Pubblicato il 25/09/2012, 15:02 | Scritto da La Redazione

PAOLO DE ANDREIS, EX CAPOSTRUTTURA RAI: «IN 30 ANNI HO VISTO DI TUTTO, MA IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE»

In un’intervista a TVZOOM l’ex dirigente di Rai1 racconta i suoi anni a Viale Mazzini e assesta qualche colpo alla coppia dell’Intrattenimento Leone-Azzalini.

Pronto, Paolo De Andreis?

«Sì, sono io».

La chiamo per l’intervista.

«Ah benissimo, un minuto che accosto, sto in macchina».

Nel minuto vi riassumo la storia professionale dello storico capostruttura di Rai1, Paolo De Andreis, nato nel cinema, dove ha fatto il produttore per gente come Federico Fellini, Bernardo Bertolucci, Francesco Rosi, passato in Rai nell’80 per realizzare il kolossal Marco Polo, una mega produzione mondiale, durata due anni, passato poi all’intrattenimento realizzando tredici edizioni di Domenica in e i più importanti show di prima serata con Fiorello, Giorgio Panariello, Raffaella Carrà, Gianni Morandi e Renato Zero. Trent’anni di Rai1. Senza mai cambiare casacca. Poi la pensione. E via. A differenza di altri dirigenti della tv di Stato rimasti per anni nel ruolo di consulenti.

«Ecco, ho accostato».

Iniziamo dalla fine, com’è uscito dalla Rai?

«Dopo 30 anni in azienda il mio contratto è stato prorogato per un anno, non come consulenza. Essendo apartitico è clamoroso che sia rimasto per tanto tempo. Stesso motivo per cui il massimo che ho potuto raggiungere in Rai è stato il ruolo di capostruttura. Sono stato epurato perché avevo contestato alcuni procedimenti, soprattutto da parte di Lorenza Lei. Ho scritto una lettera alla nuova dirigenza Rai, al direttore generale Gubitosi e alla Presidente Tarantola: mi sono offerto per un anno a titolo gratuito, con il solo rimborso taxi, per assestare l’intrattenimento Rai».

Le hanno risposto?

«No»

Anche perché all’intrattenimento Rai c’è già la coppia Leone-Azzalini…

«Leone è una persona stupenda».

E Azzalini?

«Non può guidare l’intrattenimento delle tre reti della più grande azienda televisiva d’Europa, forse non sarei in grado nemmeno io, ci vorrebbe gente come Saccà e Del Noce, anche se non vanno molto d’accordo. In Rai sostengono questa nuova linea di non prendere pensionati, ma ce ne sono tanti che non hanno motivo per esserci».

Per esempio?

«Lorenzo Vecchione, ottimo dirigente che si è occupato di amministrazione, è stato direttore amministrativo di Rai1, ma ora l’hanno messo alla direzione per la ricerca dei nuovi talenti, come consulente pensionato. Io amo la Rai, ma bisogna mettere le persone giuste al posto giusto. Se alla ricerca dei talenti metti un avvocato che ha fatto un’altra cosa, che senso ha?».

Quali sono gli errori commessi da Leone e Azzalini?

«Mi dispiace che Frizzi, che considero un figlio, sia stato trattato in questa maniera: gli rimprovero di aver accettato di fare Per tutta la vita, doveva essere in grado di rifiutare, perché, nonostante i nove autori, sul flop la faccia ce la mette lui. Ora poi Azzalini vuole rifare Furore. Vedrà che furore che farà. Ma il peggio deve ancora arrivare. Quest’estate cosa hanno fatto? Io dico, volete preparare un palinsesto? Poi si lamentano che non c’è raccolta pubblicitaria. Per non parlare di quello che hanno fatto prima dell’estate…».

Parliamone…

«Puoi fare programmi come Mi gioco la nonna? E quell’altro con Lippi e la Isoardi».

Era Punto su di te.

«Se una come Paola Perego si tira fuori a una settimana dalla messa in onda, immagini che programma era».

A gennaio tornerà anche Raffaella Carrà in prima serata, che ne pensa?

«Sono certo che se Raffaella si accorge che il programma non è come dice lei non lo fa. I nuovi dirigenti parlano tanto di soldi, il mio ultimo programma in Rai è stato Carramba che fortuna nel 2008: è costato 560 mila euro a puntata e io avevo un budget di 850 mila euro. Ma io faccio il produttore vero, il mio mestiere è divertirmi a risparmiare, ho risparmiato due milioni di euro in tredici puntate con una media del 24% di share, vincendo sempre. Che significa avere una macrostruttura per l’intrattenimento e mantenere le direzioni di reti? A che servono tutti quei vicedirettori generali con incarichi strani?»

Passiamo alla fiction: i vertici hanno nominato Eleonora Andreatta alla direzione, almeno lei è una che ha esperienza e conosce bene la macchina fiction.

«La Andreatta ha una competenza come pochi in Rai, ma credo che si troverà in difficoltà a tenere a bada tutti i produttori esterni che la assaliranno. Spero che tiri fuori gli artigli».

Quante telefonate politiche ha ricevuto durante i suoi 30 anni in Rai?

