Pubblicato il 09/07/2012, 09:34 | Scritto da La Redazione

BIANCA BERLINGUER: «MENO POLITICA IN RAI»

BIANCA BERLINGUER: «MENO POLITICA IN RAI»
In un’intervista a “La Repubblica”, il direttore del Tg3 plaude alle azioni del Governo Monti in Viale Mazzini e auspica più libertà per la tv di Stato. La Repubblica, pagina 13, di Arianna Finos «Il premier ha sparigliato ora ci vuole meno politica» Bianca Berlinguer (Tg3): Cda più eterogeneo, possibili sorprese. ROMA – Bianca Berlinguer, […]

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In un’intervista a “La Repubblica”, il direttore del Tg3 plaude alle azioni del Governo Monti in Viale Mazzini e auspica più libertà per la tv di Stato.

La Repubblica, pagina 13, di Arianna Finos

«Il premier ha sparigliato ora ci vuole meno politica»

Bianca Berlinguer (Tg3): Cda più eterogeneo, possibili sorprese.

ROMA – Bianca Berlinguer, direttore del Tg3, che si aspetta rispetto alla decisione di domani?

«A di là del merito e delle luci e delle ombre dell’attività dell’esecutivo, è chiaro che Monti ha governato il Paese su una linea di forte discontinuità rispetto al passato. Da qui il grande interesse per la strategia nei confronti della nostra azienda da parte dei manager indicati dal governo. Gli altri cambi ai vertici della Rai erano decisamente più scontati. Ora l’esito potrebbe essere meno prevedibile e riservare sorprese: un’eventualità che suscita sentimenti non necessariamente negativi».

C’è bisogno di una gestione più aziendale e meno politica nella Rai?

«La risposta, fin troppo banale, è inequivocabilmente sì».

Le piace l’idea che nel Cda siano state elette persone che sono espressione della società civile?

«Sì. Benedetta Tobagi è una giornalista con una significativa esperienza radiofonica, Gherardo Colombo è il presidente di una importante casa editrice. È un consiglio più eterogeneo. Rispetto a prima sarà più difficile che si affrontino blocchi precostituiti».

Cosa pensa della possibilità di legare alla bolletta della luce il canone Rai?

«Qualunque misura destinata a recuperare il canone e sconfiggere l’evasione va bene. Ma la questione della Rai non è solo economica e non riguarda solo quest’azienda, e nemmeno il solo sistema televisivo, è una congiuntura negativa che attraversa l’intero Paese e la Rai ne è, allo stesso tempo, un sintomo e una rappresentazione. Per l’Italia e per l’Europa oggi il primo imperativo è quello della crescita. E fatte le debite proporzioni è questione che interpella anche noi. Abbiamo un’offerta più ampia rispetto al passato ma è come se si fosse risolta in una competizione al ribasso».

Voi siete un servizio pubblico.

«Sì, per questo mi auguro che la crisi d’idee e di organizzazione sia affrontata subito. Ad esempio da anni la maggior parte delle produzioni sono realizzate in appalti all’estero dell’azienda. Quando sono entrata in Rai, 25 anni fa, si produceva tutto internamente. Tornare a quel metodo aiuterebbe la Rai a ritrovare una propria identità, dando un significato più preciso a una formula astratta come servizio pubblico. Anche così si rifugge dall’omologazione e si riprende a sperimentare».

Santoro a La7 significa perdita e concorrenza per la Rai.

«Sì, spero che Santoro possa tornare in Rai il prima possibile».

La Tarantola pensa di usare il nuovo gettito che arriva dal canone per promuovere prodotti di qualità propri del servizio pubblico.

«Qualunque strategia per il futuro Rai deve prevedere sia le trasmissioni di nicchia, che qualificano la funzione sociale dell’azienda, sia quelle destinate al grande pubblico, perché gli alti ascolti sono la prova provata del consenso popolare ottenuto».