Pubblicato il 22/10/2012, 15:36 | Scritto da La Redazione

SANTORO: «HO INIZIATO CON IL TALK SHOW 25 ANNI FA, ORA VORREI DEDICARMI A PROGETTI PIÙ COMPLICATI»

 

{summary}Michele Santoro presenta il suo programma, “Servizio Pubblico”, al via giovedì in prima serata su La7. Spazia dalla politica alla Rai e avverte che questo potrebbe essere il suo ultimo talk show.

Lasciate ogni speranza, voi che entrate, perché la “santoreide” è lunga, anzi, potrebbe anche non avere una fine. In questo caso conta più la salute del lettore, che l’interesse personale. Se avete superato il punto di non ritorno, con la consapevolezza di andare fino in fondo, vi serve una notizia. Ed eccola: «Non penso di fare questo tipo di trasmissioni per tutta la vita, anzi, forse questa sarà l’ultima. Vorrei dedicarmi a progetti più complicati».

La lancia lì Michele Santoro parlando di Servizio pubblico, la trasmissione che da quest’anno ha trovato casa su La7 da giovedì in prima serata. Forse è l’ennesimo colpo di teatro del giornalista-tribuno che prima ancora di parlare di tv, dice la sua su Renzi, Bersani, Grillo e Berlusconi. O forse ha davvero l’intenzione di cambiare strada e lasciare il talk show alla sua deriva visto che un po’ di volte, seduto accanto al direttore dei programmi de La7, Paolo Ruffini, ripete: «Se questo incontro con La7 si dovesse trasformare in un incontro ricco di spunti, potrebbe diventare qualcosa di importante». Ruffini annuisce. Scontato che risponda «augurandosi che ciò accada».

Dunque Santoro è stanco di fare Santoro? «Questo contenitore replicato con qualche variante da più parti ha i segni del tempo, è nato 25 anni fa perché all’epoca l’informazione in prima serata non esisteva – dice – Ora si richiederebbe qualcosa di diverso, ma per farlo bisognerebbe staccare la spina per un paio di anni. È vero che se il mare è tranquillo il contenitore è una palla, ma se è agitato è l’unico in grado di raccogliere le onde che arrivano. Puoi fare l’inchiesta di Report più bella del mondo, ma se dell’altra parte c’è Fiorito che parla non ce la fai a batterlo».

L’ultimo anno o no, Santoro si presenta a La7 non più solo come conduttore, ma come produttore, offrendo alla tv di Telecom il pacchetto all inclusive. Ovvero «la responsabilità legale è mia e punto». Ragion per cui l’editore gli ha lasciato la libertà, che da sempre il giornalista rivendica, pur lasciando la facoltà di visionare le scalette. «Non sono mica la P2 – si schermisce Santoro – possono chiedermi quello che sto facendo, pur essendo autonomo e responsabile nelle scelte che porto avanti». Santoro che lascia aperta la porta della scaletta, questa sì che sembra una notizia, dopo la guerra interna a colpi di circolari con l’allora direttore generale della Rai, Mauro Masi. «La telefonata di Masi, tra l’altro è stata l’origine del mio successo – scherza – Ritengo che un editore debba lavorare con chi ospita nella sua tv, la questione è la credibilità che l’editore ha. Un conto è quando ti chiamava Angelo Guglielmi, un conto è che ti chiamano solo per sapere perché e quando viene Belrusconi in trasmissione».

Si finisce sempre lì, la Rai, la Rai, la Rai… croce e delizia di un Santoro che tempo fa si era persino presentato come possibile presidente o direttore generale. «Poi si è visto dove siamo arrivati», scherza. Ora ci sono Tarantola e Gubitosi, tecnici di una Rai «bella ed educata, che va a letto dopo Carosello». Ma il punto è un altro. «La Rai sarà pure bella e intelligente, ma la cultura è fatta dalle scelte, Tarantola ci dica se vuole o no un Luttazzi o un Celentano – chiede Santoro – Il servizio pubblico deve essere bello e educato, ma deve anche far discutere il Paese». Fino ad ora lo stanno facendo due che si chiamano Matteo Renzi e Beppe Grillo. Il primo sarà ospite della prima puntata, insieme a Gianfranco Fini e Diego Della Valle. Il secondo vive di web e comizi. «Senza Renzi e Grillo questo Paese sarebbe in una stagnazione totale – afferma Santoro – Hanno agitato le acque e provocato uno shock nel sistema, per cui niente sarà come prima. Detto questo non amo la parola “rottamazione” e non voterò alle primarie. Sarò neutrale».

Ora, se siete ancora lì, vi regalo un finale in crescendo. Santoro su Formigli: «Perché si parla sempre di derby Santoro-Formigli? Se l’operazione di portarmi a La7 porta mezzo punto di share in più, questo vale 20-25 milioni di euro, se porta un punto vale 50 milioni di euro. Non è una cosa intelligente avere due squadre pronte a lavorare per il futuro?

Uno di noi deve morire, ma perche?». Infine Santoro su Berlusconi: «A me Berlusconi manca pochissimo. Dovreste chiedere a Ruby se gli manca… Ho sempre riconosciuto la sua capacità e bravura, ma non ci può mancare uno che ha portato questo Paese dove sta, soprattutto dal punto di vista culturale. Siamo rimasti soffocati dal suo conflitto di interessi, se si è formata una casta è perché non c’è stato nessuno che si è battuto per eliminarlo». Finito. Giuro.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Michele Santoro)