«Non sono stato probabilmente scelto dalla politica perché si era diffusa la voce che mandavo a quel paese. Comunque ricordo di averne ricevute due o tre al massimo nell’arco della mia carriera. Ne ricordo una in particolare, mentre facevo Domenica in: mi chiama un senatore di cui non ricordo il nome, mentre si discuteva al Senato la prima finanziaria, un grandissimo problema per il Paese. Sento il rumore di sottofondo della discussione, questo si apparta e mi dice: “Senta, lei mi deve fare una grande cortesia, mi dovrebbe ospitare Gegia a Domenica in “. Gli rispondo che invece di pensare a Gegia doveva occuparsi dei problemi del Paese. Ha attaccato».

Mai tentato dalla concorrenza di Mediaset?

«Quando Mara Venier è andata a Canale 5 per Ciao Mara, mi chiama Giorgio Gori, allora direttore di rete, e mi dice: “Ho detto ai miei che prima di fare il contratto alla Venier lo devono fare a te”. Vado a Milano, loro volevano legare il mio contratto a Mara. “Ma secondo voi ho l’orecchino al naso? Io ho ancora dieci anni di Rai, vengo qui, la Venier “floppa” e io mi vado a cercare il lavoro?”. Trovai il modo per fare dire a Mara che non la potevo seguire, perché mi sarei rovinato. Infatti ha floppato, però lei ha avuto un megacontratto onorato e chi l’ha seguita è stato liquidato».

Poi più niente con Mediaset?

«C’è stato un avvicinamento recentemente, ma siccome mio figlio, Giancarlo, fa l’autore e lavora con Milly Carlucci a Ballando con le stelle, dopo la causa fatta a Baila, che doveva andare in onda su Canale 5, i De Andreis sono stati cancellati da Mediaset. Anche mia figlia che lavorava da anni a contratto in Endemol, dopo la causa di Ballando contro Baila, prodotto dalla Endemol, è stata licenziata».

In tv si scontano le colpe dei familiari?

«Ho fatto di tutto perché mio figlio non entrasse nel mio ambiente, si è fatto stimare, ora è capoprogetto di Ballando, ha fatto programmi di Morandi. Gli dico sempre di aver pazienza, prima o poi morirò».

Secondo lei si può immaginare una Rai senza politica?

«No, ma bisogna cercare di tenerla il più lontano possibile. E comunque uno “sbracamento” come quello degli ultimi periodi non c’era mai stato. Quando dovevo fare un programma, proponevo un cast, qualcuno mi diceva: “ma questo è troppo di sinistra”. Io rispondevo che non dovevo fare il governo, ma uno spettacolo. E poi ditemi quali artisti non sono di sinistra. La politica si può contenere, io ho sentito le telefonate più incredibili nelle stanze dei direttori. Ma ormai sono gli stessi consiglieri a chiedere e imporre. Quando Mauro Mazza mi chiamava per dirmi: “A Ballando devi mettere questo tal personaggio”, io dicevo: “No non si può”. E infatti Mazza se l’è legata al dito, non è andato alla conferenza stampa di presentazione del programma, non è andato mai a una puntata. Anche se sono in causa con la Rai, posso andare a vedere i programmi che voglio, ma, essendo molto rispettoso, un giorno ho mandato un sms al direttore di Rai1 per chiedere se potevo andare a una puntata dello show di Milly».

E lui che le ha risposto?

«”Per me non ci sono problemi, ma i permessi li fa Giancarlo”, che sarebbe mio figlio. Gli ho risposto: “Giancarlo non fa i permessi, fa lo share. Non l’ho più sentito».

Questa Rai come farà a riprendersi?

«Con un po’ di “no”, coinvolgendo i produttori in prima persona e spronandoli a trovare e non a riproporre programmi già fatti. Ma i vertici devono fare in fretta, non hanno più tempo».

Qual è il contratto economicamente più alto che lei ha visto nei suoi anni in Rai?

«Si sa che i contratti più alti li ha sempre avuti Celentano. Non ho fatto tanti programmi con lui, ma a me piace moltissimo, anche se non mi ha convinto a Sanremo, mi aspettavo di più».

La Rai gli ha posto numerosi paletti

«Quando ha lavorato con me sono andato a dirgli: “Ti voglio cattivissimo”, e lui non mi ha mai fatto un dispetto. Nessuno vuole capire che molte cose l’artista le fa per dispetto. Anche Del Noce ha sbagliato, anche se lo stimo, è uno che per aver detto no a Berlusconi su un cantante a Sanremo, si è giocato il rapporto con il presidente».

Chi era il cantante?

«Non conosco il nome».

Apicella?

«Se fosse stato lui glielo avrei detto».

Non ha mai posto veti agli artisti con cui ha lavorato?

«A Fiorello, una volta. Era un momento in cui Berlusconi non voleva essere toccato sull’altezza: vado da Fiorello, con cui ho un grande rapporto di amicizia, e gli dico: “Fammi una cortesia personale, per non discutere con Del Noce, a te che t’importa che Berlusconi è basso”. Mi risponde: “Stai tranquillo Paolo” e in diretta fa una cosa da delirio. Prende due cellulari uno alto e uno basso, parla al telefonato con quello alto e dice “Ah ciao Fassino”. Poi prende quello basso e dice: “Presidente come va?” E’ crollato il teatro, mi ha guardato e mi ha detto: “Paolo, hai visto, al massimo avrei detto non alto”. Berlusconi gli ha telefonato per i complimenti».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Paolo De Andreis)