Pubblicato il 12/06/2012, 10:31 | Scritto da La Redazione

COLLOQUIO LEI-PREMIER. SALE L’IPOTESI RICORSO. E INTANTO IL DG INVIA CIRCOLARE AI DIPENDENTI: NON SPARLATE SU BLOG E SOCIAL NETWORK

COLLOQUIO LEI-PREMIER. SALE L’IPOTESI RICORSO. E INTANTO IL DG INVIA CIRCOLARE AI DIPENDENTI: NON SPARLATE SU BLOG E SOCIAL NETWORK
Ieri l’incontro tra il Premier e il Dg, Lorenza Lei, decisa a replicare con «l’azione di risanamento svolta sui conti in questi ultimi dodici mesi». E intanto nelle stanze di Viale Mazzini ha fatto circolare una nota di divieto per dipendenti di non sparlare sui social network ed è scoppiata la rivolta su twitter.   […]

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Ieri l’incontro tra il Premier e il Dg, Lorenza Lei, decisa a replicare con «l’azione di risanamento svolta sui conti in questi ultimi dodici mesi». E intanto nelle stanze di Viale Mazzini ha fatto circolare una nota di divieto per dipendenti di non sparlare sui social network ed è scoppiata la rivolta su twitter.  

La Stampa, pagina 9, di Paolo Festuccia

 

Colloquio Lei-premier. Sale l’ipotesi di ricorso

 

Il dg uscente avrebbe rifiutato un posto all’Authority dei trasporti

 

Un’ora di colloquio. Per ripartire dalla telefonata di venerdì. Poche battute con le quali il premier Mario Monti aveva annunciato a Lorenza Lei la sua rivoluzione alla Rai, indicando Anna Maria Tarantola alla presidenza, e Luigi Gubitosi alla direzione generale. Parole inattese per la Lei, come pure la fulminea richiesta per un eventuale interesse all’Authority per i Trasporti. Proposta rispettosamente declinata con «un grazie presidente, ma per quella posizione ci sono sicuramente personalità con più esperienza ed età di me…». Tutto questo a metà pomeriggio di venerdì scorso, con l’arrivederci per lunedì (cioè ieri) a Palazzo Chigi. Appuntamento in vista del quale Lorenza Lei si è preparata meticolosamente. Rileggendo per filo e per segno cifre, tabelle e conti di un anno al comando di viale Mazzini. Dodici mesi, che con la crisi hanno condotto i professori al governo, e consegnato la Tv pubblica a un nuovo azionista: non, più il Mef di Tremonti, ma il premier, Mario Monti. Un passaggio così, vista la concomitante scadenza del Cda, non poteva che riflettersi anche sulla Rai. Per questa ragione, ieri, a metà pomeriggio, si sono ritrovati al tavolo il premier Monti, teso a rimarcare l’idea di discontinuità con il passato, e Dg Lorenza Lei decisa a replicare con «l’azione di risanamento svolta sui conti in questi ultimi dodici mesi». Un’azione – è stato questo il leit motiv dell’incontro – che il Dg avrebbe argomentato chiarendo che la Tv pubblica non è al collasso, con debiti «fuori controllo», ma che anzi ha chiuso con un bilancio in attivo dopo cinque anni di rosso. Conti in ordine, insomma, che certamente potranno risentire della crisi del mercato pubblicitario da qui la manovra recentemente varata da circa 50milioni di euro ma che a suo parere non giustificherebbero un ricambio così improvviso. Quindi, è seguita l’analisi sugli appuntamenti più immediati: dalla riunione del cda fissato in settimana, alla presentazione dei palinsesti per i big spender pubblicitari. Monti, naturalmente, ascoltava. E la Lei ribadiva il suo impegno a proseguire nella sua azione di direttore generale, fino all’ultimo momento. Come a voler rimarcare che resterà in sella fino a quando il nuovo cda, e in buona sostanza la legge, non avrà stabilito diversamente. Ma al di là del conto economico della Rai, il nodo è soprattutto politico. Al punto che il piano del governo per il ricambio gestionale e funzionale lontano dalle segreterie dei partiti rischia di infrangersi in un muro di gomma se ai nomi indicati non sapranno adeguarsi i partiti con le scelte dei consiglieri in Vigilanza. Non solo, tra i cultori della «legge Gasparri», e quindi del Pdl, che hanno parlato di «irritualità» nel metodo-Monti sulle candidature per la Rai, c’è anche chi studia eventuali spazi per opporsi in Tribunale. Per questo già molti ricordano la contestata rimozione (governo Prodi all’epoca) del consigliere del Tesoro, Angelo Maria Petroni, che tra ricorsi e contro ricorsi restò
al suo posto. Da oggi il nodo arriva a San Macuto. Il Pd pare ancora fermo sulle
posizioni del segretario Bersani. Nel Pdl c’è chi ritiene che si debba votare, «perché con queste nomine il governo è già andato vicino al commissariamento, e quindi, non si può lasciargli anche il cda» e chi ragiona, invece, sui numeri: stando alle regole e procedendo così «con la Lega di traverso non avremo più la maggioranza». Insomma, il mosaico Rai rischia di complicarsi.