Pubblicato il 28/05/2012, 15:01 | Scritto da La Redazione

LA IENA NICCOLO’ TORIELLI: «PARLARE DI SCIENZA È TRENDY»

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L’inviato de “Le Iene” ha debuttato ieri, domenica 27 maggio, in prima serata su Italia Uno, alla conduzione di “Archimede”, nuovo programma di divulgazione scientifica in salsa pop delle reti Mediaset.

«Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo», disse Archimede (quello vero). Date ad Archimede (la trasmissione, in onda ieri, domenica 27 maggio, alle 21.30 su Italia Uno) uno spazio tv e lui vi può anche sorprendere. Il programma si inserisce nel filone low cost, fatto di video accattivanti e lanci da studio, che ha dato buoni riscontri al Wild di Fiammetta Cicogna e a Mistero di Barale & co. La particolarità è che parla di scienza, un po’ come Eva su Rai Due. «Tentiamo di veicolare pillole di sapere scientifico alle famiglie», precisa a TVZOOM Niccolò Torielli, Iena ventisettenne alla conduzione.

Niccolò, viene da pensare subito il parallelismo tra Archimede e Eva, programma in prima serata su Rai Due…
«Non lo trovo particolarmente calzante. Eva innanzitutto è condotto da una gran gnocca come la Riccobono, io non sono una gran gnocca. Archimede non intende essere la risposta a questo o quel programma: è un contenitore ironico, basato su filmati di eccezionale qualità, che tenta di fare divulgazione scientifica in modo leggero, divertente, circostanziato».
Tu vesti i panni di uno scienziato pazzo intento a condurre esperimenti da studio?
«Il mio ruolo da studio è quello di riprodurre piccoli esperimenti scientifici totalmente riproducibili da chiunque nelle proprie pareti domestiche. Questo serve ad avvicinare alla scienza anche chi non ne è minimamente tentato. Poi, ripeto, lanciamo da studio filmati davvero incredibili. Dai fenomeni legati al nostro sistema solare a pillole di storia».
Il punto di forza di Archimede?
«Proporre la scienza in modo divertente. Io sono il primo spettatore, nel senso che non sono affatto un esperto, sono il primo a imparare di volta in volta. Il nostro target di pubblico è a 360 gradi. Dai ragazzini dai 6 ai 16 anni  a tutta la famiglia. Tentiamo un approccio didattico senza mai salire in cattedra».
Non esistono già programmi d’approfondimento, magari dal taglio molto più serio, come i vari Quark etc.?
«Esistono tanti programmi di divulgazione ma, mi si permetta, alle volte, come dire…”ci credono troppo” all’attitudine con cui veicolano i contenuti. Noi vorremmo avvicinare lo spettatore inesperto con la leggerezza dell’ironia. Siamo carichi, è una bella sfida. Ringrazio tutti gli autori, Barbara Ancillotti, Cesare Vodani, Elisabetta Cianci, Monica Madrisan, Ilaria Tiberio. Ragazzi preparati e pieni di idee».
Archimede si inserisce nel filone low cost, alla Wild, tanto per intenderci: poca spesa, buona resa?
«Il periodo economico non è felice, diciamolo. Quando arriva il tempo di stringere la cinghia, è giusto lavorare a idee brillanti pur senza spendere tanto. Personalmente Le Iene mi hanno insegnato a non perdere mai la curiosità, per questo l’esperienza di Archimede mi carica e mi stimola. Dire che Italia Uno è la rete “giovane” di Mediaset non significa essere scontati: al suo interno è pieno di under 30/35, lo spazio ai giovani viene dato davvero».
In autunno ti rivedremo nel cast de Le Iene?
«In autunno tornerò a Le Iene, è stata la mia palestra decisiva. Entrarci non è stato facile. Avevo provato un paio di volte come inviato ma ero stato scartato. Forse non era ancora giunto il momento». 
A proposito di Iene: quale è stato il momento più adrenalinico del tuo mestiere da inviato?
«Potrei citarne tanti. Tutte le inchieste de I Fatti Nostri, quando non potevamo usare il nome del programma durante le riprese, perché i filmati sarebbero stati selezionati solo in un secondo momento. Eravamo davvero allo sbaraglio. Oppure quando ho preso le botte da un mago. Un’emozione e un’adrenalina pazzesca. Un conto è vedere, da spettatore, un inviato malmenato sul campo, un altro è vivere l’esperienza in prima persona. Quando il mago voleva estrarre una pistola mi son detto “No, la pistola no, perché proprio a me?”. Devo ringraziare il mio autore Fabrizio Montagner, grazie alla sua esperienza, ho imparato a gestire la situazione. Un altro episodio particolare è stato lo Sconvolt Quiz, il quiz sullo sballo, in una discoteca di Napoli. Avevamo tutti gli occhi dei ragazzi addosso. Lì ho capito che stavamo facendo qualcosa di importante».
Inviato pronto a tutto o conduttore da studio? In quale ruolo ti vedi meglio?
«Dipende. Però la conduzione mi affascina. È un punto d’arrivo, rappresenta quello che vorrei fare nella vita: del resto, non sono un attore, non sono un musicista, a me piace condurre».
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Niccolò Torielli)