Pubblicato il 10/03/2012, 12:51 | Scritto da La Redazione

L’AUTORE CLAUDIO FASULO: «”BALLANDO CON LE STELLE” FUNZIONA ANCHE QUEST’ANNO»

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TVZOOM ha intervistato uno dei più importanti autori Rai, mente pensante e scrivente dietro ai programmi di Adriano Celentano, Gianni Morandi, Fiorello e al talent show di Milly Carlucci.

«Una trasmissione tv è una schioppettata che ti entra in casa», dice Claudio Fasulo a TVZOOM, «è molto importante gestirla con buon senso». Lui ne sa qualcosa, essendo un autore recordman delle prime serate Rai: ne ha realizzate circa 600 in vent’anni. Dal 1999 a oggi ha firmato tutti gli show di Celentano, Fiorello, Panariello, Morandi, oltre a 8 edizioni di Ballando con le stelle e tre Festival di Sanremo, tanto per citare in ordine sparso. E proprio sul Ballando di quest’anno, Fasulo non ha dubbi: nessuna sconfitta contro il rivale Italia’s got talent targato Mediaset. «Avevamo di fronte un avversario formidabile e abbiamo mantenuto gli spettatori dello scorso anno».

 Che cosa significa essere autore in un format dai binari già stabiliti, come Ballando, e inventarsi un programma da zero, come per  un varietà?
«È un po’ come dire che nel primo caso i confini entro i quali muoverti li conosci dall’inizio, e nelsecondo invece il perimetro lo stabilisci tu. Questo non significa che esista una “condizione” di lavoro più e una meno importante, ma semplicemente una maniera diversa di giocare la partita: a Ballando con le stelle, per esempio, dopo otto edizioni, i parametri su cui si basa il formato sono ormai ben distanti dall’ originale: praticamente l’unica cosa in comune è … che si balla! 
Nella sua carriera, in base a quali criteri sceglie generalmente di lavorare a un progetto?
«Il mio criterio principale è la curiosità. Se un lavoro non interessa realmente per i suoi contenuti, non diverte, non appassiona l’idea di perderci sopra ore ed ore con le maniche rimboccate e la penna spianata, lascialo perdere!».
Secondo lei quali sono, se ci sono, i criteri per valutare la qualità di un programma?
«Il piacere e l’interesse generato da uno spettacolo sono, anzi dovrebbero restare sempre gli obiettivi principali da raggiungere quando si realizza un programma. Confezione, appeal, ma soprattutto i contenuti concorrono a stabilire la qualità di un lavoro (e contenuti non significa necessariamente temi noiosi “da sbadiglio”). Ma resta costante e inossidabile una priorità che trovo fondamentale: ricordare sempre che un programma televisivo è una schioppettata che ti entra in casa, i suoi effetti possono essere devastanti. Quindi, qualità significa anche rendersi conto di questo potenziale, e gestirlo con buon senso».
A proposito di buon senso: ha ragione chi sostiene che alcuni aspetti della tv contemporanea hanno portato a un appiattimento della capacità critica degli spettatori?
«Non so bene se si tratti di appiattimento, la chiamerei piuttosto assuefazione. È un tema strettamente connesso con la qualità della tv e l’ onestà dell’ autore di cui abbiamo appena parlato: resta il fatto che certi messaggi sparati a raffica, certi bombardamenti a tappeto mirati ai cervelli, possono anestetizzare lo spettatore abbandonato davanti al piccolo schermo senza strumenti per filtrare. Sono sincero: ci sono programmi sulle reti generaliste che, a mio parere, andrebbero proibiti per legge».
Eppure, si dice che la maggioranza dei programmi siano selezionati in base all’auditel: è ancora uno strumento autorevole?
«In questi giorni la bufera sull’ auditel è al centro della discussione. Ma l’attendibilità del campione, la reale indipendenza del sistema e tutte le valutazioni che fanno ormai palesemente dell’ auditel un sistema “traballante” non sono una notizia dell’ ultima ora. Non a caso, le grandi agenzie pubblicitarie da tempo ormai, prima di acquistare spazi in una fetta di palinsesto piuttosto che in un’ altra, commissionano indagini e rilevamenti ad hoc, testimoniando di non fidarsi più dei dati raccolti dall’ auditel. Quello che fa la differenza è il modo in cui queste notizie vengono usate, come testimoniano le recenti polemiche. Tutto ciò assodato, sono lieto di poter dire che il “dato di ascolto” non è mai stato – nelle mie esperienze – uno strumento su cui basare un progetto. 
Sicuramente, l’ aspetto commerciale del prodotto tv è una delle componenti essenziali di cui tenere conto, ma non è mai stato, nè per produttori ed editori con cui ho lavorato, tantomeno per me, l’ unico parametro sul quale costruire. Fortunatamente …».
