Pubblicato il 10/05/2012, 10:47 | Scritto da La Redazione

CACCIA AL SUPER-PRESIDENTE RAI

CACCIA AL SUPER-PRESIDENTE RAI
Dopo l’incontro tra il premier Mario Monti e il presidente della Vigilanza Rai, Sergio Zavoli, si ragiona per individuare una figura che possa accentrare più poteri a Viale Mazzini. Il Sole 24 Ore, pagina 17, di Marco Mele Rai, si lavora all’ipotesi di un super-presidente Martedì un incontro Monti-Zavoli. Si lavora all’ipotesi di una “Rai […]

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Dopo l’incontro tra il premier Mario Monti e il presidente della Vigilanza Rai, Sergio Zavoli, si ragiona per individuare una figura che possa accentrare più poteri a Viale Mazzini.

Il Sole 24 Ore, pagina 17, di Marco Mele

Rai, si lavora all’ipotesi di un super-presidente

Martedì un incontro Monti-Zavoli.

Si lavora all’ipotesi di una “Rai del presidente”. Il Governo valuta, tra le altre, la possibilità di dare mandato al nuovo Cda, nel corso dell’assemblea dei soci convocata al momento per il 6 giugno, di delegare al presidente parte dei propri poteri, tranne quelli previsti dal Codice civile. Un’ipotesi consentita dall’attuale Statuto della Rai: per cambiarlo ci vorrebbe un percorso istituzionale di circa tre mesi. Ne ha parlato Mario Monti, martedì, con il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli. Il presidente avrebbe poteri operativi, come l’approvazione dei contratti oltre una determinata soglia: il Cda non sarebbe più la “sponda settimanale” dei partiti verso l’azienda e viceversa. Per far diventare realtà quest’ipotesi di lavoro occorre un accordo politico, in primo luogo con il Pd. Il partito guidato da Pierluigi Bersani si rifiuta di continuare a nominare il Consiglio Rai con le modalità “lottizzatorie” previste dalla legge Gasparri. Può ritenersi soddisfatto da una Rai “duale”, basata sulla diarchia presidente-direttore generale? La risposta, oggi, sarebbe più no che sì. Il Governo, allora, affiancherebbe alle deleghe al presidente anche la scelta di tre personalità di rilievo per il ruolo di presidente che deve ricevere il voto favorevole dei due terzi della Vigilanza, quindi avere l’ok di Pd, Pdl e Terzo Polo -, di consigliere del Tesoro e di direttore generale.

Solo con l’eventuale consenso del Pd a questa soluzione, si potranno nominare i sette consiglieri su nove che spettano alla Vigilanza. Non cambiano le cose se prevarrà l’ipotesi che, invece, sembra tramontata di un Cda a cinque, come vorrebbe la legge per le imprese partecipata dello Stato. Serve comunque un’intesa: il Pd chiede un cambio di governance per superare l’attuale “spartizione”. Senza accordo, si rischia di far mancare il numero legale in Vigilanza. L’alternativa è di prorogare l’attuale vertice di qualche mese: una prospettiva che non piace all’esecutivo.