Pubblicato il 01/09/2012, 13:32 | Scritto da La Redazione

LA VITA ECCEZIONALE DI MARTINI E IL SESSO CON IL CROCEFISSO ALLA MOSTRA DI VENEZIA

La nostra blogger-filosofa analizza i due eventi di ieri: la morte del Cardinale più “moderno” della storia e il film scandalo “Paradies: Glaube” di Urlich Seidl.

Quando le serie tv parleranno della vita eccezionale del Cardinale Martini e della sua eccezionale semplicità, forse ricorderanno il temporale greve e quieto che si riversa su Milano mentre si divulga la notizia della sua morte. Ma c’è il rischio che la narrazione affoghi nel melenso da Libro Cuore dei registi televisivi italiani, perché il gregge dei grandi registi predilige altri temi. Infatti alla Mostra del Cinema di Venezia vanno in scena il sesso con un crocefisso di una fanatica cattolica e altre carnali vicende di vendette e tradimenti tra amore e morte, nel film Paradies: Glaube di Urlich Seidl.

Insomma, un senso dello scandalo da sessantottini alle prese con il parricidio della morale borghese e una disperazione empia e dannata – quella degli amanti russi di Serebrennikov – che, dietro alle sofisticatezze cinematografiche, cela la solita fede nella materia, che rinnega Dio e ipostatizza il mortale. Nella società che ha metabolizzato Madonna e Marilyn Manson in Lady Gaga, l’avanguardia del cinema veneziano è ferma agli anni ’70 e il postmoderno si ritrova a considerare il sacrilegio come sommo scandalo. Come se ci fosse ancora qualcosa di proibito e il sacrilegio non fosse già alla portata di chiunque lo desideri.

Resta una pecora nera, Xavier Giannoli, regista di Superstar, a mettere in scena un uomo qualunque, che diventa famoso per caso e rifiuta la celebrità per non perdere il senso delle cose. Perché in una società che «sta per implodere nel proprio grasso» (come dichiara il regista), l’unica aspettativa essenziale verso il cinema è che racconti con semplicità e senza pseudo-misticismi lo spirituale: lo spirituale nel cinema.

 

Wilma Laclava

 

(Nella foto il Cardinale Carlo Maria Martini)