Pubblicato il 23/10/2012, 10:31 | Scritto da La Redazione

CASA BIANCA, SEXY SCANDALO ACCENDE LA SFIDA TV

CASA BIANCA, SEXY SCANDALO ACCENDE LA SFIDA TV
  Alla vigilia dell’ultimo scontro tv tra Obama e Romney, il grande accusatore di destra Dinesh D’Souza nei guai per adulterio ed è costretto a dimettersi dopo la relazione extraconiugale con una giovane. Un po’ di maretta è stata causata da Michelle Obama, quando alla domanda se preferiva Barack in boxer o slip ha detto […]

 

Alla vigilia dell’ultimo scontro tv tra Obama e Romney, il grande accusatore di destra Dinesh D’Souza nei guai per adulterio ed è costretto a dimettersi dopo la relazione extraconiugale con una giovane. Un po’ di maretta è stata causata da Michelle Obama, quando alla domanda se preferiva Barack in boxer o slip ha detto candida: «Con nessuno dei due».

Rassegna Stampa: Il Mattino, pagina 11, di Anna Guaita.

Casa Bianca, sexy scandalo accende la sfida tv
Stati Uniti. Alla vigilia dell’ultimo scontro tv tra Obama e Romney, il grande accusatore di destra Dinesh D’Souza nei guai per adulterio. Il famoso professore costretto a dimettersi dopo la relazione extraconiugale con una giovane

NEW YORK. Ed è fatta. I tre dibattiti sono finiti, i due candidati sono sulla dirittura finale. Con la conclusione del periodo dedicato ai dibattiti quello  di ieri sera a Boca Raton, Florida, era dedicato alla politica estera comincia davvero la fase conclusiva di questa lunghissima campagna presidenziale.
Barack Obama e Mitt Romney sono già partiti per una serie fittissima di comizi. Obama da questa mattina farà un tour mozzafiato in sette diversi Stati in soli tre giorni. Significativamente, in Ohio ci andrà ben due volte in 48 ore, a dimostrare quanto questo Stato in bilico sia indispensabile per la sua rielezione: il suo vantaggio qui si è assottigliato, ma continua a essere abbastanza netto da dare ai democratici ancora fiducia in una vittoria. Ma è una fiducia flebile. L’attesa per il dibattito di ieri sera era inferiore a quella dei due dibattiti precedenti, ma superiore a quella che in genere è riservata ai dibattiti di politica estera. Con i recenti fatti della Libia, con la possibilità che fra Stati Uniti e Iran si aprano negoziati faccia-a faccia, il Medio Oriente doveva farla da padrone. Obama prometteva di ribadire che sotto di lui gli Stati Uniti sono diventati più forti, Romney era intenzionato a sostenere il contrario. Ma se lo scontro di ieri sera a Boca Raton possa influenzare i sondaggi lo sapremo fra almeno tre o quattro giorni. Per ora i dati sono estremamente contraddittori, con alcuni sondaggi che danno Obama in netto vantaggio e altri che invece puntano altrettando decisamente su Romney.
Alla fine, tutti sono d’accordo che queste elezioni saranno vinte negli stati in bilico e da chi riuscirà a portare alle urne il maggior numero di elettori. Nel 2008 questa era stata la forza di Barack Obama, grazie a decine di migliaia di volontari che avevano messo a diposizione tempo e automobili per accompagnare chi non aveva mezzi di trasporto, chi aveva bisogno di una babysitter per i bambini, chi non poteva lasciare solo un parente anziano o un ammalato. Ma gli obamiani erano stati bravissimi semplicemente nel motivare gli elettori. Su questo punto i repubblicani sostengono di avere adesso loro un netto vantaggio: il numero di volontari decisi a sconfiggere Obama e per questo pronti a fare quello stesso tipo di assistenza elettorale è altissimo. Con l’etere invaso di spot televisivi in tutti gli Stati indecisi, non esiste praticamente nessuno che non sappia chi siano i due candidati e più o meno cosa propongano (o di cosa siano accusati dal rivale). Di conseguenza è proprio la pressione porta-a-porta che può fare la differenza.
Ma a questo punto della campagna anche una risposta sbagliata o un piccolo scandalo possono essere determinanti. Un po’ di maretta è stata causata da Michelle Obama, quando alla domanda se preferiva Barack in boxer o slip ha detto candida: «Con nessuno dei due». La risposta un po’ a luci rosse può dispiacere agli elettori più conservatori, ma è anche vero che la coppia presidenziale riscuote universale plauso per la forza delle loro unione e la serietà con cui affrontano il loro ruolo di genitori. Potrebbe invece rivelarsi un vero vantaggio per Obama lo scandalo che ha colpito lo scrittore e regista conservatore Dinesh D’ Souza, che si è dovuto dimettere dalla sua posizione di presidente del college cristiano King’s College dopo essere stato colto il flagrante adulterio con una giovane amica. D’ Souza è un intellettuale conservatore indiano-americano, autore di un documentario, Obama 2016, che ha avuto molta fortuna presso la base repubblicana, ma è stato fortemente criticato dagli osservatori indipendenti per il tono complottistico e le affermazioni inesatte sul presidente. D’Souza vi sostiene che Obama è simpatizzante dei movimenti jihadisti e ha una visione «collettivista» della proprietà. Insomma, per D’Souza Obama è un comunista, che è poi la principale accusa che tanti repubblicani muovono al presidente.