Pubblicato il 26/09/2012, 16:30 | Scritto da La Redazione

RICKY TOGNAZZI: «IL MIO TORTORA È UN EROE, MI DISPIACE NON AVER AVUTO IL CONSENSO DELLE FIGLIE»

Domenica e lunedì su Rai1 andrà in onda la fiction dedicata al caso di Enzo Tortora, diretta e interpretata da Tognazzi. Ma le figlie del conduttore non hanno mai appoggiato il progetto.

Della fiction Il caso Enzo Tortora, in onda su Rai1 domenica e lunedì, Ricky Tognazzi è regista e attore principale. La mini serie è nata tra le polemiche, visto il parere contrario espresso dalle figlie del noto conduttore, arrestato nel 1983 e poi assolto dall’accusa di associazione mafiosa di stampo camorristico e traffico di stupefacenti. «Il progetto era nato tempo fa, senza di me – sottolinea a TVZOOM l’attore e regista – Silvia Tortora aveva espresso la sua contrarietà ritenendo il progetto inopportuno».

Cosa temeva?

«Che potesse essere letto in chiave sbagliata. Ha disturbato probabilmente il fatto che la fiction entrava nelle pieghe della sua intimità».

Poi quando la Rai l’ha coinvolta nella fiction, la figlia ha cambiato idea?

«Le abbiamo mandato la stesura della sceneggiatura, ma non si è riusciti a trovare un accordo».

E la produzione è andata avanti lo stesso?

«Sì, il progetto andava fatto perché certe storie hanno l’urgenza di essere raccontate. La vicenda di Tortora rischiava di essere dimenticata. E’ stato un eroe che attraverso la sua caparbietà è riuscito a trasformare una tragedia in un’opportunità, è diventato un monito per le future generazioni».

È rammaricato del fatto di non aver avuto l’appoggio delle figlie di Tortora?

«Questa cosa mi crea disagio e imbarazzo, oltre che dispiacere. Il loro contributo avrebbe potuto regalare qualcosa a un progetto che comunque rimarrà».

Come si è sentito a calarsi nei panni del famoso conduttore di Portobello?

«Ho tentato di interpretare un personaggio, non di imitarlo, in modo da dargli visibilità e spessore».

Che ricordi ha di quell’epoca, era il 1983 quando arrestarono Tortora…

«Ero un ragazzo e il venerdì sera mio padre riuniva la famiglia a Velletri, era una riunione ristretta, perché destinava il sabato sera per gli altri ospiti, a cui cucinava sempre. La nostra era una cena con la tv accesa e il venerdì non poteva mancare Portobello. Non credo che mia padre abbia mai lavorato con Tortora».

Qual’è stata la vostra reazione di fronte all’arresto?

«Eravamo tutti allibiti e increduli, erano già successi altri avvenimenti simili, come l’arresto di Walter Chiari o di Franco Califano, ma vedere Tortora e pensare che uno come lui potesse essere un affiliato della camorra era paradossale»-

Eravate innocentisti o colpevolisti?

«La sua faccia da uomo onesto si prestava a questa doppia lettura, poteva essere un Dottor Jeckyll e Mr Hyde. I media e la magistratura hanno tentato di far passare in ogni modo questo paradosso assurdo, che gli ha sfregiato la vita. Ancora oggi sento persone che nutrono dubbi, nonostante la sentenza di assoluzione sia ormai passata in giudicato».

Un’ultima domanda che esula dalla fiction. Segue Pechino Express, dove tra i concorrenti spiccano la sua compagna Simona Izzo e il suo “figlioccio” Francesco Venditti?

«Non posso non vederlo. Conoscendo Simona per me questa era una sorta di “Mission impossibile“, non avrei mai immaginato che potesse attraversare la Cina con un euro al giorno. Ero convinto che si sarebbe fermata alla prima puntata».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Ricky Tognazzi)