Pubblicato il 05/11/2012, 12:33 | Scritto da La Redazione

ANNA VALLE: «LE FICTION DEVONO PARLARE ANCHE DELLE COPPIE DI FATTO»

ANNA VALLE: «LE FICTION DEVONO PARLARE ANCHE DELLE COPPIE DI FATTO»
L’attrice protagonista su Raiuno di «Questo nostro amore». Nella storia tv convive con un uomo sposato «Fa bene la Rai a stare al passo coi tempi». E parla dei suoi progetti futuri. «Interpreterò Maria, moglie di Giovanni Borghi, uno dei fondatori della Ignis e poi ho finito le riprese di Barabba in cui sarò Claudia […]

L’attrice protagonista su Raiuno di «Questo nostro amore». Nella storia tv convive con un uomo sposato «Fa bene la Rai a stare al passo coi tempi». E parla dei suoi progetti futuri. «Interpreterò Maria, moglie di Giovanni Borghi, uno dei fondatori della Ignis e poi ho finito le riprese di Barabba in cui sarò Claudia la moglie di Ponzio Pilato».

Rassegna Stampa: Il Tempo, pagina 13, di Marida Caterini.

Anna Valle: «Le fiction devono parlare anche delle coppie di fatto»

A tu pertu L’attrice protagonista su Raiuno di «Questo nostro amore». Nella storia tv convive con un uomo sposato «Fa bene la Rai a stare al passo coi tempi».

Anna Valle è la protagonista femminile della fiction «Questo nostro amore», in onda su Raiuno la domenica in prima serata, con un buon riscontro di pubblico. Nella vicenda, che si svolge nel 1967, in un’Italia ancora provinciale e piena di pregiudizi verso le coppie clandestine, l’ex Miss Italia è la compagna di Neri Marcorè. I due convivono senza essere sposati e hanno messo al mondo tre figlie femmine di differenti età. Nel cast Debora Caprioglio è la prima moglie di Marcorè scomparsa da molti anni, subito dopo il matrimonio che improvvisamente riappare per riappropriarsi del marito. Anna Valle spiega i motivi che l’hanno convinta a trasformarsi in concubina per fiction e anticipa progetti futuri.
Quale aspetto della storia l’ha colpita maggiormente?
Confesso di aver sottovalutato la vicenda dopo una prima lettura della sceneggiatura. Ma il regista Luca Ribuoli mi ha fatto riflettere su tutte le sfaccettature umane, sociali e psicologiche affrontate in maniera impegnativa ma con tono leggero. Anna e Vittorio, il mio compagno a cui dà il volto Marcorè, sono una coppia reale che deve spiegare alle figlie i motivi per cui hanno il cognome della madre e perché sono costretti a fuggire e nascondersi.

Non considera superati, nella società di oggi, i problemi di coppia affrontati in «Questo nostro amore»? Sembrano pregiudizi ottocenteschi nei confronti di coppie non sposate, ma allora esistevano davvero. Pensiamo alla cantante Mina che, per aver avuto un figlio fuori dal matrimonio, ebbe seri guai professionali e fu cacciata persino dalla Rai per due anni. Nelle coppie concubine degli anni ’60 si potrebbero riconoscere, oggi, le coppie di fatto che lottano per i propri diritti. Mi riferisco anche alle coppie omosessuali, per le quali, penso,
più che il matrimonio, sia importante far riconoscere i propri diritti. Però gli anni ’60 sono stati molto sfruttati nelle fiction tv, non crede?
Ma «Questo nostro amore» esce dall’iconografia degli anni ’60, è una commedia sentimentale che, tra l’altro, ha impiegato molti giovani attori al di sotto dei 25 anni e ben 1250 comparse. Soprattutto la ricostruzione dell’epoca è molto ricercata, con la sceneggiatura attenta a captare le mode e i cambiamenti di quegli anni. Inoltre Anna è una donna molto moderna che si batte per eliminare la parola concubina dal vocabolario e si lancia anche nel mondo del lavoro.

Lei aveva già lavorato in altre fiction ambientate negli anni ’60?
Si, ho interpretato parecchi ruoli di quegli anni che adesso conosco benissimo avendo studiato per ogni lavoro i documenti dell’epoca.

Raiuno, rete cattolica per eccellenza, è sempre più aperta a tematiche scottanti. Come mai?
La fiction deve essere inserita nel contesto sociale e ben fa Raiuno a non essere indietro con i tempi. Pensi anche alla modernità di «Tutti pazzi per amore», serie di successo che ha fatto da battistrada a tutte le successive.

Con quale criterio sceglie i copioni che le sottopongono? Cerco sempre di fare scelte coraggiose, mi piace mettermi alla prova in personaggi coinvolgenti, completamente differenti l’uno dall’altro. Di solito sono donne che lottano per un obiettivo. In «Questo nostro amore», ad esempio, Anna vuole a tutti i costi eliminare la parola «concubina» dal vocabolario.
E allora, ci dica quali sono i prossimi personaggi che interpreterà?
Sono impegnata su due set differenti in altrettante fiction destinate a Raiuno. La prima ha per titolo Mister Ignis e racconta la storia dell’industriale milanese Giovanni Borghi, uno degli imprenditori artefici del miracolo economico italiano, fondatore della Ignis. Nella storia sono Maria, la moglie del re degli elettrodomestici che rappresenta per il marito l’unico vero rifugio alla sua esistenza avventurosa. Una donna chioccia, sempre pronta a disponibile, che gli darà dei figli ma che, alla fine avrà anche lei una crisi esistenziale e coniugale. Un ruolo intenso destinato a far riflettere. Le riprese si sono svolte a Belgrado.

Anche nell’altra fiction è una moglie?
In «Barabba», coproduzione Italia-USA conla regia di Roger Young, sono Claudia, la moglie di Ponzio Pilato. Claudia è una donna in crisi, nonostante sia molto amata dal marito. Ha tentato anche il suicidio, perché, come lei stessa afferma, è malata di mal di vivere.  Ritiene di, non avere nessuna ragione per stare al mondo, fino a quando, per caso, incontra sulla sua strada Gesù la cui filosofia di vita, al di là dell’aspetto religioso, le restituisce fiducia nella vita. La caratteristica della vicenda è la sottile analisi psicologica svolta dalla sceneggiatura sull’animo di questa donna che non sembra vissuta più di duemila anni fa, perché ha aspetti di una modernità coinvolgente. Le riprese di Barabba sono già terminate.
In generale, cosa pensa della fiction made in Italy?
Come in ogni settore ci sono produzioni riuscite meglio e altre meno. Non si deve mai fare
di tutt’erba un fascio.

Altro problema grave, oggi, è il cosiddetto «femminicidio», cento donne sono state uccise dall’inizio dell’anno. Perché a suo avviso?
Mio marito è avvocato e spesso, insieme a lui ho partecipato a convegni su questa realtà che mi spaventa come donna. Di carattere sono ottimista, ma penso che stiamo attraversando una crisi profonda che ha oltrepassato ogni limite. Anch’io adesso sono più attenta nei miei movimenti e talvolta ho quasi paura.