Pubblicato il 16/11/2012, 11:31 | Scritto da La Redazione

ALESSANDRO CATTELAN: «ANCHE A XFACTOR È LA MACCHINA CHE FUNZIONA»

ALESSANDRO CATTELAN: «ANCHE A XFACTOR È LA MACCHINA CHE FUNZIONA»
Il conduttore del talent di Sky Uno parla del programma e dei suoi gusti tv nelle pagine di Sette. «Sono contento se mi dicono che non sembra un programma italiano. Nei talent-show, il presentatore deve saper stare bene sotto traccia». Rassegna Stampa: Sette tv, pagina 4/5, di Jessica D’Ercole. Cattelan: Anche a X-Factor è la […]


Il conduttore del talent di Sky Uno parla del programma e dei suoi gusti tv nelle pagine di Sette. «Sono contento se mi dicono che non sembra un programma italiano. Nei talent-show, il presentatore deve saper stare bene sotto traccia».

Rassegna Stampa: Sette tv, pagina 4/5, di Jessica D’Ercole.

Cattelan: Anche a X-Factor è la macchina che funziona

«Sono contento se mi dicono che non sembra un programma italiano. Nei talent-show, il presentatore deve saper stare bene sotto traccia».

Alessandro Cattelan, presentatore di XFactor (il giovedì alle 21.10 su Sky Uno HD), conduttore radiofonico ma anche scrittore, tifoso dell’Inter e da sette mesi papà di Nina, di tv ne guarda sempre meno ma grazie allo «streaming e a MySky HD mi smarco dal palinsesto».
Cosa guarda?
«Il calcio. Prima che nascesse mia figlia, tenevo acceso SkySport 24 tutto il giorno. Ora, invece, evitiamo: davanti alla tv i bambini si imbambolano».
E quando crescerà cosa vedrete assieme?
«Spero non i cartoni perché li odio. Mi mettono l’angoscia anche quelli della Disney. So che mi toccherà, ma cercheremo anche altro…».

Oltre al calcio cosa guarda?
«Sono appassionato di serie tv. La mia preferita è How I met your mother, mi piace così tanto che la vedo in streaming un secondo dopo che l’hanno mandata in onda in America Poi c’è Friends, il primo amore! Seguo anche My name is Earl e The Inbetweeners, una serie inglese di adolescenti sfigati, che andava in onda su Mtv e poi mi è piaciuta The Black Mirror, ambientata in un mondo dove la tecnologia prende il sopravvento. Un’idea semplice ma ben sviluppata».
E Revolution, dove invece la tecnologia svanisce per colpa di un black-out?
«Non l’ho vista. Ma anche questa mi sembra un’idea semplice e sviluppata da J.J. Abrams, credo sarà cervellotica!».
Lei riuscirebbe a vivere senza luce?
«Non farei alcuna fatica. A Tortona, abbiamo un pezzetto di giardino con l’orto, il frutteto… Non cucinerei neanche, mangerei direttamente dalle piante. Poi leggerei… L’unica nota dolente? Mi mancherebbe la musica».

Può sempre suonarla…
«Non sono capace, ma prendo lezioni di piano».

Ma non faceva parte un gruppo, li 0131?
«È roba vecchia! Con un mio amico di Tortona facevamo una specie di pop-rap digitale perché non sapevamo cantare né suonare!».

Se ci fosse stato X-Pactor avrebbe fatto i provini?
«Sicuro. Non mi avrebbero mai preso. Ma io li avrei fatti!».

Che mi dice di X-Factor?
«Sono felicissimo. Riceviamo tanti complimenti. Pure Grasso si è ricreduto. E la cosa mi ha fatto piacere. Sa, io sono quasi sempre d’accordo con lui e quando, all’inizio, mi stroncò, non potevo dargli torto solo perché parlava di me!».
Sui social, siete secondi solo a Santoro…
«Devo dire che qui non è interessante sapere chi è primo o secondo: la cosa bella è che il 90 per cento dei commenti sono positivi».
Perché secondo lei?
«Perché è fatto bene. Può non interessare ma non se ne può parlare male: tutti quelli che ci lavorano lo fanno con attenzione, con meticolosità. Spesso mi dicono che non sembra un programma italiano. In questo paese, infatti, si tende a lavorare un po’ così… per portare a casa la giornata. E non solo in tv, basti pensare all’idraulico, quando viene a riparare un tubo non si è certi che poi non si rompa qualcos’altro…».

Lei è un conduttore un po’ low profile, perché?
«Io devo solo far funzionare la macchina. Ci sono già i cantanti, i protagonisti, i quattro giudici… Se un domani dovessi fare l’Alessandro Cattelan Show non starei così sotto traccia. Ma in questo caso serve pure un po’ di umiltà!».
Cosa pensa degli altri talent show?
«Più ce ne sono e meglio è per i giovani talenti. E finché la gente non si stufa e c’è la materia prima, ovvero belle voci, ben vengano. A me è piaciuta la gara dei Big di Amici. Ha un sapore diverso da X-Factor ma erano bravi. E poi devo dire che il modo di presentare della De Filippi, in Amici, mi piace, è compassata, se ne sta lì inginocchiata. Un po’ come me. Non voglio vivere di lavoro…»