Pubblicato il 19/10/2012, 08:30 | Scritto da La Redazione

DIFFAMAZIONE, VIA LE TUTELE: LA NORMA ANTI GABANELLI

DIFFAMAZIONE, VIA LE TUTELE: LA NORMA ANTI GABANELLI
Da norma pro Sallusti ad anti Gabanelli. C’è bastato un niente che il ddl sulla diffamazione in discussione in commissione Giustizia al Senato venisse ribattezzato così, dopo aver cambiato intento: da ammorbidire le pene, evitando il carcere all’ex direttore de Il Giornale, a quello di togliere ogni clausola di tutela, alle conseguenze patrimoniali delle cause […]

Da norma pro Sallusti ad anti Gabanelli. C’è bastato un niente che il ddl sulla diffamazione in discussione in commissione Giustizia al Senato venisse ribattezzato così, dopo aver cambiato intento: da ammorbidire le pene, evitando il carcere all’ex direttore de Il Giornale, a quello di togliere ogni clausola di tutela, alle conseguenze patrimoniali delle cause civili contro i giornalisti.

Rassegna Stampa: Il Corriere della Sera, pagina 26, di Virginia Piccolillo.

Diffamazione, via le tutele. La norma anti Gabanelli
Giornalismo L’Idv: è censura. La conduttrice di Report: il nazismo iniziò così. Nelle cause niente protezione aziendale ai freelance.

ROMA – Da norma pro Sallusti ad anti Gabanelli. C’è voluto un niente che il ddl sulla diffamazione in discussione in commissione Giustizia al Senato venisse ribattezzato così, dopo aver cambiato intento: da quello di ammorbidire le pene, evitando il carcere all’ex direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, a quello di togliere ogni clausola di tutela, la cosiddetta «manleva», alle conseguenze patrimoniali delle cause civili contro i giornalisti. La più nota è quella che fu oggetto di scontro tra Milena Gabanelli e la Rai che non voleva rinnovare la manleva per le inchieste di Report. Se dovesse passare questa norma quella clausola diventerebbe «nulla».
Il testo, depositato dal senatore del Pdl Antonio Caruso, e riformulato dall’ex sottosegretario alla Giustizia del governo Berlusconi, Giacomo Caliendo, stabilisce che «sono nulle le clausole contrattuali in forza delle quali gli autori dei reati» di diffamazione «sono sollevati, in tutto o in parte, dagli oneri derivanti dal pagamento delle pene pecuniarie loro comminate a seguito dell’accollo degli stessi da parte» del «proprietario della pubblicazione, l’esercente l’impresa giornalistica o l’editore». Sono altrettanto nulle, «le clausole contrattuali in forza delle quali sono posti ad esclusivo carico del proprietario della pubblicazione dell’esercente dell’impresa giornalistica o dell’editore gli oneri derivanti dal risarcimento dei danni determinati dalla commissione» dei reati di diffamazione.
«Il nazismo cominciò così» avverte Milena Gabanelli. «Nel codice di procedura civile del diritto anglosassone i giornalisti hanno addirittura diritti in più. Proprio perché viene tutelata la libertà di stampa. In questo caso noi invece lasciamo aperta la possibilità di intimidire un giornalista. Perché se, come accade a Report, arrivano azioni civili “temerarie” io devo comunque pagare le spese degli avvocati finché in giudizio avrò ragione. Non si tratta di non volere responsabilità: in 15 anni di programmi ad alzo zero abbiamo avuto una sola condanna a 3° mila euro attualmente in fase di ricorso. Ma se un editore ti manda in guerra non può non darti un elmetto o uno strumento per difenderti». Caliendo respinge le accuse: «L’emendamento lo aveva presentato Caruso che non fa parte della commissione. Ma io lo condividevo e l’ho riformulato.
Lungi da me l’idea di fare una legge contro i giornalisti. Ma come? Stiamo togliendo il carcere. Non c’è nessuna intimidazione. Questa e una norma a tutela dei giornalisti». A tutela? «Sì, perché così li invita ad essere responsabili. Il testo va letto tutto. Il giornalista non avrà più cause nè penali, nè civili, perché se passerà un altro mio emendamento basterà pubblicare la rettifica».
«Trogliere ogni forma di tutela legale significa scoraggiare i giornalisti che non possono permettersi di affrontare cause milionarie dal fare inchieste scomode attacca l’Idv Pancho Pardi – È la vecchia ossessione per la censura, meglio se preventiva, che nel centrodestra berlusconiano non tramonta mai: il lupo perde il pelo ma non il vizio». Critica il testo, ma per ragioni opposte, anche il pdl Lucio Malan: «Le misure previste non garantiscono in nessun modo il diffamato. Basta avere un poco di soldi da parte…». Intanto slitta a martedì prossimo il voto in commissione, poi il vaglio dell’Aula.