Pubblicato il 18/11/2012, 12:00 | Scritto da La Redazione

GILETTI E LA MUSICA: «NEI MOMENTI NO ASCOLTO “SAMARCANDA”»

GILETTI E LA MUSICA: «NEI MOMENTI NO ASCOLTO “SAMARCANDA”»
In un’intervista a “Il Tempo” il conduttore de “l’Arena” parla del nuovo programma che sta preparando per Rai1 e del suo rapporto con la musica. Rassegna stampa: Il Tempo, pagina 40, di Simona Caporilli. Giletti e la musica: «Nei momenti no ascolto Samarcanda» Il conduttore dal 21 novembre su Rai1 sui big delle note. Massimo […]

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In un’intervista a “Il Tempo” il conduttore de “l’Arena” parla del nuovo programma che sta preparando per Rai1 e del suo rapporto con la musica.

Rassegna stampa: Il Tempo, pagina 40, di Simona Caporilli.

Giletti e la musica: «Nei momenti no ascolto Samarcanda»

Il conduttore dal 21 novembre su Rai1 sui big delle note.

Massimo Giletti, da mercoledì in prima serata su Rai1 racconterà i grandi della musica: Lucio Dalla, Battisti, Modugno. Lei che musica ascolta?

«Mah, stamattina sentivo Debussy. Io ascolto tutto, vado da Vecchioni a Vasco Rossi, a Chopin, non ho una mia vena musicale».

Quindi ascolta musica classica, intendo dire come genere.

«No, il genere è la musica, non riesco ad ascoltare per più di un tot una canzone sullo stesso tipo, perciò per me il genere varia, cambia in continuazione. Certo, mi piacciono molto i cantautori italiani».

Lei avrà sicuramente conosciuto Lucio Dalla, che ricordo ha di lui? C’è un’immagine che le è rimasta particolarmente impressa?

«Guardi, ho un ricordo legato a un’espressione sua di riso. Quando, due anni fa, eravamo a tavola insieme ad Assisi e lui era rimasto sorpreso dal fatto che io avessi fatto testamento. Parlando di quadri, di futurismo, gli ho detto: “Guarda, siccome mi piacciono troppo i quadri, ho già deciso, nel mio testamento, a chi andranno”. E lui mi rispose: “Ma come, hai già fatto testamento?”. E sentendomi rispondere che non ero poi così giovane rimase, appunto, sorpreso. Ecco, da lì capii che lui non pensava minimamente a una cosa del genere».

Di Lucio Battisti che ricordo serba? Lei era molto piccolo ma il cantautore ha lasciato il segno.

«Battisti mi porta a quando ero ragazzo. I miei fratelli erano più vecchi. Ascoltavano quel tipo di musica. E io ero troppo lontano, avevo 6-7 anni, quindi ero piccolino. Ma avrei voluto anche io andare a ballare lì con loro. Ma non mi portavano mai. Mi fa venire in mente quello. Mi fa venire in mente le hit-parade. Quando si ascoltavano in radio le canzoni. Erano le prime radio private. La musica era un evento, e si ascoltavano le hit-parade che erano piene delle canzoni di Battisti. La hit-parade era un evento, andava in onda il sabato, alla radio. Quindi mi fa venire in mente quel periodo della mia gioventù».

Lei mi ha parlato di Debussy, Chopin, Battisti, Dalla. Ma di Lady Gaga, cosa ne pensa? Le piace? Siamo su generi completamente diversi.

«Sì, ma non vuol dire. Sa, a me piacciono quelli che rompono gli schemi e Lady Gaga è interessante, da questo punto di vista. Andai in viaggio, mi sembra fosse il 1982, con i miei amici. E la cassetta di Madonna, personaggio che oggi ritrovo ancora. E siamo nel 2012. Auguro a Lady Gaga di perpetuarsi così. Ma diciamo che è difficile».

Cosa ne pensa della musica italiana oggi?

«La musica italiana oggi deve la sua linfa vitale ai talent. E quindi è strano che la musica debba qualcosa alla tivù. Quei programmi di Maria De Filippi e della Ventura… Senza di loro, difficilmente avremmo conosciuto dei giovani di grande talento, che si sono affermati. Penso ad Emma, penso a Malika Ayane. Vive di televisione. Penso alla musica di oggi, che vive di televisione, molto di televisione. Non credo sia autonoma e riesca a vivere da sola, penso che la musica non riesca a produrre talenti senza la televisione. E questo è un limite».

Il programma parla dei grandi della musica, ma uno spazio per De André?

«Ho parlato più volte con Dori Ghezzi, donna di grande dolcezza. Ogni tanto ci sentiamo. È un desiderio che ho. E credo che prima o poi riusciremo a farlo. Anzi, spero proprio di farlo, mi piacerebbe molto ma bisogna trovare la chiave giusta».

Un buon motivo per vedere la trasmissione.

«Be’, aver voglia di vivere delle emozioni. Credo che la tv debba regalare emozioni. Credo che il prodotto che stiamo per fare avrà molto, da un punto di vista emozionale. Cioè, non sarà una liturgia di chi non c’è più ma è un inno alla vita».

C’è una canzone o un verso che ripete nei momenti di difficoltà?

«Ce ne sono due: ce ne è una di Vecchioni, quando si trova davanti al mare e, guardando l’infinito, si sente uno scemo, perché più in là non poteva dominare più niente. Dice una cosa del genere. Dovrei ritrovare la canzone di Vecchioni. Però forse quella più giusta da dire è Samarcanda. Perché noi corriamo sempre, siamo sempre noi a determinare la nostra strada ma in realtà è già tutto previsto. E quindi sfuggire a un destino già previsto è difficile, bisogna saper vivere gli attimi della vita che ci regala Dio».

Parliamo dell’Arena. All’orizzonte c’è una puntata esplosiva?

«Diciamo che l’Arena è esplosiva di suo. Fa 4 milioni, e in ogni puntata io perdo un chilo. Oggi sarà pirotecnica perché parleremo del grande problema della Sicilia, col presidente Crocetta. Se davvero la Sicilia rischia di trascinare l’Italia in un baratro, visto il default in cui si trova. Cioè, se per tamponare il default rischiamo grosso anche noi».

Ultima domanda: c’è un talk-show per il quale non uscirebbe di casa senza averlo visto?

«Trovo che Santoro sia in assoluto il numero uno, perché ha una teatralità… Non è mai banale e mai scontato. Poi può piacere o meno ma è da vedere. Si impara sempre qualcosa».