Pubblicato il 13/05/2012, 18:40 | Scritto da La Redazione

DANIELA VIRGILIO, LA DARK LADY DI “ROMANZO CRIMINALE”

virgilio

L’attrice romana, resa popolare dalla serie di Sky, ha raccontato a TVZOOM i suoi progetti cinematografici

Allegra e comunicativa, a dispetto dell’attitudine con cui, nella serie Sky Romanzo Criminale, posava a femmina fatale. Daniela Virgilio, romana di 28 anni, conosciuta al grande pubblico per il ruolo di Patrizia, la pupa del Dandi nelle vicende noir della Banda della Magliana, è una dark lady inconsapevole. «Forse perché il bello di recitare sta proprio nello scoprire lati inaspettati di te stessa». Per poi metterli nel cassetto e cimentarsi in commedie come Good as you e Workers, nelle sale cinematografiche in questo periodo.

Daniela, è vero che durante i provini di Romanzo Criminale, le avevano assegnato il ruolo che poi è andato a Alessandra Mastronardi?
«Le cose sono andate così: mi sono presentata al casting struccata, con le scarpe da ginnastica gialle e una felpa larghissima. Di certo non ero l’archetipo della femme fatale. L’idea era assegnarmi il ruolo che poi è andato a Alessandra. Il regista ha visto qualcosa nel mio sguardo e ha voluto me per il ruolo di Patrizia. E pensare che io, nella vita reale, sono quanto di più lontano possa esserci dalla tenebrosa seduttrice».
Una ragazza acqua e sapone: eppure il personaggio di Patrizia ora non l’ha intaccata nemmeno un pochino?
«In realtà sì. Ho scoperto lati nuovi della mia personalità, specie quello più sensuale. Ho imparato un nuovo uso del corpo, la qualità e la sinuosità dei movimenti. Ho migliorato anche l’andatura sui tacchi! Questo è il bello del mio mestiere: mettersi a confronto con ruoli inaspettati, vivere molte vite».
Romanzo Criminale le ha permesso di essere riconosciuta per strada, è stato il suo trampolino di lancio…
«Senza dubbio è stato il mio ruolo più qualitativo e importante. Una di quelle parti da mettere a curriculum che ti consentono di selezionare i lavori successivi con criterio di qualità. La serie ora è stata venduta anche all’estero, in Francia, in Spagna, all’Hbo…la fiction italiana ha ancora molto da dire, per fortuna».
Infatti sono arrivate nuove serie sulla falsariga di Romanzo Criminale: penso a Faccia d’Angelo, per esempio. 
«Le produzioni, da noi, sono cicliche: un tempo erano tutti carabinieri, poi tutti preti. Ora tutti gangster. Quel che conta, è la qualità della fiction, per me sinonimo di buona scrittura, attori al servizio della storia, registi capaci di osare».
In Italia la tv garantisce sempre tutto questo?
«Talvolta lo garantisce. Altre volte no. Dipende. A me, per esempio, è capitato di rifiutare un paio di progetti televisivi che non mi convincevano. Questo proprio grazie al curriculum di Romanzo Criminale. In un mestiere come quello dell’attore, l’emblema del precariato, potersi permettere di selezionare le proposte è un traguardo enorme».
A proposito di precariato: lei sarà al cinema con Workers.
«Il film affronta il tema del precariato lavorativo in modo divertente e paradossale, per nulla didattico. Si tratta di una commedia, dunque è intrattenimento, anche se intelligente. Saranno tre storie di mestieri grotteschi: il badante di un anziano dal carattere, diciamo così, particolare, il masturbatore di tori, e la truccatrice di cadaveri. Lo scopo è raccontare la situazione dei giovani d’oggi, costretti ad avere sempre un “piano B” lavorativo e a scordarsi il posto fisso».
E Daniela Virgilio, un “piano B”, ce l’aveva?
«Ho sempre pensato che potrei essere un’ottima segretaria d’ufficio. Oppure, chissà. Mi capita ogni tanto di pensare a che cosa fare in caso di fallimento professionale. Però desidero fare l’attrice con tutte le mie forze e la mia passione». 
Nel mondo delle produzioni tv, esistono i raccomandati?
«Esistono, mi è capitato di essere scartata a provini in cui sono stati scelti personaggi che avevano qualche conoscenza in più. L’essenziale è avere pazienza. Se c’è un minimo di talento e tanta passione, a lungo andare il merito viene premiato».
È più facile fare la dark lady o avere una relazione sessuale con una donna, come nel film Good as you?
«Sono cose completamente diverse. In good as you si raccontavano le dinamiche di alcune coppie gay. Che poi sono le stesse dinamiche di quelle etero. Il film era spiritoso e intelligente. Sono sorte polemiche da parte di Militia Christi, che aveva chiesto il suo ritiro dalle sale. Mi sono sembrate pretestuose e ipocrite». 
Che farà Daniela Virgilio nel suo futuro?
«Il sogno è lavorare in una produzione internazionale. Con un budget alto e con tematiche diverse rispetto alla commedia o al noir. Magari un fantasy, o qualcosa in costume d’epoca. I film sono fatti di immagini, di inquadrature, anche di silenzi. Per questo mi piace andare a riguardarmi i film muti. Per imparare ad affrontare nuovi ruoli, imparando sempre. Insomma, vorrei mettermi alla prova con qualche sorpresa».
 
Gabriele Gambini
(Nella foto Daniela Virgilio)