Pubblicato il 14/07/2012, 12:20 | Scritto da La Redazione

IL COMMIATO PER ALFREDO PROVENZALI, VOCE STORICA DI RADIO1

IL COMMIATO PER ALFREDO PROVENZALI, VOCE STORICA DI RADIO1
Sulle pagine del “Corriere della sera”, Aldo Grasso ricorda il radiocronista, che per decenni raccontò le grandi imprese sportive agli italiani. Corriere della sera, pagina 59, di Aldo Grasso. Addio Provenzali, voce di «Tutto il calcio»: raccontò anche l’ora di Moser Scomparso un mito della radio. È morto ieri a Genova il giornalista Alfredo Provenzali, […]

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Sulle pagine del “Corriere della sera”, Aldo Grasso ricorda il radiocronista, che per decenni raccontò le grandi imprese sportive agli italiani.

Corriere della sera, pagina 59, di Aldo Grasso.

Addio Provenzali, voce di «Tutto il calcio»: raccontò anche l’ora di Moser

Scomparso un mito della radio.

È morto ieri a Genova il giornalista Alfredo Provenzali, voce storica di «Tutto il calcio minuto per minuto». Aveva 78 anni, essendo nato nel 1934 nel quartiere genovese di Sampierdarena. E stato un cronista impeccabile sui campi sportivi d’Italia e del mondo, ma la sua notorietà deriva, appunto, dalla mitica trasmissione «Tutto il calcio», a cui ha lavorato dal 1966 e di cui, dal 1992, è stato conduttore sostituendo Massimo De Luca. Tra i tanti momenti sportivi che si legano al suo ricordo, la cronaca del record del mondo negli 800 stile libero di Novella Calligaris a Belgrado nel 1973. Provenzali è morto nel giorno del suo compleanno: era nato il 13 luglio del 1934, è morto ieri, 13 luglio.

Quelle voci erano tutto, erano la magia della radio, e non solo. E quelle domeniche pomeriggio con l’orecchio incollato al transistor, quei trasalimenti per un’interruzione («scusa Ameri, scusa Ameri»), quella gente accalcata attorno alla radio di un bar sono schegge di una cerimonia tanto emozionante quanto lontana: una sorta di colonna sonora collettiva, di linguaggio comune, di mito dell’Italia unita. «Tutto il calcio» metteva in scena un’idea di racconto geniale (il collegamento in diretta coi campi di calcio ritmato dall’interruzione dei gol) negli anni in cui la radio era ancora il medium egemone e occupava un posto privilegiato al centro del Paese.

C’era anche una gerarchia delle voci, come avremmo scoperto in seguito. A coordinare la trasmissione, nata sull’entusiasmo dell’Olimpiade di Roma, c’era un distinto signore, Roberto Bortoluzzi. Il suo stile e la sua professionalità scandivano la cerimonia attraverso collegamenti con i principali campi di gioco. Le due voci principali erano Enrico Ameni e Sandro Ciotti. Come capita nelle migliori famiglie, i due si detestavano. Mentre Ciotti tendeva sempre di più a fare interventi di tipo commentativo, con un lessico vagamente colto e distaccato, le «tirate» di Ameri erano cronaca pura, basata sul ritmo serrato e sulla totale mancanza di pause. Ameri rappresentava in qualche modo la radio nella sua essenza, amplificazione della voce e insieme altoparlante, velocità e drammatizzazione. La terza voce era quella di Alfredo Provenzali: ben impostata, appena increspata da un vago accento genovese, calda e professionale. È curioso come di Provenzali non si ricordi mai un’alzata d’umore, un errore, uno screzio con un collega. Sempre in giacca e cravatta, sembrava un signore d’altri tempi prestato al gioco più pazzo del mondo.

Appassionato in primo luogo di nuoto e pallanuoto, Provenzali considerava una delle sue esperienze più belle il record dell’ora di Francesco Moser a Città del Messico, di cui fu testimone e cronista. «I suoi miti sportivi – ha ricordato Emanuele Dotto, cresciuto anche lui alla scuola genovese dei radiocronisti – erano Novella Calligaris, Moser ed Eraldo Pizzo, ii campione della Pro Recco, di cui era amico e tifoso. Credo sia stato lui a tirar fuori l’appellativo di caimano». I suoi compagni di lavoro di Radio1 lo hanno voluto ricordare come «un maestro di giornalismo, un cronista, un uomo di rara eleganza, un gentiluomo di altri tempi».