Letta (piccoli renziani crescono): «C’è posto per tutti, c’è molto da fare, saremo una squadra». E ora che il suo cavallo ha perso la corsa ma resterà in pista, che farà? Malignano i tweet: «Gori ci farà comunque un format, Vendo Camper Disperatamente», o «la casa del piccolo cugino!» Oppure il guru entrerà in scena in prima persona? A Bergamo, o a Firenze?