Pubblicato il 07/11/2012, 10:21 | Scritto da La Redazione

«LA TV È IN CRISI». IL J’ACCUSE DEL GOTHA DELLO SPETTACOLO

«LA TV È IN CRISI». IL J’ACCUSE DEL GOTHA DELLO SPETTACOLO
  Ieri, alla presentazione del corso post laurea “Professione Spettacolo” della facoltà di sociologia de La Sapienza che vede nel ruolo di professori da Maurizio Costanzo  Pippo Baudo, Bibi Ballandi a Mario Maffucci. Molti i presenti. Baudo: «La cultura è assente nella televisione di oggi, ormai si insegue solo la strada degli indici di ascolto». […]

 

Ieri, alla presentazione del corso post laurea “Professione Spettacolo” della facoltà di sociologia de La Sapienza che vede nel ruolo di professori da Maurizio Costanzo  Pippo Baudo, Bibi Ballandi a Mario Maffucci. Molti i presenti. Baudo: «La cultura è assente nella televisione di oggi, ormai si insegue solo la strada degli indici di ascolto».

Rassegna Stampa: Il Tempo, pagina 30/31 di Gabriele Antonucci.

«La tv è in crisi». Il j’accuse del gotha dello spettacolo
La Sapienza – Baudo, Proietti & Co. docenti del master.

«È possibile che in un momento come questo in cui l’Istat ha certificato che si spende meno per mangiare, ci siano otto rubriche di cucina in televisione?». Difficile dare torto al «j’accuse» lanciato ieri da Pippo Baudo in occasione della presentazione, alla Facoltà di Sociologia, del corso post laurea «Professione Spettacolo» per formare figure manageriali dello show-business.
«Con questo master – ha sottolineato Adriano Aragozzini, ideatore del corso – abbiamo  l’ambizione di far ritornare le professionalità nel mondo dello spettacolo». Tra i docenti troviamo una «all star» della televisione, del teatro e dello spettacolo: Maurizio Costanzo, Pippo Baudo, Renzo Arbore, Bibi Ballandi, Giorgio Albertazzi, Gigi Proietti, David Zard, Giampaolo Letta, Fausto Brizzi, Mario Maffucci, Flavio Mucciante, Andrea Occhipinti e tanti altri. Alla conferenza stampa era presente Gabriella Carlucci, relatrice e prima firmataria della legge sullo Spettacolo in discussione alla Camera. «Il settore ha una normativa superata, com’è quella del FUS del 1985. C’è bisogno di una legge moderna, che preveda incentivi fiscali per favorire l’ingresso dei capitali privati. La legge è stata firmata da tutti i partiti, è formalmente pronta, ma manca la copertura economica di 15 milioni di euro. Faccio un appello ai ministri Passera e Ornaghi: assumetevi le vostre responsabilità e fate una ricognizione per trovare i fondi». Giorgio Assumma, per cinque anni presidente della Siae, ha posto l’accento sul rischio che viene dalle nuove tecnologie: «È un momento delicato per la tutela della proprietà letteraria ed artistica. C’è uno scontro in atto tra diritto d’autore e internet. Bisogna mettere un freno alla socializzazione del diritto d’autore».
È pessimista anche Pippo Baudo, interrogato sullo «stato dell’arte» della tv italiana: «La cultura è assente nella televisione di oggi, ormai si insegue solo la strada degli indici di ascolto». Baudo prova a rilanciare una ricetta a lui cara: «Nel 1994 avevo fatto una proposta che ebbe un notevole consenso, ma a cui, come sempre, non si è dato seguito. La tv italiana ha un problema di teche che non sono più aggiornate da tanti anni. Si potrebbe dare un premio di avviamento ad alcune produzioni teatrali e poi registrare gli spettacoli, una specie di «diritto d’antenna», in modo da conservarne la memoria. Sarebbe un modo per arricchire le teche e per fornire insieme nuovi contenuti ai canali digitali». Il decano dei nostri conduttori non sembra molto convinto della nuova gestione «tecnica» della Rai: «Con tutto il rispetto per i conduttori, non si può andare avanti per cinque anni con i “pacchi” su Rai Uno, si deve tentare qualcosa di nuovo. Ormai si pensa solo a tagliare le spese, manca un piano editoriale che crei una nuova forma di intrattenimento».
Se la tv piange, anche il teatro, a sentire Gigi Proietti, non ride: «In teatro c’è la crisi da quando lo faccio, cioè dal Medioevo. Io sono un tipo che non ama teorizzare, ma che si domanda: perché in Italia non abbiamo un teatro nazionale? In quasi tutti gli altri paesi europei è presente. Serve un’istituzione che conservi la tradizione teatrale e che tenga i rapporti con la drammaturgia degli altri paesi».
Prima di discutere, aggiunge l’attore e regista romano, bisogna mettersi d’accordo sul significato di un termine fin troppo abusato dai media. «Che cos’è la cultura? E una cosa talmente gigantesca da essere anche piccola: comportamento e rispetto».