Pubblicato il 09/09/2012, 10:02 | Scritto da La Redazione

SANTORO “RITORNA” IN RAI COME REGISTA DI UNA FICTION

SANTORO “RITORNA” IN RAI COME REGISTA DI UNA FICTION
Il progetto circola sui tavoli della «nuova Rai» presieduta da Anna Maria Tarantola. Ma sulla scrivania del produttore Sandro Parenzo c’è una sceneggiatura già conclusa a firma Michele Santoro, per la prima volta nel ruolo di regista. Si intitola “Processo all’Olocausto”. Ad aprile dovrebbero iniziare le riprese.   Rassegna Stampa: Il Corriere della sera, pagina […]

Il progetto circola sui tavoli della «nuova Rai» presieduta da Anna Maria Tarantola. Ma sulla scrivania del produttore Sandro Parenzo c’è una sceneggiatura già conclusa a firma Michele Santoro, per la prima volta nel ruolo di regista. Si intitola “Processo all’Olocausto”. Ad aprile dovrebbero iniziare le riprese.

 

Rassegna Stampa: Il Corriere della sera, pagina 35, di Paolo Conti

 

Il caso

In primavera le riprese di «Processo all’Olocausto»

Santoro «ritorna» in Rai (come regista di una fiction)

ROMA Il progetto circola sui tavoli della «nuova Rai» presieduta da Anna Maria Tarantola con la direzione generale di Luigi Gubitosi. Ma sulla scrivania del produttore Sandro Parenzo c’è di più: una sceneggiatura già conclusa che porta la firma di Michele Santoro, pronto a sostenere per la prima volta anche il ruolo di regista.
In primavera, come conferma Parenzo, dovrebbero cominciare le riprese della prima docu-fiction ideata e diretta da Santoro: «Processo all’Olocausto». Un denso racconto storico alternato a parti di fiction (interpretate da attori). Un esperimento narrativo che si annuncia, almeno sulla carta, molto coraggioso sia dal punto di vista della tecnica narrativa che dell’incandescente argomento trattato.
Santoro ha scelto di ricostruire il processo «Irving contro Lipstadt» che si celebrò a Londra nel 2000 di fronte alla Royal Court of Justice. Il saggista britannico David living (autore, tra l’altro, di La guerra di Hitler) si sentì diffamato dalla storica statunitense Deborah Lipstad che lo aveva definito nel suo saggio Scomodo Denying the Holocaust edito da Penguin Books «uno dei più pericolosi portavoce del negazionismo».
Ciò che formalmente era nato come un semplice processo per calunnia, si trasformò in un acceso dibattito sul negazionismo che interessò il mondo. Deborah Lipstad si ritrovò così, in base al sistema giudiziario britannico, a dover sostenere (con l’appoggio del suo editore, che spese un milione di sterline) la verità storica: l’atrocità della Shoah, i campi di sterminio, i sei milioni di morti ebrei. Il processo si concluse col rigetto della causa di Irving, definito nella sentenza finale dalla Corte stessa «attivo negatore dell’Olocausto, antisemita, razzista, associato con gli estremisti di destra che promuovo il neonazismo».
Irving poi venne arrestato in Austria nel 2005, riconosciuto colpevole nel 2006 di «aver glorificato ed essersi identificato col partito nazista tedesco». Rimase in carcere per 400 giorni.
Su tutto questo immenso materiale, Santoro ha costruito la sua docu-fiction. Dice Parenzo: «Dovremmo cominciare appena Michele avrà concluso il suo impegno con La7, cioè in primavera». Nel frattempo bisognerà scegliere gli interpreti, accorpare il repertorio storico, concludere un accordo con la Rai al momento tutto da definire.
Da anni Michele Santoro parla di docu-fiction: ipotesi che emerse anche durante le trattative con viale Mazzini per la conclusione anticipata del suo contratto. È prevedibile che la «nuova Rai» di Gubitosi-Tarantola, tenendo presenti gli eccellenti risultati pubblicitari di tutti i «prodotti Santoro», esamini con attenzione il progetto.
Parenzo fa capire che al primo «capitolo» potrebbe seguirne un secondo, sempre tenendo conto degli impegni televisivi del Santoro-conduttore.
Intanto Michele Santoro e la sua squadra stanno lavorando al programma «Servizio pubblico», che debutterà giovedì 25 ottobre su La7, alternandosi sempre il giovedì in prima serata con «Piazzapulita» di Corrado Formigli.