Pubblicato il 28/07/2012, 09:45 | Scritto da La Redazione

ALDO GRASSO PROMUOVE LA CERIMONIA DELLE OLIMPIADI

ALDO GRASSO PROMUOVE LA CERIMONIA DELLE OLIMPIADI
Il critico del “Corriere della sera” elogia lo spettacolo messo in piedi da Danny Boyle allo stadio olimpico di Londra. Corriere della sera, pagina 3, di Aldo Grasso Show riuscito. Anche Mr Bean appare poetico Di fronte a simili manifestazioni bisogna diventare un po’ bambini, lasciarsi trasportare, credere anche alle favole. Perché, in fondo, l’Olimpiade […]

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Il critico del “Corriere della sera” elogia lo spettacolo messo in piedi da Danny Boyle allo stadio olimpico di Londra.

Corriere della sera, pagina 3, di Aldo Grasso

Show riuscito. Anche Mr Bean appare poetico

Di fronte a simili manifestazioni bisogna diventare un po’ bambini, lasciarsi trasportare, credere anche alle favole. Perché, in fondo, l’Olimpiade è l’ultima favola moderna che ci resta. La celebrazione d’apertura dei Giochi Olimpici ha avuto il grande merito di raccontare una storia, ovviamente la storia dell’Inghilterra, mescolando registri diversi, dal pop al poetico, dal classico al rock, dalla cultura cinematografica a quella televisiva. Danny Boyle (il regista di «Trainspotting» e «The Millionaire») ha messo in piedi uno show spettacolare che ha celebrato in modo grandioso l’essenza British: una cerimonia di apertura così riuscita non si vedeva da tempo e sarà difficile da eguagliare. Nemmeno il commento didascalico e pedante dei telecronisti Rai è riuscito a rovinarla.

Come da tradizione, lo spettacolo ha ripercorso la storia del Regno Unito attraverso le sue tappe più significative: la partenza come nazione contadina, legata alla terra, poi lo sviluppo delle città con la rivoluzione industriale il tutto inframmezzato da letture shakespeariane e musiche della maestosa tradizione britannica come «Green and Pleasant Land». Per riuscire a rendere poetico il Sistema Sanitario Nazionale, grande vanto della società inglese, Boyle ha dovuto mettere al lavoro tutta la sua arte e immaginazione, ma il risultato finale è stato di grande emozione, soprattutto grazie a quell’idea di legare il welfare state alla grande tradizione della letteratura inglese per l’infanzia, da Peter Pan a Harry Potter. Lo spettacolo era talmente bello, giusto nel ritmo e nei cambi di «tono», che anche i momenti più kitsch (Daniel Craig nei panni dell’agente 007 che scorta Sua Maestà fino allo stadio e poi si butta con il paracadute, Mr. Bean che re-interpreta Momenti di gloria) sono sembrati poetici. Per non parlare della sequenza dei baci: baci famosi, baci di celluloide sulle pareti di tela di un’abitazione allestita in mezzo allo stadio Olimpico, caleidoscopio della musica pop e rock inglese, dagli Anni 60 ai giorni nostri. E tra i baci, ovviamente, anche quello tra William e Kate.

Commovente l’interpretazione di «Abidewith me», scritta da Henry Francis Lyte tre settimane prima della sua scomparsa, sentimento della paura di morire. Certo, il materiale di partenza ha aiutato: quando per ripercorrere la storia musicale di un paese si può passare dai Beatles ai Rolling Stone, dai Clash a David Bowie ad Amy Winehouse, è facile ottenere un risultato grandioso. Quello che più ha colpito della cerimonia di apertura è stata la capacità di sfruttare la retorica (inevitabile in queste occasioni) per dar vita a una celebrazione dello spirito olimpico che era al contempo un’esaltazione della cultura pop, di una nazione multietnica consapevole della sua storia ma con lo sguardo sempre al futuro.