I punti di forza e, se ci sono, gli aspetti che avrebbero potuto essere migliorati in questa edizione di Ballando con le stelle.
«La corrazzata di Ballando con le stelle naviga solidamente da otto edizioni. Ricordo ancora nel 2005, alla nostra prima uscita, quando il successo a sorpresa della gara ci portò ad un allungamento “in corsa” della prima serie. Da allora il programma è cresciuto, si è consolidato, fino a diventare ormai un “classico”. Lo testimonia proprio questa annata: abbiamo di fronte un avversario eccezionale e, nonostante questo, abbiamo mantenuto gli stessi 5 milioni e mezzo di fedelissimi dello scorso anno, allargando a macchia d’ olio il fenomeno “ballo” con vendite record di cd, centinaia di migliaia di appassionati che seguono i nostri campioni su social network e siti. Ballando con le stelle è diventato un punto di riferimento mediatico e un indiscusso “must” dello spettacolo televisivo».
C’è chi dice però che la polemica con Baila! abbia sminuito l’unicità di Ballando come tipologia di talent…
«Non la definirei una polemica. Quello che è accaduto è stato soltanto una reazione, un segnale che andava dato nell’ interesse di tutti coloro che lavorano e vivono nel mondo dello spettacolo e, più in generale, della creatività. La difesa del diritto d’ autore è uno dei fondamenti su cui è basata la nostra attività: possibile che il virus dei programmi “copia” sia così evidente da essere riconosciuto anche dello spettatore più indifeso e sprovveduto, mentre gli addetti ai lavori fan finta di nulla, avallando di fatto una pratica così scorretta?»
Quali sono gli ingredienti della sua tv ideale?
«Onestà, gusto, divertimento, ma soprattutto la capacità di stupire sempre e comunque. Sorprendere è il grande piccolo segreto dell’ intrattenimento, il criterio principale da tenere in considerazionequando si costruisce la comunicazione. La mia tv ideale è una tv che cattura l’ attenzione con la forma e il contenuto».
Le è mai capitato di rinunciare a un grande progetto per seguirne un altro? Si è mai pentito di qualche sua scelta?
«Mi è davvero dispiaciuto, anni fa, dover rinunciare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Torino. Un’ esperienza diversa, con una squadra di numeri uno venuti da tutto il mondo, il top delle professionalità in quel genere di spettacolo … per la mia curiosità e la mia voglia di imparare SEMPRE qualcosa di nuovo nel mondo dello spettacolo, il massimo! Purtroppo, dopo quasi un mese di preparazione mi resi conto che la concomitanza con Rock Politik di Celentano mi costringeva ad un “aut aut”, e scelsi la via certa, quella televisiva. Però, che peccato! Chissà che non ci sia un’ altra occasione … ».
Lei ha lavorato da sempre con Celentano: con lui, quanto conta lo spazio autorale? Si dice che 
Celentano sia sempre l’unico autore di se  stesso, è vero?
«Avere la fortuna di lavorare con Celentano è un’ esperienza unica sia per la statura dei personaggi che incontri, che per il modus operandi adottato. Una sorta di “master di comunicazione” per chi vive a cavallo tra l’ arte e lo show business. Certamente Adriano è fulcro e motore di tutta la sua creatività, ma è anche pronto e serenamente disponibile al confronto con i suoi autori e collaboratori. Tante idee, tanti spunti e proposte di ospiti e interventi sono nate – nelle memorabili esperienze da “Francamente me ne infischio” a “Rock Politik” – dalle interferenze di meravigliosi gruppi di lavoro che comprendevano firme straordinarie, da G.Piero Solari a Diego Cugia, da Vincenzo Cerami a Michele Serra, fino a Carlo Freccero».
Celentano e Sanremo: una sua impressione su come su come Adriano ha gestito le serate e sulle polemiche che ne sono scaturite.
«A Sanremo Celentano ha nuovamente dato a tutti “lezione di media”. Adriano resta sempre il numero uno nel mettere a punto uno straordinaria, unica capacità di creare aspettative, nella quale – a mio parere – i temi trattati e le polemiche conseguenti diventano quasi un corollario. Si parlava poco fa di capacità di sorprendere: in questo Celentano resta sempre il maestro assoluto».
Le qualità essenziali per essere un bravo autore tv?
«Curiosità, buon senso, preparazione, e … piedi per terra!».
 Mettiamola così: se una trasmissione è un’arma, un autore è la mano che la indirizza. Se un Celentano di turno è Sansone, l’autore ne è i suoi capelli. Per evitare che gli facciano lo scalpo.
 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Bobo Vieri e Natalia Titova a Ballando con le stelle)