Pubblicato il 31/10/2012, 11:13 | Scritto da La Redazione

VANNA MARCHI LIBERA: «SARÀ DURA DIMENTICARE LA TV»

VANNA MARCHI LIBERA: «SARÀ DURA DIMENTICARE LA TV»
Alla teleimbonitrice più famosa d’Italia è stata sospesa la pena detentiva per stare vicino alla figlia, coimputata, affetta da una grave artrite deformante. Rassegna stampa: La Stampa, pagina 19, di Fabio Poletti. Vanna Marchi torna libera: «Sarà dura dimenticare la tv» Milano, ha scontato sette anni, gliene restavano due e mezzo. Pena sospesa all’ex teleimbonitrice: […]

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Alla teleimbonitrice più famosa d’Italia è stata sospesa la pena detentiva per stare vicino alla figlia, coimputata, affetta da una grave artrite deformante.

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 19, di Fabio Poletti.

Vanna Marchi torna libera: «Sarà dura dimenticare la tv»

Milano, ha scontato sette anni, gliene restavano due e mezzo. Pena sospesa all’ex teleimbonitrice: la figlia è malata.

Sarebbe facile ironizzare sul nome del bar di via Napo Torriani, dove da anni Vanna Marchi di giorno spilla caffè e cappuccini e adesso se vorrà pure la sera. Ma a parte il caschetto di capelli rosso arancio e un improbabile montone rovesciato viola, non c’è più niente della più nota teleimbonitrice della storia televisiva italiana spianata da quasi sette anni di galera e risparmiata dal farne altri due e mezzo solo perché sua figlia sta male. Quando pensa a questa sua seconda vita da ex regina del mezzobusto catodico, finita dietro al bancone del bar Malmaison a servire schiumanti cappuccini, le labbra dipinte di rosso fuoco un po’ le tremano e gli occhi si fanno assai lucidi: «Continuerò a fare questo lavoro. A settant’anni non ho altri programmi. E chi ci pensa più alla televisione. Ma sarà dura dimenticare».

Giusto per ricordarlo, Vanna Marchi in cinque anni avrebbe succhiato oltre 33 milioni di euro a 300 mila telespettatori in cerca di illusioni e in cambio di miracolose pozioni antimalocchio che altro non erano che sale da cucina, rametti di edera, improbabili unguenti e fantasmagoriche pastiglie di non si sa bene che cosa. Di quella vita lì, a parte la fedina penale inchiostrata di nero, le è rimasto meno di niente: «Oggi non ho nemmeno la forza di fare un caffè. Sono contenta perché finalmente potrò stare più vicina a mia figlia. Adesso vada a casa e per festeggiare sogno solo di passare la serata, abbracciata con lei». Sul tavolino del bar dove siede il suo avvocato, spunta dal secchiello brinato una bottiglia di Veuve Cliquot. Ma si sa, se la classe non è acqua, lo champagne è molto meglio. Eppure c’è un che di tristezza qualcuno l’ha paragonata alla Gloria Swanson di Viale del tramonto, ma insomma non esageriamo nello sguardo assai obliquo di questa donna che urlava improperi ai suoi spettatori ipnotizzati e che adesso sussurra: «Io devo ringraziare la sensibilità di questo giudice che mi ha affidato ai servizi sociali sospendendomi la pena. So che ci sono tanti politici che si lamentano della giustizia e dello stato delle carceri. Affari loro… Io sono Vanna Marchi».

Lei è Vanna Marchi, madre di Stefania, sua coimputata e devastata da un’artrite deformante per cui oggi dovrà subire la terza operazione all’anca. Spiega meglio, il suo avvocato Liborio Cataliotti: «La mia cliente ha potuto beneficiare di un provvedimento eccezionale da parte del giudice di sorveglianza. Nonostante non ci sia ancora la proposta di un programma per l’affidamento in prova, le è stata concessa la sospensione della pena per stare vicina alla figlia». Alla fine per l’ex teleimbonitrice una volta dalla voce tonante è stato usato il guanto di velluto, tenuto conto delle particolari condizioni di salute di sua figlia. Quasi una sorpresa pure per lei, avvisata solo ieri al risveglio nella sua cella del carcere di Bollate dove da un anno tornava solo per dormire: «Mi hanno detto “signora Marchi è libera”… Non ho capito più niente. Ho pure sbagliato strada per correre da mia figlia…». Di questi suoi «indimenticabili» sette anni di carcere non vuol dire niente di niente. Se non che Bollate «era come un hotel cinque stelle» mica come San Vittore dove divideva il raggio con Patrizia Reggiani, che aveva fatto ammazzare suo marito Maurizio Gucci, l’ultimo erede della griffe con la doppia G incrociata: «È stata dura. È un’esperienza che non voglio dimenticare e che forse un giorno racconterò». Ecco, magari pure no, ci accontentiamo del caffè.