Pubblicato il 19/07/2012, 10:41 | Scritto da La Redazione

SCAVI DI POMPEI NEGATI PER UNO SPOT RAI E GILETTI S’INFURIA

SCAVI DI POMPEI NEGATI PER UNO SPOT RAI E GILETTI S’INFURIA
Il conduttore de “Le note degli angeli” si è arrabbiato per il “no” della Soprintendenza a girare una pubblicità del programma negli scavi archeologici. Il Mattino, pagina 41, di Susy Malafronte. Scavi negati per lo spot Rai, l’ira di Giletti Pompei, il caso: «La Soprintendenza ha vietato l’ingresso: è la cultura del no, assurdo gestire […]

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Il conduttore de “Le note degli angeli” si è arrabbiato per il “no” della Soprintendenza a girare una pubblicità del programma negli scavi archeologici.

Il Mattino, pagina 41, di Susy Malafronte.

Scavi negati per lo spot Rai, l’ira di Giletti

Pompei, il caso: «La Soprintendenza ha vietato l’ingresso: è la cultura del no, assurdo gestire così un sito che appartiene a tutti». La denuncia del conduttore prima del concerto-evento sul piazzale del Santuario.

POMPEI – La Soprintendenza nega alla Rai le riprese per uno spot nell’area archeologica, Massimo Giletti s’infuria e minaccia di denunciare lo spiacevole episodio in diretta, nel corso della trasmissione «Le Note degli Angeli». «Sono due anni che non riesco a fare un lancio televisivo dagli scavi», ha detto il conduttore della rete ammiraglia nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento andato in onda ieri sera, su RaiUno, dal sagrato del santuario di Pompei. «Sono due anni che un azienda come la Rai riceve un no alla richiesta di girare uno spot di un minuto dall’ area archeologica. Non capisco se si sono resi conto che la Rai si è offerta di girare uno spot gratis. Per questo tipo di servizi pubblicitari a tutti i musei e siti del patrimonio culturale italiano i dirigenti Rai fanno firmare contratti pubblicitari per centinaia di migliaia di euro. Dalla soprintendenza di Pompei invece riceviamo un no. Mi piacerebbe incontrare chi ci ha detto no, ma anche questo mi è stato negato».

Poi il conduttore minaccia la sua «vendetta» sul piccolo schermo: «Il mio rammarico è grande e questa cosa non la mando giù. Lo dirò in diretta, tutti devono sapere che alla Rai è stato negato il diritto di girare uno spot pubblicitario in un sito archeologico che appartiene al mondo intero. La Campania è conosciuta come la regione del no. Molte, infatti, sono le istituzioni che non comprendono il valore di chi si propone di migliorare e promuovere le ricchezze culturali del Paese».

Massimo Giletti, dopo lo sfogo a ruota libera, incita il sindaco di Pompei a ribellarsi a questo stato di cose e di agire. «Bisogna alzare la testa – dice il conduttore dell’Arena – dobbiamo far capire a chi ci ha detto no che gli scavi sono del mondo intero e non di chi li amministra e che non ha senso chiudersi in un muro di negazioni, privando tutti noi del piacere di contribuire a rilanciare l’immagine del sito più conosciuto al mondo. Ci hanno detto potete farlo solo di giorno e solo in uno spazio ristretto. Allora potrei anche puntare la telecamera contro un muro qualsiasi di una stanza. Ma sapete quanti posti di lavoro potrebbe creare l’indotto degli scavi se queste persone smettessero di dire no?».

Il sindaco di Pompei Claudio D’Alessio spiega che la prima a subire i no della Soprintendenza è proprio la città nuova. «Sono dispiaciuto per quanto accaduto e chiedo scusa come campano per i tutti i no che la Rai e il dottor Giletti hanno ricevuto dalla Soprintendenza ma è opportuno che si sappia che l’amministrazione comunale è la prima a soffrire per tutti i no incassati da chi dirige l’area archeologica pompeiana. Posso affermare con certezza che le logiche di chi non ha a cuore il rilancio di Pompei non appartengono a chi amministra la città nuova e la Regione Campania. Non avendo la possibilità di dire la nostra incontriamo molte difficoltà nell’ottenere le dovute autorizzazioni per il rilancio di tutta la città. È in atto una campagna di recupero dell’area archeologica e, come governo cittadino, abbiamo presentato un piano che prevede la “donazione” dell’antica città per far rivivere ai turisti la quotidianità della Pompei di duemila anni fa. La soprintendenza continua a dirci no. Se la città di Pompei registra dei ritardi è perché non si è trovata una soluzione di dialogo». Lo sfogo «La televisione avrebbe fatto pubblicità gratis Così si perdono occasioni di visibilità e posti di lavoro».