Pubblicato il 16/08/2012, 12:06 | Scritto da La Redazione

ELIO: «LA TV MI PIACE E MI PIACE AIUTARE I GIOVANI»

ELIO: «LA TV MI PIACE E MI PIACE AIUTARE I GIOVANI»
Il giudice di “XFactor”, che partirà su Sky Uno il 20 settembre, in un’intervista a “La Gazzetta dello Sport” racconta della sua avventura nel piccolo schermo e parla dello stato di salute della musica. Rassegna stampa: La Gazzetta dello sport, pagina 33, di Stefania Angelini Elio trova una vocazione: «Mi piace aiutare i giovani» Strano […]

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Il giudice di “XFactor”, che partirà su Sky Uno il 20 settembre, in un’intervista a “La Gazzetta dello Sport” racconta della sua avventura nel piccolo schermo e parla dello stato di salute della musica.

Rassegna stampa: La Gazzetta dello sport, pagina 33, di Stefania Angelini

Elio trova una vocazione: «Mi piace aiutare i giovani»

Strano giudice, il musicista si prepara alla nuova edizione del talent di Sky. A settembre ancora protagonista di XFactor: «L’unica vetrina oggi è la tv, sebbene spietata».

«La mia vera faccia? È quella che ho quando vado a letto, quando nessuno mi può vedere». Stefano Belisari, 51 anni, in arte Elio, il fondatore di Elio e le Storie Tese, è un vero trasformista. Ci risponde al telefono dal mare, dove sta trascorrendo le vacanze prima di tornare a fare il giudice di XFactor anche se, dice, «in spiaggia prendo la stessa quantità di sole di Dracula». Di certo Elio è un artista fuori dal comune che a teatro riesce a passare da Frankenstein a Gian Burrasca e nel talent musicale di SkyUno dai Beatles a Dante.

Che cosa ha in mente per la nuova edizione di «X Factor» (il 20 settembre si comincia con le selezioni, il 18 ottobre parte il talent vero e proprio)?

«Cercherò di vestirmi elegante, sfoggerò i completi dell’uomo del futuro…».

Non scherzi: dica la verità, ci ha preso gusto a fare tv?

«Eggià, altrimenti avrei mollato. C’è qualcosa che mi spinge a farlo con entusiasmo: aiutare i giovani a farsi ascoltare. Perché non è più come quando abbiamo iniziato noi, che potevamo suonare nei locali e alle feste dell’Unità. Oggi la tv è l’unica vetrina, anche se spietata».

C’è talento in giro?

«In generale sì, ma io sono stato uno dei primi a parlare di crisi della musica. Tutto è una conseguenza dei tempi difficili che stiamo vivendo. Se non si vendono dischi è perché nessuno fa cose originali. Internet e il download illegale non c’entrano…».

L’Italia è ancora la Terra dei Cachi che cantavate a Sanremo nel 1996?

«Ancora peggio. Quella doveva essere una parodia del Festival ed è diventata una canzone sui mali del nostro Paese. Siamo stati dei veggenti».

La vostra band è sulle scene da più di 30 anni: che cosa la rende più fiero?

«Mi meraviglio ogni volta che una nostra canzone riscuote successo e ogni volta che la gente viene ai concerti. Dovremmo ricevere una medaglia solo perché non ci siamo sciolti e non so quanti gruppi italiani possono dire lo stesso».

Perché proprio Elio come nome d’arte?

«Mettiamola così: volevo un nome grazie al quale i miei genitori non potessero riconoscermi. E allo stesso tempo, che fosse poco diffuso. Ditemi quanti Elii famosi ci sono? Pochi altri direi».