Pubblicato il 03/12/2012, 17:30 | Scritto da La Redazione

IL DIRETTORE DI SKY ARTE, PISONI: «LINGUAGGIO NUOVO, QUALITÀ E CONTAMINAZIONE PER RACCONTARE L’ARTE, CON L’OBIETTIVO DI ESPORTARE I PRODOTTI»

IL DIRETTORE DI SKY ARTE, PISONI: «LINGUAGGIO NUOVO, QUALITÀ E CONTAMINAZIONE PER RACCONTARE L’ARTE, CON L’OBIETTIVO DI ESPORTARE I PRODOTTI»
Primo mese di Sky Arte ed è già diventato un must per gli spettatori della pay. Tante idee per il palinsesto. Dalla gara di “Street Art” con Frankie Hi NRG in onda a marzo, al format con Alessandro Cattelan “Potevo farla anche io” a febbraio, al teatro con i monologhi del “cuore” di Accorsi, Scianna […]


Primo mese di Sky Arte ed è già diventato un must per gli spettatori della pay. Tante idee per il palinsesto. Dalla gara di “Street Art” con Frankie Hi NRG in onda a marzo, al format con Alessandro Cattelan “Potevo farla anche io” a febbraio, al teatro con i monologhi del “cuore” di Accorsi, Scianna e Marchioni. E tanto altro.

Quello che si percepisce parlando con Roberto Pisoni, è che l’arte è in movimento. Anche in tv. Almeno sul canale di cui è direttore. Movimento, qualità e contaminazione, sembrano le parole chiave, di Sky Arte, nato appena da un mese e già con un pubblico affezionato e curioso. Nato, per accontentare e soddisfare lo spettatore pagante della pay tv, ma che ha aspirazioni e realtà che portano lontano. All’estero, ad esempio. Nel mondo ormai in auge dei canali tematici, diventa un contenitore ampio da riempire. Attraverso il racconto – tiene a precisare Pisoni – di storie, di vita, di passioni. Quel che fa poi la differenza è il linguaggio (contemporaneo) e la qualità in cui viene raccontato. Di questo è convinto il Direttore. «Sky Arte è un canale trasversale, non è precluso nessun contenuto. Comprende le arti in genere, da quelle figurative alla musica, dal rock a quella colta. Alla letteratura, alle mostre ai libri, fino al teatro, al designer».

Che obiettivo si pone?

«Il nostro obiettivo è essere punto di riferimento per gli appassionati, di allargare la cerchia di fruitori, di far diventare Sky Arte un canale inclusivo e che vada ad intercettare gli amanti di più generi che possano racchiudersi nella parola Arte. Oltre a valorizzare i nostri beni culturali e dare visibilità agli artisti e anche ai giovani talenti».

Non è chiaramente un canale che punta sugli ascolti, che idea si è fatto?

«Ci aspettiamo di coprire un’area tematica: così come per la scienza e per la storia c’è History, noi ci occupiamo dell’Arte. In una pay è un nostro dovere coprire tutte le aree di interesse dello spettatore che ci sceglie. Non ci rivolgiamo ai grandi numeri ma è un canale che ha potenzialità non fissate e mira ad offrire il tutto in una altissima qualità con linguaggi diversi che lo spettatore non deve trovare da nessuna altra parte».

Con che obiettivi nasce Sky Arte?

«C’è dietro un lungo studio internazionale. I modelli a cui siamo più vicini sono NBC Artè in Francia  e ovviamente Sky Arts dove c’è molta della nostra qualità del prodotto. Dal nostro punto di vista c’è la voglia di porre un prodotto nostro che tenda a rendere visibile il nostro patrimonio, quello italiano intendo, la nostra vitalità e valore artistico e, chiaramente, i nostri artisti. Un altro nostro obiettivo è quello di valorizzarlo al punto di esportarlo all’estero, in Inghilterra, ad esempio, sto pensando alla docu-fiction su Michelangelo».

Veniamo ai contenuti. Musica, mostre, approfondimenti e..?

«Per i contenuti, quello a cui miriamo è raccontare storie con un linguaggio diverso. In palinsesto, ci sono e sono previsti, racconti in modo non canonico. Le vite dei fotografi, ad esempio, vederli al lavoro sul campo, pellegrini a Gaza, in azione in un contesto di commistioni tra video, immagini e testimonianze. Questo attraverso documentari, ma non nel senso comune del temine, ma sempre con quel linguaggio e montaggio internazionale che mira a coinvolgere e meravigliare. I documentari esistono anche nelle generaliste. Se dobbiamo farli devono aver qualcosa di speciale che non si trovano da nessun altra parte».

 Temi elevati in chiave leggera. E nomi famosi.

«C’è un approccio divulgativo e un linguaggio contaminato dai canali factual. Abbiamo la volontà e l’intenzione di trovare un linguaggio giusto, di mediazione e questo può avvenire sperimentando. Di questo faranno parte anche nomi conosciuti. Nel programma “Potevo farlo anche io” il conduttore sarà Alessandro Cattelan, ed il titolo del programma è piuttosto esplicativo. Non si tenderà a banalizzare l’arte, piuttosto a fornire una chiave di lettura diversa. E poi ci sarà un programma di Street Art con Frankie Hi NRG, con 4 street artist in gara e tre giudici del settore, che probabilmente andrà in onda a marzo».

Ha parlato di teatro, che avete in programma?

«Il teatro in tv è sempre complicato da mandare. Abbiamo in mente un programma che si chiamerà “Atto unico”. È ispirato a un programma americano. Lo modificheremo un po’. Attori di teatro celebri e meno celebri dovranno interpretare il monologo più importante della loro vita».

Qualche nome di quelli più celebri?

«Accorsi, Scianna e Marchioni».

L’arte è anche letteratura. Avete pensato a qualcosa in merito?

«L’idea è quella raccontare i libri, magari attraverso un musicista che ci parla dei suoi libri preferiti, o comunque attraverso qualcuno che non fa di mestiere lo scrittore, per contaminare i generi, sempre attraverso la narrazione di storie. Vogliamo parlare di libri ma senza i salotti o le librerie dietro, come si vede di solito».

Le ambizioni sono tante.

«In genere il pubblico dell’arte è perlopiù tra i 45 e i 54 anni il nostro è tra i 35 ai 44 ma vorremmo diventare ancora più giovane, magari attraverso la musica. I Queen, i Doors piacciono anche ai più giovani. Tra l’altro stiamo pensando anche a programmi per bambini, per educarli all’arte, quindi educativi ma con linguaggio per i più piccoli».

 

Erika Barbacelli

 

(Nella foto il direttore di Sky Arte, Roberto Pisoni)