Pubblicato il 02/12/2012, 17:03 | Scritto da La Redazione

RITA PAVONE: «FELICE DI RIVEDERMI IN “GIANBURRASCA”, MIO MARITO TEDDY RENO VORREBBE ANDARE A SANREMO»

Dal 15 dicembre al 5 gennaio, ogni sabato in prima serata, doppio appuntamento su Rai5 con “Il Giornalino di GianBurrasca”, indimenticabile sceneggiato della Rai degli anni ’60. TVZOOM ha intervistato la protagonista, Rita Pavone.

Ci pensa l’ottantaseienne Teddy Reno, a scaldare i motori in conferenza stampa: «Il mio sogno nel cassetto? Tornare a Sanremo da protagonista. Il pezzo, a dir la verità, è già pronto. Si intitola Passione e le parole le ha scritte il grande Totò».
Sembra di essere proiettati indietro nel tempo, in un passato che ci si può permettere solo di vagheggiare, rimasto intatto grazie alle teche Rai. Proprio Rai 5, ogni sabato in prima serata, dal 15 dicembre al 5 gennaio e in replica la domenica pomeriggio alle 14.00, riproporrà Il Giornalino di Gian Burrasca, tratto dall’omonimo libro di Vamba, diretto da Lina Wertmuller, interpretato da Rita Pavone, icona di quell’epoca d’oro e marzapane.
Signora Pavone, che effetto le fa ripensare al periodo in cui interpretava Giannino Stoppani, alias Gian Burrasca?
«Sono trascorsi 50 anni dai miei esordi televisivi nello Studio Uno della Rai. 48 da Gian Burrasca. Mi sento una privilegiata ad aver lavorato con nomi come Nino Rota, Lina Wertmuller, che tra parentesi è un perfetto mix di spirito romanesco e svizzero. Fu lei che, quando in Rai decisero di mettere in scena GianBurrasca, mi disse: “Vedo te nel Giornalino e nel protagonista”».
Ci furono obiezioni alla sua scelta? In fondo, lei, da ragazza, andava a interpretare la parte di un ragazzo.
«Gli autori Garinei e Giovannini dissero: “Siamo sicuri a voler scegliere la Pavone? Lei parla come un registratore al contrario”. Questo perché, come tutte le persone timide, ero solita parlare a velocità forsennata. Detto questo, sono risultata molto credibile nella parte del ragazzino monello. Le bambine erano innamorate di me, molte di loro non avevano capito che fossi una ragazza!».
La ribellione alle regole del collegio, i rapporti tra genitori e figli, gli scherzi, a volte innocenti, a volte meno. Gian Burrasca è un personaggio ancora attuale?
«Quel che mi colpì, quando lo interpretai, era proprio la sua straordinaria attualità. Una storia dei primi del novecento che raccontava il falso buonismo e le ipocrisie di una società, validissime ancora oggi».
Un punto di forza era nella colonna sonora da lei cantata. Viva la pappa col pomodoro è entrata nell’immaginario collettivo multigenerazionale.
«Quella canzone nasce come divertissement, composto da Nino Rota. Benché il ritmo sia da “canzonetta”, utilizzando il metodo dello shuffle, introdotto da poco a quei tempi, il testo aveva una profonda valenza sociale. Rappresentava la protesta dei più piccoli, che si dichiaravano nei confronti della cosa che amavano di più: il mangiare. A quei tempi, la retta dei collegi era molto alta e spesso il cibo dato ai collegiali non corrispondente alla cifra sborsata dalle famiglie. Da lì nasce la forza dirompente della canzone, che è paragonabile, per ritmo, a quel che poteva essere La donna è mobile nel Rigoletto di Verdi. Attenzione, però: non pensiamo solo a quella canzone. La colonna sonora intera de Il Giornalino di Gian Burrasca è da Oscar!».
Ha ascoltato la versione di Viva la pappa col pomodoro proposta da Irene Grandi e  Stefano Bollani?
«Non l’ho sentita, ma sono molto contenta che l’abbiano fatta. Un tributo a uno spettacolo fondamentale».
Come fu la reazione dinanzi al monello GianBurrasca da parte della Rai bacchettona di quel periodo?
«Il successo fu talmente grande che, sebbene fosse un programma pensato per il pomeriggio, venne mandato in onda in prima serata. Non scordiamo che vi partecipava il gotha del teatro italiano di allora: Ivo Garrani, Valeria Valeri, Milena Vukotic, Bice Valori, Paolo Ferrari etc.
Un parlamentare però fece un’interpellanza, sostenendo che il programma fosse diseducativo nei confronti dei giovani. Essendo una sciocchezza, la cosa non trovò seguito, per fortuna».
Rita Pavone oggi: ha mai pensato a un ritorno sulle scene?
«Non smanio per apparire. In questi anni, ho trascorso delle bellissime estati al mare di Maiorca e degli inverni piacevoli in Svizzera. Non coltivo mai nostalgia per il passato. Per utilizzare una metafora cinematografica: non bisogna rimpiangere i film di una volta, sono sempre a disposizione per chi vuole vederli. Ecco, forse bisognerebbe avere nostalgia dei grandi attori del passato, loro sì. Ma anche oggi ci sono interpreti bravissimi. Purché venga data loro la sceneggiatura giusta. Quella, a volte, manca».

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Rita Pavone in Gianburrasca)