Pubblicato il 10/09/2012, 15:36 | Scritto da La Redazione

LUDOVICO VITRANO, TRA IL “COMMISSARIO NARDONE” E “SQUADRA ANTIMAFIA 4”

TVZOOM ha intervistato l’attore che ha dato un volto all’assistente del personaggio interpretato da Sergio Assisi su Rai Uno,  e che è anche la new entry nella nuova serie della fiction proposta da Canale 5.

Si chiama Ludovico Vitrano, è nato a Palermo, rimpingua con talento la schiera delle nuove leve della recitazione italiana, ben rappresentate dall’agenzia Quattro P (http://www.quattrop.com/home). Ha un soprannome. Potete chiamarlo “Il dubbio di Tornatore”. Al suo esordio davanti alla macchina da presa, si dice abbia costretto il grande regista siciliano a notti agitate, in cui l’immagine di Ludovico si agitava come un fantasma per contendere a quella di Francesco Scianna il ruolo di protagonista nel film Baaria. Alla fine Tornatore ha scelto Scianna. Ma per Vitrano sono giunti i ruoli nella soap Agrodolce, ne Il commissario Nardone e in Squadra Antimafia 4. In fondo, non mangiando una minestra, si può anche saltare dalla finestra, e scoprire nuovi sentieri da esplorare.

