Pubblicato il 12/09/2012, 13:36 | Scritto da La Redazione

MISS ITALIA, UNA NOBILE DECADUTA

Mario Maffucci analizza nei dettagli, e con i commenti dei critici, il concorso di bellezza andato in onda su Rai1 in due serate. Dal format alla conduzione, ecco perché gli ascolti non sono arrivati.

Questa è la seconda scrittura del mio commento su Miss Italia 2012. Aspettavo una reazione che non fosse solo quella dei numeri dell’ascolto (peraltro significativa) e la reazione c’è stata e aiuta secondo me a capire il “romanzo”. «Miss Italia non è più pop» (Montesano): lo dicono i numeri. Anche la finale non registra un interesse centrale, come una volta, e se si facesse l’analisi sulla tipologia dei telespettatori si avrebbero altre sorprese. Vincono le Veline e la Squadra Antimafia di Canale 5. Miss Italia arranca dietro e la Rai si consola constatando che il risultato è migliore dello scorso anno.

Ma il punto non è questo. «Quello spettacolo vecchio non serve più a nessuno» (Dipollina). Infatti la filosofia che muove il “circo” non ha più contatto con la contemporaneità: presentare 101 concorrenti appesantite da 12 sponsor, inserire Miss Italia nel Mondo convertito in Miss in Italy (la ragazza straniera nel nostro Paese) sono condizionamenti pesanti che la Rai consente agli interessi della Miren. Poi c’è la linea editoriale con la quale si interpreta l’evento: Miss Italia è un gioco per la ragazza della porta accanto che apre al palcoscenico del mondo dello spettacolo e… all’ambiguità. Nello scambio di opinioni che definire polemica mi sembra esagerato, tra Zecchi e Costanzo, io sto dalla parte di Zecchi (docente di estetica alla Statale di Milano): «Miss Italia deve recuperare il suo aspetto sfacciatamente originario con la bellezza». Costanzo apre la porta al talent: «la bellezza è la seconda lettura, la prima è verificare se sappiano parlare, se le concorrenti sono intriganti ed affascinanti. E il fascino non passa per le “misure”».

Figuriamoci se nel profilo di bellezza di Zecchi non c’è la simpatia e la personalità delle ragazze, ma l’atteggiamento di Costanzo tradotto in sequenza sul palcoscenico, porta direttamente allo show di Milly Carlucci, che ha pateticamente provato negli anni scorsi a fare della Miss una showgirl. Miss Italia è un concorso di bellezza: si selezionino 30 belle ragazze e si scelga la più bella. Tutto il resto è noia, fuffa, oppure sviluppo di interessi che al pubblico potrebbero essere risparmiati. Invece per due sere si ascoltano pareri di personaggi di spettacolo (anche insignificanti) che esaltano la bravura (?) delle ragazze davanti alle telecamere, danno consigli per la vita; seguiamo il paternalismo protettivo di Frizzi che, invece di fare lo scanzonato conduttore di uno show, si preoccupa minuziosamente di dare il microfono a 101 ragazze.

Questo aspetto è micidiale per il telespettatore: un teatrino dell’educazione conformista e borghese, non sempre sincero, adattato alla situazione e che certamente non è specchio delle diciottenni di oggi. Tutto ciò in ossequio allo slogan «Miss Italia non è solo una bella ragazza…». È vero, Fabrizio Frizzi ha imparato molto dall’esperienza dello scorso anno e ha messo in scena e soprattutto condotto un concorso più studiato, con più ritmo, ordinato, a volte spettacolare e con una regia solida e puntuale. Ha indovinato gli ospiti musicali (Cremonini e Antonacci) con le canzoni e le atmosfere di tendenza. Ha ingaggiato una giuria tecnica e di spettacolo resa più credibile con i campioni delle Olimpiadi e ha individuato due punte di diamante (Federica Pellegrini e Beppe Fiorello) convincenti e di buon richiamo, ma non è riuscito però a liberarsi della struttura da nobile decaduta, che l’evento inesauribilmente si porta dietro.

Frizzi, in conclusione, ha sbagliato filosofia e con lui i direttori che hanno approvato la sua linea. È questa scelta che porta al risultato finale controverso. «Mentre tutte le altre Reti (penso a La7) fanno informazione, la Rai apre la stagione con lo show delle Miss. Non è più possibile. Lo relegassero a mezzanotte (Flavia Perina FLI Commissione Parlamentare Vigilanza). Luisa Todini porterà in CdA la verifica del rapporto costi-ricavi (ma il punto cruciale non è questo), sostenendo che c’è una «bellezza equilibrata e sana senza chiedersi – dice la Perina – quante ragazze italiane sono infastidite dall’idea che sia la bellezza l’unica arma per aggiudicarsi una speranza di carriera». Giuseppe Merlo (PD) s‘illude che si possa «aggiornare e rinnovare uno show che se viene banalmente ripetuto e fotocopiato ogni anno perde qualsiasi richiamo…» e «il pubblico è migliore di come se lo immagina chi fa televisione… questa Miss Italia “politicamente corretta” è uno spettacolo da altra era geologica…» (Paola Concia, PD).

Non è vero, alla fine della festa, che «quello spettacolo vecchio non serve più a nessuno». Al pubblico certamente non serve. Ma incassano Patrizia Mirigliani, la Telecom e la Rai che, pur avvertendo l’audience che il televoto è un mezzo controverso, lo usa (incassando una percentuale) come uno strumento che addirittura al 50% determina la selezione, svilendo il lavoro serio e accurato che, per esempio, ha fatto anche quest’anno la giuria dei tecnici e dello spettacolo. Beppe Fiorello ha garbatamente protestato e, con più forza, hanno protestato anche le mamme, convinte che nelle votazioni a capocchia con tutte le più belle eliminate, c’è la pressione di enormi interessi. Come si fa a non ascoltarle e a non fare qualche scelta innovativa?

 

Mario Maffucci

 

(Nella foto Miss Italia 2012, Giusy Buscemi)