Pubblicato il 22/07/2012, 13:23 | Scritto da La Redazione

SHOPPING EDITORIALE: PROTO ACQUISTA L’1,7% DE L’ESPRESSO E L’1,1% DI BSKYB

SHOPPING EDITORIALE: PROTO ACQUISTA L’1,7% DE L’ESPRESSO E L’1,1% DI BSKYB
Il quotidiano “Italia Oggi” racconta la campagna acquisti del finanziere Alessandro Proto, che sta rastrellando azioni del comparto editoriale. Italia Oggi, pagina 21, di Claudio Plazzotta. Proto acquista l’1,7% dell’Espresso e 1’1% della pay tv inglese BSkyB Continua lo shopping del finanziere nei media. Che non svela chi siano i clienti. Dopo i 9 milioni […]

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Il quotidiano “Italia Oggi” racconta la campagna acquisti del finanziere Alessandro Proto, che sta rastrellando azioni del comparto editoriale.

Italia Oggi, pagina 21, di Claudio Plazzotta.

Proto acquista l’1,7% dell’Espresso e 1’1% della pay tv inglese BSkyB

Continua lo shopping del finanziere nei media. Che non svela chi siano i clienti.

Dopo i 9 milioni di euro per il 2% di Rcs MediaGroup, ora Proto Organization fa un passo molto importante sul mercato britannico, rilevando l’1% della piattaforma pay tv BSkyB (per un valore attorno ai 130 mln di euro), e si consolida in Italia, acquistando l’1,7% del gruppo Espresso (4,3 mln di investimento). Insomma, Alessandro Proto e gli investitori per conto dei quali opera la sua società stanno facendo uno shopping europeo degno del Paris Saint Germain. Se, però, dietro la squadra di calcio francese si sa che c’è il fondo sovrano del Qatar, non è invece ancora noto chi siano i clienti per cui lavora Proto Organization. Qualcuno ha fatto il nome di Donald Trump, altri quello di Ted Turner. Ma, al momento, rimangono nell’ombra.

Come annuncia un comunicato di Proto Organization, «nelle scorse settimane sono stati acquistati circa 7 milioni di azioni dell’Editoriale L’Espresso, pari all’1,7% del capitale, a un prezzo medio di 0,62 euro per azione» e per un investimento attorno ai 4,3 milioni di euro. Lo stesso Proto, poi, conferma a ItaliaOggi che l’operazione BSkyB si è conclusa anch’essa nelle scorse settimane, «con l’acquisto dell’1% della pay tv britannica (che ha 11 milioni di abbonati, ndr). Ma in questo caso preferisco non parlare di cifre e di investimenti». Poiché, tuttavia, la società è quotata e capitalizza circa 12-13 miliardi di euro, ecco che l’1% può valere attorno ai 120-130 milioni di euro.

Insomma, Proto mette il cappello nei media del Regno Unito, e poi sia sul Corriere della Sera, sia su Repubblica. Perché? «Sono tutte operazioni strategiche», spiega il finanziere-imprenditore, «e di certo non vogliamo speculare su titoli editoriali che non stanno andando molto bene sui mercati. Questi investimenti vengono fatti perché, secondo noi, oggi è importantissimo essere presenti nel mondo dell’editoria e della comunicazione. Sono investimenti strategici per tutelare, in futuro, alcune nostre operazioni imprenditoriali». Proto, cioè, con un po’ di ingenuità ma pure con una certa onestà, ammette candidamente che i suoi investimenti editoriali non hanno come finalità l’editoria in sé, ma il potere che deriva dalle partecipazioni nel settore dell’editoria.

«Per esempio, io credo che Matteo Arpe e la sua Sator, nella vicenda FonSai, avrebbero potuto avere migliori successi se avessero goduto di un maggiore supporto dai media. Invece, purtroppo, Arpe ha solo Lettera 43, e pur con tutta la bravura di Paolo Madron, questo è uno strumento ancora non sufficiente». Il presidente di Proto Organization, che in Italia e in Gran Bretagna si mantiene sempre sotto la soglia del 2% nelle sue iniziative borsistiche, ha provato, in passato, pure a rendersi disponibile per rilevare il controllo del quotidiano Il Tempo e della tv La7, venendo però regolarmente respinto da quello che lui chiama il salotto buono (forse ciò non accadrebbe se rendesse noti gli imprenditori in nome e per conto dei quali lui opera). Tuttavia l’editoria resta un suo cavallo di battaglia: «In Rcs abbiamo deciso di non salire ulteriormente finché non si scioglie il patto di sindacato che la governa. Quello è un gruppo off limits», prosegue Proto, «e lo abbiamo capito presto. In passato noi abbiamo investito in Unicredit, in FonSai. Ma appena siamo entrati in Rcs, subito la Consob ci ha chiamati, per una audizione dì oltre cinque ore, nella quale abbiamo comunque chiarito la nostra posizione». Stop in Rcs, ma grande interesse, invece, per il Gruppo Espresso. «L’ingegner Carlo De Benedetti ha delle buone idee, ha entusiasmo, è un business che mi interessa, e, se ci sarà l’occasione, consolideremo il nostro pacchetto azionario. Nei mesi scorsi ci è stata pure offerta una quota di Poligrafici editoriale: abbiamo valutato la proposta, e poi l’abbiamo scartata».