Pubblicato il 20/04/2012, 17:32 | Scritto da La Redazione

MASSIMO GHINI: “VORREI TORNARE PROTAGONISTA DI UNA FICTION»

{Summary}L’ATTORE ROMANO, in un’intervista a TVZOOM, racconta la sua esperienza sul set della fiction dedicata alla costruzione del Titanic, in cui interpreta un emigrante. Ma in tv vorrebbe tornare a recitare in un ruolo da protagonista.{/Summary}

Nelle sei puntate di Titanic. Nascita di una leggenda, la fiction di Rai Uno in onda da domenica, incentrata sulla storia della costruzione del transatlantico nell’Irlanda dei primi del ‘900 tra lotte sindacali, scioperi e famiglie di emigranti italiane, Massimo Ghini interpreta Pietro, padre di due ragazze emigrato a Belfast, costretto a fare i conti con la rivoluzione non solo sindacale, ma anche femminista. Il classico padre italiano intimorito dall’aria di innovazione che tira fuori dal suo Paese. «Da una parte quest’uomo subisce il fascino di assistere alla costruzione di una delle opere più gigantesche di quel periodo storico – racconta l’attore romano a TVZOOM – Dall’altra però c’è la classica difficoltà dell’emigrante che deve trovare lavoro all’estero, pur conservando in sé l’orgoglio dalla sua nazione. Era l’anno 1909, ma sembrava oggi».

Corsi e ricorsi…

«La storia si ripete, oggi perdiamo i cervelli laureati, all’epoca perdevamo i cervelli capaci di costruire grandi opere».

Lei ha vissuto sulla sua pelle la vita da emigrante, per lavorare all’inizio della carriera ha scelto l’estero…

«Tant’è vero che il mio soprannome era il ragazzo con la valigia. Il mio debutto è stato a Parigi. Mi bocciano all’Accademia, quindi a 18 anni decido di andare a Milano, dove faccio un provino per Strheler, lui mi sceglie e mi fa debuttare a Parigi. Poi comincia il cinema, in Spagna, Germania. Gli unici premi che ho ricevuto nella mia carriera li ho presi tutti all’estero. Sono stato un emigrante di lusso».

Che anni erano?

«Erano gli anni in cui al potere c’era l’Ulivo ed essendo io di sinistra dichiarato, tutti si aspettavano che presentassi anche il Tg1. Mentre invece vivevo all’estero».

Con questa fiction torna a recitare su Rai Uno, era da un po’ che non si vedeva, come mai?

«Lo vorrei sapere anche io. Continuo a ricevere lettere e mail per continuare a girare Raccontami, una serie di successo, bloccata inspiegabilmente. Spero di tornare presto a fare qualcosa da protagonista».

Intanto si è consolato con la conduzione del programma Delitti rock su Raidue, no?

Mi sono sempre mosso a 360 gradi nel mondo dello spettacolo, so cantare, ballare, recitare, condurre, ma c’è ancora chi si stupisce. Se me lo propongono vuol dire che sono in grado di farlo, no? Io vivo questa tragedia per cui quando mi innamoro dei progetti, mi ci butto anima e corpo».

Tornando al Titanic, lei interpreta un uomo emigrato in Irlanda, che sogna per la propria figlia un matrimonio solido, una famiglia, un lavoro. Non è il classico stereotipo dell’italiano all’estero?

«In effetti l’immagine della nostra famiglia rischiava di inserirsi in un quadretto folcloristico, ma ci siamo sforzati di raccontare la realtà mantenendo la storia nella tradizione».

Mentre girava si è anche rotto un piede, com’è andata?

«Giravo con le stampelle, ero un po’ l’Enrico Toti d’Irlanda. Avevo già girato le scene finali, altrimenti avrei interpretato il mio personaggio con una lieve zoppia, quella che avevo io».

Quando le è arrivata la proposta per girare il Titanic, che cosa ha pensato?

«Ero all’estero e non avevo letto il copione, ma nel contratto c’era l’opzione per girare il seguito. Mi sono immaginato aggrappato a uno scoglio, col ghiaccio e la storia di qualcuno che mi veniva a salvare. Poi l’ho letto e ho capito che era il prequel, dell’affondamento del Titanic non c’è neanche una scena, la nostra storia si conclude con la nave che salpa. In effetti la possibilità di fare un seguito c’è».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Massimo Ghini)