Pubblicato il 04/07/2012, 10:34 | Scritto da La Redazione

FULVIO COLLOVATI: «ACCETTO LE CRITICHE, MA LA RAI VA RISPETTATA»

FULVIO COLLOVATI: «ACCETTO LE CRITICHE, MA LA RAI VA RISPETTATA»
L’ex giocatore, oggi commentatore televisivo, al ritorno dagli Europei dice la sua sulla pioggia di critiche incassate, in un’intervista al “Corriere della sera”. Corriere della sera, pagina 46. Collovati in difesa: «Accetto le critiche, ma la Rai va rispettata» Europei in tv, iI commentatore respinge i commenti negativi: «I preconcetti danno un po’ fastidio, sembra […]

comunicati stampa2

L’ex giocatore, oggi commentatore televisivo, al ritorno dagli Europei dice la sua sulla pioggia di critiche incassate, in un’intervista al “Corriere della sera”.

Corriere della sera, pagina 46.

Collovati in difesa: «Accetto le critiche, ma la Rai va rispettata»

Europei in tv, iI commentatore respinge i commenti negativi: «I preconcetti danno un po’ fastidio, sembra che siano tutti in attesa di un tuo errore».

MILANO – «Esiste il diritto di critica, ci mancherebbe. E poi una partita di calcio ognuno la vede a modo suo». Fulvio Collovati difensore di Milan, Inter, Roma, Genoa e soprattutto dell’Italia mundial dell’82 se la cava con classe e giocando d’anticipo, come quando andava in campo. Senza disdegnare, però, se si cerca di affondare, qualche colpo più duro.

Non le hanno dato fastidio i commenti negativi su come la Rai ha seguito gli Europei?

«Danno fastidio i preconcetti, quelli sì, che ogni tanto mi pare ci siano. Questo non è il mio lavoro però collaboro con la Rai da 14 anni, ho seguito tre campionati del mondo e quattro Europei. E sono convinto che la Rai abbia sempre offerto ottimi prodotti».

Per i critici un prodotto vecchio.

«Credo sia giusto rispettare il lavoro di chi viene seguito da così tanta gente. Adesso va molto di moda parlare male della Rai, sembra che tutto ciò che è nuovo sia meglio per forza. Eppure io, se mi guardo in giro, non vedo grandi differenze, né nei giudizi tecnici, né nei ritmi della telecronaca».

Ecco, le telecronache sono quelle maggiormente finite nel mirino. Qual è la cosa più difficile quando si commenta in diretta?

«Rispettare i tempi di chi fa la telecronaca. Il lavoro più duro lo fa lui, io devo dare giudizi tecnici. Non è detto che uno che abbia giocato a calcio per vent’anni sia anche in grado di spiegarsi bene. Però almeno questo me lo consenta certe cose credo di capirle: se quel giocatore è in giornata no, che tipo di assetto tattico ha scelto l’allenatore, se era meglio far giocare un altro in quella posizione. E poi cerco di rendere certe sfumature, le espressioni, gli atteggiamenti in campo. Ma queste cose non vengono quasi mai sottolineate, mentre sono tutti pronti a giudicare, sembra che aspettino l’errore. Magari stai dicendo che una squadra gioca male, poi con un tiro casuale trova un gol e te lo rinfacciano subito».

A proposito di cose rifacciate: è stata sua la gaffe sulla Grecia squadra di m…?

«Sì sono stato io, ma voglio chiarire che non avevo le cuffie, le avevo appoggiate sul tavolo, insomma non stavo lavorando. Non è quello il mio modo abituale di esprimermi, mi scuso se ho usato un’espressione volgare, volevo solo dire che era una brutta partita».

I telecronisti sono troppo tifosi?

«Se commento Spagna-Portogallo certo non parteggio per nessuno. Se c’è una squadra italiana mi sembra giusto parteggiare per quella, però credo di restare obiettivo».

Critiche a parte, com’è stata l’esperienza di questo Europeo: si è fatto contagiare dall’euforia per l’Italia?

«lo non ho commentato la nazionale, ma ho respirato quel clima. Ho notato che c’era quasi più entusiasmo per questo secondo posto che per la vittoria al Mondiale 2006: forse con tutti questi social network i tifosi partecipano di più. Però vedere la squadra ricevuta da Napolitano mi ha fatto rivivere l’emozione di 30 anni fa, quando noi siamo andati da Pertini. L’unica differenza è che noi c’eravamo fermati anche a mangiare con il presidente». a. rav.