Ludovico, ne Il commissario Nardone lei sarà Peppino Rizzo, il braccio destro del commissario che nella Milano degli anni ’50 ha fondato la Squadra Mobile.
«Peppino Rizzo è un palermitano atipico. È tifoso del Palermo, ma simpatizza per l’Inter. Fa il poliziotto, ma nutre un profondo amore per lo studio. Il suo sogno è quello di diventare magistrato».
E si ritroverà, da uomo del sud, catapultato nella realtà del nord rampante, durante la ripresa economica del dopoguerra.
«Il merito è di Nardone. Lui ha un grande talento nello scoprire e valorizzare i collaboratori. Lo convincerà a collaborare con lui, stringendo un rapporto di solida amicizia. Rizzo si troverà a proprio agio nella Milano del boom economico, pur conservando i propri tratti distintivi».
Alla fine, coronerà il sogno di diventare magistrato?
«Questo lo scoprirete durante le sei puntate. Soprattutto, scoprirete come si evolverà la sua storia d’amore con la sua fiamma, interpretata dalla bravissima Margot Sykaboni».
Un poliziotto diligente e romantico, dunque?
«Rizzo è un sognatore. Il suo carattere è visibile nel suo sguardo da cartone animato. Ecco, è un personaggio fumettistico. Sulle prime, non pare interessato all’idea di entrare nella squadra di Nardone. Scoprirà, a poco a poco, la possibilità di realizzare i propri sogni percorrendo una strada diversa da quella che si era prefissato».
Come può definire l’esperienza sul set?
«Il vero capo squadra è stato Fabrizio Costa, il regista. Come Nardone nella fiction, è riuscito ad assemblare una squadra vincente nella realtà. Non è scontato dire che sul set c’è stata grande coesione. La scelta di Belgrado, poi, è stata azzeccata. Siamo riusciti a ricreare appieno l’atmosfera della Milano anni’50».
I ruoli polizieschi continuano ad andare di moda. Lei è anche la new entry di Squadra Antimafia 4, in onda su Canale 5 dal 10 settembre.
«Qualcosa di completamente diverso da Nardone. In Squadra Antimafia sarò la new entry a fianco di Greta Scarano. Il mio ruolo sarà quello di Gaetano Palladino, un nuovo agente in forza alla squadra Duomo. Un personaggio oscuro, controverso, dal passato misterioso e violento. Esonerato da compiti operativi proprio a causa del suo passato turbolento, dapprima farà parte del nucleo di intelligence, dopodiché si conquisterà la fiducia del gruppo, e sarà reintegrato con pieni funzioni».
Se Il commissario Nardone punta all’intreccio narrativo con un’impostazione, per così dire, “family”, Squadra Antimafia è un pugno nello stomaco all’americana: lo sbirro turbolento, le sparatorie, le esplosioni, il ritmo frenetico da action movie. Lei, come attore, da che parte sta?
«Squadra Antimafia è adrenalina pura, con un ritmo frenetico dall’inizio alla fine. Anche sul set. Se Rizzo mi somiglia forse sul piano umano, Palladino è il personaggio più realistico con cui mi sia mai confrontato. Lo sforzo di immedesimazione mi ha insegnato molto. È stato un colpo al cuore».
In questo senso, è appropriata la collocazione delle due fiction: una sulla Rai, una su Mediaset?
«Mediaset può permettersi un lato “pop” più americano, caratterizzato dall’azione serrata. Fin dalla seconda stagione, Squadra Antimafia ha avuto in questo senso un impatto fortissimo. Ora siamo già sul set della quinta stagione».
Il suo vero esordio è stato nella soap Agrodolce. Dispiaciuto per le numerose polemiche che hanno seguito la sua chiusura?
«Ho partecipato solo alla prima serie di Agrodolce. Ero un professore di educazione fisica, non avevo a che fare con l’intreccio narrativo legato alle storie di mafia. Il mio personaggio era alle prese con problemi più personali: era andato a letto con una sua studentessa. Detto questo, la chiusura di Agrodolce ha segnato un brutto colpo per i lavoratori coinvolti nella soap. La Sicilia ha grandi potenzialità, come teatro di fiction. Basti pensare al successo di Montalbano».
A proposito di Sicilia: lei è stato in ballottaggio fino all’ultimo per il ruolo di protagonista in Baaria, di Tornatore.
«Un brutto colpo. Fino all’ultimo, ho creduto di potercela fare. Per un esordiente, episodi come questo sono destabilizzanti, ma anche formativi. Di recente, ho anche scoperto che, oltre a me e Scianna, c’erano altri aspiranti in lizza. Questo ha attutito un poco la mia delusione».
Che cosa fa un esordiente, per compensare una delusione così forte?
«Sono tornato nella mia Palermo. Per qualche tempo, ho anche pensato di tirarmi fuori dal mondo dello spettacolo. Avevo bisogno del mio mare, delle mie cose. Un po’ come quando, da adolescente, subisci una solenne batosta amorosa. Poi sono tornato a Roma. Ed è giunta l’opportunità di Agrodolce».
Se la delusione avesse preso il sopravvento, che cosa avrebbe fatto Ludovico Vitrano?
«In realtà non ho mai pensato ad alternative rispetto al mestiere che faccio. Ho deciso di fare l’attore a sedici anni, per compensare – guarda un po’!- proprio una delusione d’amore. Volevo trovare una strada che mi consentisse di esprimersi al meglio, di valorizzare le potenzialità comunicative, indirizzandole. Ho iniziato con i primi corsi di recitazione, a Palermo e a Roma. Poi è arrivato il Centro Sperimentale di Cinematografia. Sono stato selezionato tra i primi del mio corso. Una palestra eccellente per chi vuole fare sul serio, acquisendo una professionalità».
Un attore, quando inizia a diventare noto, non è più vittima di delusioni d’amore. Al massimo, le può provocare tra le colleghe, o tra le spasimanti!
«Ah, per quanto riguarda quel lato, non ho mai avuto relazioni con le colleghe. Non sono il tipo. La mia fidanzata è distante dal mondo della recitazione. Meglio così. Presto ci sposeremo. Io sono un ragazzo tranquillo, credo nei valori classici della famiglia, della fiducia reciproca. Non vado in cerca di avventure. Preferisco la quiete domestica».
Bene. Allora la proposta di matrimonio è stata accettata. Qualche proposta lavorativa che le piacerebbe accettare?
«Ora sono sul set di Squadra Antimafia 5. Il mondo della recitazione, in Italia, è abbastanza meritocratico, se hai talento, ti dai da fare e sai superare le delusioni di un rifiuto a un casting. L’essenziale è insistere. Per quanto mi riguarda, dopo le fiction, mi piacerebbe fare del cinema. Non sono mondi così distanti. Credo molto nell’empatia con le persone, con i registi, con i progetti che ne possono scaturire».
Coronando il sogno di somigliare a…?
«I miei miti di sempre sono De Niro, Pacino e Marlon Brando. Ma voliamo basso. Mi accontenterei di scoprire appieno le mie doti di attore, trovando una dimensione capace di caratterizzarmi per quel che so fare davvero».
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Ludovico Vitrano)