Pubblicato il 31/08/2012, 13:28 | Scritto da La Redazione

MAURO CRIPPA: «NON HO MESSO ALLA PORTA EMILIO FEDE, L’INFORMAZIONE MEDIASET SI EVOLVE»

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Dal nuovo TG4 a Minzolini, passando per Del Debbio e Alessio Vinci, il direttore dell’informazione delle reti del Biscione non si è risparmiato, raccontando a TVZOOM i progetti della stagione.

Ha le idee chiare, Mauro Crippa, Direttore Generale dell’informazione Mediaset. «Il TG4 orfano di Emilio Fede? In televisione, i grandi direttori passano, i marchi restano». Che non è come dire «Morto un Papa, se ne fa un altro», perché il TG4 non intende puntare su un’unica figura carismatica, ma è comunque un’affermazione emblematica. Respinte al mittente anche le accuse di defenestrazione dell’ex direttore. «Non ho messo alla porta Fede. Non ho tutto questo potere. Al momento, si avvale ancora di un ufficio a Cologno Monzese. Se presenterà un progetto interessante, e se ci sarà il budget per realizzarlo, vedremo che cosa accadrà».

E poi Minzolini, Del Debbio, Vinci, le nuove tecnologie applicate all’informazione: Crippa non si è risparmiato, assumendo un atteggiamento deciso e prudente a un tempo.
Direttore, si preannuncia una stagione ricca di novità, per l’informazione Mediaset.
Privilegeremo la tv della realtà e dell’autenticità. Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti fino a oggi, anche sul piano della presenza internet. La moltiplicazione dei prodotto d’informazione è un segno dei tempi. Mediaset ha dimostrato di saper reggere le stagioni di rivoluzione tecnologica, rivelandosi leader in tutti i settori tecnologici applicati all’informazione. 
Toti ha presentato le novità del TG4 con grande determinazione e speranza. Avete degli auspici, in merito?
Rete 4 ha un pubblico molto fedele. Diverso da quello di Italia Uno e Canale 5. Un pubblico che, se sollecitato nel modo giusto, reagisce bene. Lo dimostrano, fino a oggi, programmi d’approfondimento come Quarto Grado, Quinta Colonna. Lo dimostrerà il TG4, rinnovato e ripensato in chiave di cronaca, senza spazio alle facili incursioni nel pop, dal quale in passato avevamo attinto.
Rete 4 diventerà un riferimento per quanto riguarda l’approfondimento giornalistico?
Sarà uno dei riferimenti principali. Tony Capuozzo sta preparando un nuovo programma d’approfondimento, andrà in onda proprio su Rete 4. Questo per sottolineare quanto sia da considerarsi una rete solida, un elemento di certezza e stabilità.
Molto si è parlato di un TG4 che abbandona il pop e diventa organo di informazione meno schierata e più approfondita. Tuttavia, in Quinta Colonna, si è visto un Del Debbio risoluto nel mostrare la sua opposizione a certi provvedimenti del Governo Monti. Sicuri di non essere pronti a eventuali campagne elettorali?
Il programma di Del Debbio tenta di dar voce a quelle che una volta si chiamavano masse popolari, oggi penalizzate inevitabilmente da Monti. Non intende tirare la volata a questo o a quel partito politico. Tanto meno è un programma da campagna elettorale. Ricordiamo piuttosto che ha vinto la serata battendo una nota concorrente, Bersaglio Mobile di LA7, considerato programma leader nell’informazione.
Citando il nome di Minzolini, che cosa risponde? Approderà a Mediaset, come si mormora da tempo?
Minzolini è un ottimo giornalista. Ha inventato lui il cosiddetto retroscena politico, che ha avuto poi numerosi epigoni. In Mediaset si va e si viene. Noi, al momento, non stiamo facendo assunzioni e lui mi risulta abbia un suo posto consolidato in Rai. Per il resto, si vedrà.
Quest’anno Matrix resta fermo un turno. Ad Alessio Vinci verrà affidato l’approfondimento della domenica pomeriggio. Una scommessa?
Noi siamo un cantiere aperto, andiamo dove servono programmi in diretta con una connotazione forte. Siamo una tv commerciale, del resto. Abbiamo proposto a Alessio Vinci di mettersi sulle spalle la domenica pomeriggio. Il suo sarà un programma serio, pacato, destinato a un target ampio. Alessio è uscito dalla tranquilla nicchia della seconda serata per accettare una sfida rischiosa ma stimolante.
Canale 5 rinuncerà all’approfondimento da seconda serata?
Non vi rinuncerà. Stiamo preparando un programma condotto da Clemente Mimun.
Che dire dei programmi d’approfondimento di Barbara D’urso e Federica Panicucci?
Sono un nostro patrimonio. Moltissimo pubblico ci si identifica.

Lei ha parlato di risultati soddisfacenti per il web. È forse la riprova di una crisi del sistema televisivo?
Al contrario. Uno studio della Columbia University ha rivelato come più si sviluppa l’informazione in web, più cresce anche quella televisiva. Non a caso, negli Stati Uniti si discute su quando morirà il cartaceo del New York Times, ma web e tv godono di pari vitalità. Per utilizzare una metafora gastronomica, possiamo dire che, se il web è la carne macinata dell’informazione, il telegiornale televisivo ne è il piatto sofisticato e appagante. 
Per questo avete deciso di rilanciare anche Studio Aperto?
Si tratta pur sempre della più antica delle nostre testate, quella che diede prima di tutti gli altri la notizia della prima guerra del Golfo. Ne rilanciamo la vitalità. Nonostante vi sia in generale una contrazione di investimenti, il media televisivo è vivo, vivissimo.
Ha appena citato quella che fu una creatura di Emilio Fede.
I direttori, anche i grandi direttori, passano. Il brand resta. 
Qualche maligno insinua che sia stato lei a metterlo alla porta.
Io non metto alla porta nessuno, non ho questo potere. C’è stata una decisione di Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi di puntare su un altro tipo di informazione, uniformandosi ai tempi e rinnovandosi.
Se Fede dovesse presentare un proprio progetto?
Al momento, non lo ha fatto. Se lo farà, lo valuteremo. Se interessante, con il budget adeguato, lo si svilupperà, perché no?
 
Gabriele Gambini
 
(nella foto Mauro Crippa)