Pubblicato il 22/10/2012, 13:06 | Scritto da La Redazione

EXPO 2015, PERCHÉ LE TV TACCIONO?

EXPO 2015, PERCHÉ LE TV TACCIONO?
A poco più di due anni dall’evento che dovrebbe portare in Italia milioni di turisti, nessuno parla dello stato dell’arte. E i broadcaster se ne disinteressano bellamente. Ma che aspettano le nostre amate televisioni (Rai e Mediaset, ma anche Sky, che ha dimostrato di saper usare molto bene i suoi canali tematici) a occuparsi almeno […]

A poco più di due anni dall’evento che dovrebbe portare in Italia milioni di turisti, nessuno parla dello stato dell’arte. E i broadcaster se ne disinteressano bellamente.

Ma che aspettano le nostre amate televisioni (Rai e Mediaset, ma anche Sky, che ha dimostrato di saper usare molto bene i suoi canali tematici) a occuparsi almeno un po’ dell’Expo 2015, un evento che fra poco più di due anni dovrebbe portare in Italia 21 milioni di visitatori e che è l’unico grande evento internazionale rimasto al nostro Paese?

È opportuno chiederselo per almeno tre buoni motivi. Eccoli: sinora Milano (che con Letizia Moratti conquistò il diritto a organizzare l’esposizione prevalendo su altre città e altri Paesi del mondo) ha perso tre anni in litigi di vario tipo tra regione, comune, governo e quant’altri. In zona Cesarini, come dicono quelli che masticano di calcio, c’è da correre per onorare l’impegno, se non facciamo le cose all’ultimo momento non siamo contenti, ma pochi sanno cosa sarà l’Expo, su quali temi è incentrato, come verrà sviluppato e cosa resterà dopo i sei mesi dell’esposizione. Eppure l’alimentazione e la sostenibilità sono temi che riguardano tutti: se gli organizzatori ancora non sono in grado di raccontarci una storia, perché non ci provano i media e le tv in particolare, facendoci vedere dove vogliono far arrivare i famosi 20 milioni di stranieri, com’è oggi quel posto, come sarà fra due anni e perché sono state fatte o si fanno alcune scelte invece di altre?

Secondo, l’Italia non ha in questo momento storico una storia di successo da raccontare al mondo: economia che langue, made in Italy apprezzato (e meno male) soprattutto nei paesi emergenti, politica da rifare, corruzione elevata, federalismo fallito, incertezza del diritto e chi più ne ha più ne metta. Certo, le esposizioni internazionali non sono più quelle di fine ottocento o inizio novecento, quelle delle grandi invenzioni che solcavano terre, cieli e mari e della torre Eiffel eretta come grande simbolo di modernità e tuttora principale meta turistica parigina: nell’era di internet, le esposizioni rischiano di essere molto immateriali, eppure in tema di alimentazione e sostenibilità l’Italia ha moltissimo da dire. E’ dunque un’occasione enorme per dire al mondo che l’Italia c’è, che supererà la crisi e l’impoverimento della sua gente, che il suo genio creativo non si è esaurito. Ma siamo sicuri che questo Expo, per come si va configurando, riuscirà a far passare questo messaggio positivo di fronte al mondo che ha riempito l’Expo di Shangai e premiato alla grande il nostro padiglione? O non ci stiamo avviando a soluzioni poco credibili, più concettuali che fisiche dell’alimentazione e della sostenibilità? E chi deve sollevare il problema?

Terzo, l’Expo è anche una storia di celebri donne italiane che i media televisivi dovrebbero raccontare. All’origine c’è il curioso destino di Letizia Moratti, il sindaco di Milano che seppe vincere una battaglia mondiale per aggiudicarsi l’Expo, ma che non ha saputo gestirlo, riuscendo persino a non essere riconfermata alla guida del comune, e non soltanto perché la sua maggioranza, Lega e Pdl, nel frattempo si era sfarinata ma anche perché non è riuscita a raccontare una storia credibile sull’Expo come opportunità di sviluppo per Milano e per l’Italia. Nella gestione c’è la tosta Diana Bracco, imprenditrice milanese presidente della società che dovrà realizzare l’Expo, presidente del comitato confindustriale che organizza la presenza delle imprese all’Expo e ora responsabile del Padiglione Italia. Infine, l’ultima arrivata: Evelina Christillin, quella donna elegante che un tempo compariva in tv allo stadio accanto a Gianni Agnelli, che qualche anno fa ha organizzato le Olimpiadi invernali a Torino e che ora è stata arruolata dalla Bracco nella squadra Expo.

Non sarebbe meglio se i media se ne occupassero adesso, accendendo un faro per verificare oggi cosa stanno combinando i nostri eroi ed eroine Expo e non domani, a cose fatte, magari per scoprire che ci sono state infiltrazioni malavitose o semplicemente che abbiamo perso un’occasione, l’ennesima? Allora davvero resterebbe solo roba per Striscia la notizia.

Non veniteci poi a dire che se la gente segue meno i media è solo colpa della crisi e non anche della mancanza di buoni contenuti editoriali su questioni centrali per l’immagine e la sostanza del Paese.

 

Wilma Laclava

 

(Nella foto il logo di Expo 2015)