Pubblicato il 23/10/2012, 11:04 | Scritto da La Redazione

L’ETÀ DEI PROGRAMMI E QUELLA DEI CRITICI

Sono credibili i giornalisti che scrivono di televisione per target giovane, avendo abbandonato da un pezzo l’età del pubblico a cui si riferiscono?

Mi fa sempre un po’ ridere quando leggo i pezzi dei critici televisivi che fanno i gggiovani parlando dei programmi. Posso essere d’accordo o meno con la loro opinione, non è questo il problema: il problema è sempre la credibilità. Un critico dovrebbe essere credibile. Ai critici televisivi piacciono sempre alcuni canali, alcuni produttori e alcuni personaggi. Questo già mina un po’, dal punto di vista del lettore, la loro credibilità, a prescindere. Trovatemi un pezzo in cui Aldo Grasso parla male di Pietro Valsecchi e delle sue produzioni. Per carità: sarà il suo punto di riferimento, il miglior produttore del globo, l’Howard Hughes del nostro tempo, ma dal punto di vista di un lettore (ammesso e non concesso che i lettori di un giornale passino almeno cinque secondi del loro tempo quotidiano a leggere le critiche televisive), schierarsi sempre nella stessa parte di campo non contribuisce a far crescere la credibilità.

Così, come non è credibile la questione dei gggiovani: la tendenza a esaltare programmi definendoli «quelli del pubblico giovane» e a stroncarne altri «solo di un pubblico vecchio» sta davvero annoiando. Il giochino è quello di descrivere il pubblico «appetibile» o «telemorente» a seconda delle esigenze. Io non penso che le cose stiano così: le persone adulte o anziane non scrivono su Twitter mentre guardano la televisione, ma meritano rispetto e non sono telemorenti. Sono anziane e non si capisce perché dovrebbero essere continuamente insultate. Non è detto che quelli che oggi sono giovani tra qualche anno guarderanno gli stessi programmi. I vecchi programmi di una volta di Rai1, quelli che i critici esaltano quando ricordano la «buona vecchia tv che non si fa più», non piacevano ai giovani, ma nessuno si sognava di definirli per telemorenti.

Il problema è l’età e il rispetto: per parlare di quello che piace ai giovani, forse occorre anche essere giovani. Stando a quanto afferma Internet, Aldo Grasso ha 64 anni, Antonio Dipollina 52 e Alessandra Comazzi 56. Tutto, ma non giovani.

 

Peter Parker

 

(Nella foto, da sinistra, Aldo Grasso, Alessandra Comazzi e Antonio Dipollina)