Pubblicato il 14/03/2012, 23:12 | Scritto da La Redazione

ESORDIO LENTO DELLA GUZZANTI: TROPPA POLITICA E POCA SATIRA

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{Summary}Sabina Guzzanti esordisce con il suo “Un, Due, Tre, Stella” su La7. Troppo spazio al talk show impegnato, con la conduttrice spesso bloccata durante i lunghi monologhi. Poco spazio per Frassica e Caterina Guzzanti, gli unici momenti di respiro.{/Summary}

Arrampicata su un albero, in uno studio che ricorda quello di Tonio Cartonio dell’Albero Azzurro, ma che lei celebra come un teatro okkupato, Sabina Guzzanti riparte da un’arringa rimasta in sospeso nove anni fa, ai tempi di Raiot. Su Silvio Berlusconi: «Nove anni fa stavamo parlando della legge Gasparri, dicevamo che sembrava scritta più per Mediaset che per i cittadini italiani e poi c’è stata un’interruzione pubblicitaria un po’ lunga, durata nove anni. Però ce l’abbiamo fatta, abbiamo vinto, siamo di nuovo insieme. Qui potremo parlare liberamente perché abbiamo ottenuto un contratto con qualche restrizione, ma poca cosa, riguardano le volgarità. Stella, l’amministratore delegato di La7, lo chiamano “er canaro”, si è tanto raccomandato. E comunque Berlusconi con il 90% dei media a sua disposizione ha avuto solo il 61% dei consensi, chiunque di noi avrebbe fatto di meglio, altro che genio del male. Mentire in modo compulsivo non è segno di genialità. Berlusconi stava lì perché faceva comodo, se lo sono tenuti fino all’ultimo finché qualcuno ha detto adesso basta e l’ha detto in tedesco, lingua incomprensibile, ma efficace».

Un lungo monologo in cui la Guzzanti spesso rimane in debito di ossigeno e di memoria, in cerca del filo del discorso, che scivola sempre più labile verso Mario Monti, reo di infilare nelle leggi «qualche regalino alle banche» e sui giudici che hanno lasciato prescrivere i reati di Berlusconi e Dell’Utri.

Dopo un’ora quasi di diretta, una piatta imitazione del premier che si veste e si prepara sotto dettatura di Giorgio Napolitano, la presentazione di un crogiuolo di volti sconosciuti, ma tutti rigorosamente capoccioni, il primo guizzo si chiama «Brianair» , la compagnia low cost in cui la hostess Caterina Guzzanti mette tutto a pagamento. Inutile. 

E poi, evviva, la novità: Michael Moore, l’idolo di quel popolo che la Guzzanti vuole profondamente incarnare: «Ci siamo conosciuti dopo la chiusura di Raiot», dice lei.  

Tante volte qualcuno non avesse capito che Raiot è stato chiuso. I due parlano di Marchionne, ma Moore forse si confonde, dice che la Chrysler sta andando bene. Pubblicità. Magari nel frattempo ci ripensa. E infatti subito dopo l’uomo in cappelletto e occhialetti si riappropria del suo corpo e del suo karma: «Persone come Marchionne sono venute negli Stati Uniti per distruggere posti di lavoro, così poi gli investitori potessero fare profitti». Meno male, va, Moore si è ripreso.

La Guzzanti in abito elegante, tacchi alti e capelli appena fatti, lascia volentieri spazio alla sua metà che se la prende con Obama incapace perché la finanza comanda sulla politica. Ma non si era detto che avrebbe fatto satira? E poi che fine hanno fatto i tanto annunciati compagni di viaggio? Nino Frassica ha fatto un paio di comparsate, tra l’altro due delle cose migliori del programma. La sorella, Caterina, si è vista ancora meno. Aspettiamo fiduciosi mentre la notte incombe. 

Discorsi sulla finanza: «Ma questo debito si deve pagare o no, il nostro economista Fumagalli cosa ci spiega?» Dibattito elevato. Ma noi umani avevamo scelto La7 per farci quattro risate. Non siamo neanche a una. E domani si lavora. Sempre che un posto di lavoro ci sia, visto che a sentire gli scienziati, economisti, professori ecc.ecc.ecc della Guzzanti, sembra che ormai non ci sia più nessun futuro per noi che viviamo in questo Paese chiamato Italia.

Neanche Stefano Fassina del Pd esce indenne dall’arena della conduttrice, che lo implora di dire qualcosa di sinistra. Meno male che per qualche minuto arriva la fiction La Banca della Magliana, con gli attori di Romanzo Criminale che scambiano gli euro per i soldi dei Monopoli e studiano da nuovi criminali con lezioni su reati finanziari.

L’imitazione della Palombelli, disperata perché il suo Francesco Rutelli non sa fare niente e non mangia le fibre, riporta un po’ di ironia. Dura poco, anche perché c’è la pubblicità, che permette a tutte le tv, La7 compresa, di vivere, ma che la Guzzanti annuncia ogni volta come fosse una condanna. È poco di sinistra, ma serve per campà.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Sabina Guzzanti)