Pubblicato il 07/11/2012, 14:32 | Scritto da La Redazione

EROICO E SPERICOLATO NELLA CRISI DELLO SHOW, GIANCARLO LEONE SALE IN CATTEDRA

Il nostro editorialista Mario Maffucci analizza lo stato di salute dell’intrattenimento in Mediaset e Rai, focalizzandosi sul lavoro del dirigente di Viale Mazzini.

Ci sono purtroppo attenuanti nella crisi dello spettacolo in Rai: solo sette anni fa l’Azienda di Viale Mazzini e Mediaset detenevano il 90% dell’ascolto; oggi ne hanno solo il 65% (più altri 10 punti di share se si aggiunge il bottino che raccolgono i canali tematici). È vero anche che la domanda del pubblico si è evoluta e con una diversa richiesta della gente sono cambiati anche i comportamenti degli spettatori: giganteggia infatti Internet e i social network condizionano ormai ciascuno di noi, più della televisione generalista. In questo scenario Mediaset (anch’essa in difficoltà, ma per ragioni diverse) dovrebbe essere avvantaggiata: l’intrattenimento è al centro del suo business; ha interesse a premiare i target pregiati di Publitalia (Zelig per maschi 30-40enni; C’è posta per te per donne dai 25 ai 55 anni); può far leva su un magazzino affidabile (Amici, Striscia la notizia, Ciao Darwin, Italia’s Got Talent); ha conquistato la credibilità, dopo il grande successo di Rock Economy, nel “fare evento”, prerogativa questa che fino a ieri era solo della Rai. Ma soprattutto Mediaset ha una squadra di testimoni in grande spolvero (De Filippi, Bonolis, Scotti, D’Urso, Greggio, Bisio, Iacchetti, Hunziker, Luca e Paolo, Marcuzzi, Mammuccari e Chiambretti) che, se si confronta con quella della Rai (Fazio, Clerici, Conti, Carlucci, Giletti, Cuccarini, Colò, Baudo e Carrà) non ha partita: nella tendenza di forte crisi nel prodotto, il carisma e la popolarità del conduttore fanno spesso la differenza.

La Rai è in grave difficoltà: non c’è chiarezza sulle responsabilità nella catena di comando tra Rete e Direzione dell’Intrattenimento; la library per Rai1 può salvare solo tre titoli, abbastanza consumati (Ballando con le stelle, I migliori anni e Ti lascio una canzone); Rai3 non ha per ora particolari urgenze (Che tempo che fa e recentemente Fabio Volo); Rai2 invece ha bisogno di tutto, al di là dal segnale incoraggiante che viene da Pechino Express (reality di Magnolia): prodotto di montaggio, linguaggio più cinematografico che televisivo, scenari esotici, avventure «fai da te», curiosità del pubblico giovane per un programma che non ha lo studio tv e il presentatore tradizionale.

Giancarlo Leone nei primi sei mesi ha infilato una serie di flop: 12 sulle 3 Reti. Si è salvato Fiorello (da solo) e Tale e quale show di Carlo Conti. Il più amaro degli insuccessi è stato Per tutta la vita, chiuso alla seconda puntata (Freemantle Media). Il nostro Direttore, in un’esemplare analisi su Prima comunicazione di ottobre è però consapevole del quadro in cui opera: «In questo momento siamo nel pieno della crisi. Impresa spericolata, perché, in presa diretta con il pubblico, non possiamo fare una sperimentazione fuori onda, ma dobbiamo farla in diretta». Questa precaria e contraddittoria condizione di lavoro non è l’ideale per trovare una soluzione seria a questa fase congiunturale negativa. Ecco perché anche lui si appoggia ai Sette Samurai (le case di produzione private) o, almeno, ad alcuni di essi: Auditorium, l’ennesimo talent sfidante e sofisticato (da Endemol a Ballandi) affidato alla Carrà, nella sua terza stagione artistica; The Voice, il talent musicale ideato da John De Mol, che ha l’ardire di sfidare XFactor, puntando sulla conduzione d’antan di Gianni Morandi (Lucio Presta) a confronto con il giovane Alessandro Cattelan.

La Divina Commedia e Lo spettacolo sulla Costituzione saranno i gioielli che ci regalerà Roberto Benigni (ancora Lucio Presta). Ma per rimettersi al centro della scena Leone punta sul Festival di Sanremo (ultima e sofisticata produzione interna) con la coppia Fazio-Littizzetto (Caschetto). Dice il Direttore: «Non mi spaventa che ci siano agenti invadenti come Presta e Caschetto. L’importante è che i ruoli tra noi e loro siano molto chiari». Mi trovo d’accordo e, al di là della dichiarazione, mi sembra che ci sia anche la volontà e la capacità di governare la galassia dei Grandi Produttori che, in questa situazione, potrebbero essere utili per investire nelle fasi di pre-produzione che la Rai non riuscirebbe a fare.

È lampante che Leone non ha a disposizione tutte le risorse professionali di cui avrebbe bisogno per affrontare una crisi strutturale che viene da lontano. E i miracoli in questo campo non si possono fare. Per ora, come scrive Prima comunicazione, la sua battaglia ha qualcosa di eroico e nello stesso tempo di drammatico; su un fronte però è salito in cattedra: come un Top Manager, in un momento non favorevole, dovrebbe tenere il rapporto con i media e con il pubblico. Bravo!

 

Mario Maffucci

 

(Nella foto Giancarlo Leone)