Pubblicato il 17/10/2012, 13:02 | Scritto da La Redazione

“STRISCIA LA NOTIZIA”, 25 ANNI DI POPULISMO E UN CONCORRENTE: BEPPE GRILLO

“STRISCIA LA NOTIZIA”, 25 ANNI DI POPULISMO E UN CONCORRENTE: BEPPE GRILLO
La nostra blogger-filosofa analizza il tg satirico di Antonio Ricci: un quarto di secolo, tra Veline e proiezioni future. Nata agli albori della Seconda Repubblica da una fortunata idea di Antonio Ricci, Striscia la notizia è il tg satirico che ha costruito assi portanti dell’immaginario televisivo dell’ultimo quarto di secolo e inventato uno degli archetipi […]

La nostra blogger-filosofa analizza il tg satirico di Antonio Ricci: un quarto di secolo, tra Veline e proiezioni future.

Nata agli albori della Seconda Repubblica da una fortunata idea di Antonio Ricci, Striscia la notizia è il tg satirico che ha costruito assi portanti dell’immaginario televisivo dell’ultimo quarto di secolo e inventato uno degli archetipi più famosi della tv italiana: le Veline, figure impersonali per definizione, che prendono il volto di volta in volta di ragazze della porta accanto e che inizialmente portano le notizie ai conduttori (da cui il loro nome: le veline erano le copie su cui si diffondeva l’interpretazione ufficiosa di certe notizie). Oggi restano gli stacchetti ballati e l’aspetto acqua e sapone è spesso sceso a patti con la caricaturalità della donna Mediaset, ma le donne che hanno ricoperto il ruolo di Veline, forse proprio per la loro provenienza «dalla porta accanto», hanno sempre mantenuto un profilo lontano dagli scandali e scandaletti della tv nostrana. Salvo qualche relazione con calciatori famosi, del resto tra mestieranti che si pensano come corpi ci s’intende.

Ma lasciamo per un attimo da parte lo sfruttamento dell’immagine femminile di stampo berlusconiano, che va dal dimenarsi delle Veline ex-acqua-e-sapone alle inquadrature di un microsecondo sulle profonde scollature della scanzonata Michelle Hunziker (per il pubblico femminile niente bei ragazzi – Brumotti? Suvvia! – ma almeno Greggio resta vestito).

Quest’anno Striscia la notizia compie 25 anni e non smette di essere lo strumento privilegiato dell’ammiraglia di Mediaset per costruire il consenso politico intorno al suo fondatore, Silvio Berlusconi, anche con messaggi subliminali e nel luogo apparentemente più insospettabile: un programma per famiglie.

Si apre con le battute su Veltroni e D’Alema, mentre tra «i nuovi mostri» è sempre in pole position Nichi Vendola. Il geniale Dario Ballantini – ingiustamente parcheggiato a Striscia – nei panni di Matteo Renzi va a rompere (con gusto) le scatole a Bersani. Invece Pierferdinando Casini, inquadrato accanto a un uomo vestito da spugna gigante (che cosa non si fa in campagna elettorale) viene ammonito di non averne bisogno perché «a prosciugare le tasche degli italiani ci ha già pensato Monti».

Le battute su Berlusconi? Nella peggiore è definito «esperto di ginecologia». E via così. Si chiama populismo la macchina da guerra di Striscia la notizia, che quest’anno, con il cagnolino Pil, si fregia del sottotitolo «la voce dell’insolvenza». Insolvente come la (fu) classe media italiana, che oggi non riesce a pagare le bollette e i consumi ordinari, i libri di scuola dei figli e che per questo non smette di riconoscersi in un format superato, che è ormai la caricatura di se stesso, ma che miete ancora ottimi ascolti, un po’ per la mancanza di valide offerte alternative d’evasione e un po’ anche perché è inesauribile il pozzo del malcostume italiano a cui attinge.

Discariche abusive ed edilizia selvaggia, le pizze a domicilio nei reparti d’ospedale e gli straordinari dei guardiani di un carcere vuoto, oltre a una sfilza di costosi immobili statali in rovina, continuano a essere storie italiane, ma soprattutto è accattivante la campagna sul Made in Italy contraffatto con il benestare di Bruxelles. Purtroppo, a distanza di 25 anni, c’è ancora bisogno di Striscia la notizia per fare opinione su certi argomenti. Se questo è un merito del celebre format di Canale 5, è però anche un grande problema di arretratezza della società italiana.

Appurato il nesso strettissimo tra la parabola politica di Silvio Berlusconi e quella di Striscia la notizia, che ne sarà del tg satirico con la progressiva ma inesorabile uscita di scena dell’ex Presidente del Consiglio? Va da sé che Striscia, senza populismo, non sarebbe Striscia. E il populismo oggi è Beppe Grillo. Ma allora Striscia diventerà grillina? Chissà, certo è che il comico Grillo ha molto da imparare da Striscia: da 25 anni, fa politica con un sorriso.

 

Wilma Laclava

 

(Nella foto Ezio Greggio e Michelle Hunziker)