Pubblicato il 21/02/2012, 13:06 | Scritto da La Redazione

LA RAI DISCRIMINA LE PRECARIE CHE SONO INCINTE

LA RAI DISCRIMINA LE PRECARIE CHE SONO INCINTE
Una clausola sulla gravidanza del contratto di collaborazione con la tv di Stato scatena la polemica, da viale Mazzini a Montecitorio. Libero, pagina 12, di Caterina Maniaci «Rotto il contratto alle donne incinte». La Lei ammette la clausola gravidanza Bufera su viale Mazzini. ROMA – Mamma Rai… mica tanto. Anzi, sembra che le future mamme, […]

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Una clausola sulla gravidanza del contratto di collaborazione con la tv di Stato scatena la polemica, da viale Mazzini a Montecitorio.

Libero, pagina 12, di Caterina Maniaci

«Rotto il contratto alle donne incinte». La Lei ammette la clausola gravidanza

Bufera su viale Mazzini.

ROMA – Mamma Rai… mica tanto. Anzi, sembra che le future mamme, a viale Mazzini, piacciano poco, tanto che consulenti e collaboratrici esterne, quando rimangono incinte, vengono considerate pronte per il licenziamento. Almeno questo è quanto denuncia il coordinamento dei giornalisti precari “Errori di stampa”, che ha divulgato quella etichettata come «clausola matemità». La Rai insorge, il direttore generale Lorenza Lei nega che in azienda ci sia stata discriminazione verso donne in maternità, ma ammette: «Farò studiare un intervento sulla clausola in questione».

Ecco comunque il testo fatto circolare dal coordinamento: «Nel caso di sua malattia, infortunio, gravidanza, causa di forza maggiore o altre cause di impedimento insorte durante l’esecuzione del contratto, Ella dovrà darcene tempestiva comunicazione. Resta inteso che, qualora per tali fatti Ella non adempia alle prestazioni convenute, fermo restando il diritto della Rai di utilizzare le prestazioni già acquisite, le saranno dedotti i compensi relativi alle prestazioni non effettuate. Comunque, ove i fatti richiamati impedissero a nostro parere, il regolare e continuativo adempimento delle obbligazioni convenute nella presente, quest’ultima potrà essere da noi risoluta di diritto, senza alcun compenso o indennizzo a suo favore».

Molte, e durissime, le prese di posizione, sia da parte del mondo politico e del lavoro. «Paradosso dei paradossi, con un direttore generale donna il leit motiv è: precarie non fate figli o rischiate il posto di lavoro». Lo dice Giuseppe Gianni, coordinatore nazionale vicario Pid, secondo il quale «dopo Adriano Celentano e la magia di uno share che tocca picchi del 68% ma non riesce a portare utili alla Sipra, mancava questo ulteriore ‘spettacolo’». «La “clausola di gravidanza” prevista per i precari della Rai, se confermata, ci riporterebbe indietro di un secolo», dichiara Chiara Moroni del Fli. Per Silvana Mura, deputata Idv, si tratta di una clausola «a dir poco scioccante che di fatto colpisce e nega il diritto alla maternità». «La maternità è un diritto tutelato dalla Costituzione italiana e non si tocca», dichiara il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Insorge anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: «Un contratto assolutamente illegittimo
perché considera causa di risoluzione del rapporto di lavoro la malattia, l’infortunio e la gravidanza».

Ma la Rai contrattacca. Interviene la Lei: «In Rai non c’è mai stata alcuna discriminazione o rivendicazione in merito, né certamente sono mai emersi, fin qui, dubbi di legittimità». Ma il direttore annuncia di aver dato agli uffici competenti «l’incarico di valutare interventi sulla clausola» in questione. Poche ore prima un comunicato di viale Mazzini assicurava che non si è mai verificato «nessun licenziamento o risoluzione anticipata del rapporto di lavoro di natura subordinata, anche di tipo a termine, a causa dello stato di gravidanza della dipendente o collaboratrice» e che l’azienda non si «non essersi mai sognata di interrompere unilateralmente contratti di collaborazione a causa di maternità, ameno che questo non sia stato richiesto dalle collaboratrici interessate».