Pubblicato il 14/02/2012, 15:03 | Scritto da La Redazione

CLAUDIO CECCHETTO: «LA TELEVISIONE NON PUÒ COMPETERE CON INTERNET»

Il padre di Radio Deejay racconta a TVZOOM della sua nuova creatura sul web, Faceskin, e analizza lo stato di salute di tv e radio.

Appena spente le 30 candeline di una delle sue creature più riuscite, radio Deejay, Claudio Cecchetto si lancia in una nuova sfida sul web. Sintetizzare la vita di Cecchetto non è facile: disc jockey (come si diceva ai tempi in cui ha iniziato nelle discoteche milanesi), presentatore tv (ha condotto tre Sanremo, tra le altre cose), cantante (Gioca Jouer è stato il singolo più venduto del 1982), pioniere delle radio private (101, 105, Deejay, Capital, Radio2, Rtl), talent scout (qui l’elenco sarebbe troppo lungo, quindi citiamo solo Fiorello e Gerry Scotti), produttore discografico (anche qui ci limitiamo a Jovanotti e Max Pezzali), imprenditore della Rete. Difficilmente una persona in una sola vita potrebbe fare così tante cose. Nessuno bene come lui.

Per dovere di cronaca, confesso che dieci anni fa ho avuto il privilegio di lavorare per alcuni mesi con Claudio Cecchetto e tutto quello che si dice di lui è vero: è un genio, e la sua nuova creatura, Faceskin.it, ne è la dimostrazione: «Si tratta di un social network e la cosa che mi piace è che è un’idea tutta italiana. Ci lavoravo dal 2000 e finalmente gli abbiamo dato vita».

Come mai così tanti anni di gestazione?

«Perché in Italia sono mancati i pionieri della Rete. I grandi gruppi industriali ed editoriali terrorizzati di perdere il treno come avevano fatto negli anni Settanta con le radio, appena è arrivato Internet hanno iniziato a “comprare” compulsivamente risorse umane e tecnologiche. Appena saltava fuori un bravo programmatore, arrivava la multinazionale di turno che lo assumeva strapagandolo. Questo è rallentato il processo pionieristico e creativo della sperimentazione. È come se nel 1982 fosse arrivato un grande editore per comprarmi Radio Deejay, se così fosse stato oggi forse non esisterebbe».

Qual è il minimo comune denominatore in tutto ciò che fai?

«La comunicazione, il comunicare. Sono partito da ciò che amavo di più, la musica, e poi ho spaziato in tutto ciò che mi permetteva di comunicare con la gente. E Faceskin nasce proprio per questo, per comunicare e far comunicare le persone».

Ovvero?

«Oggi, se fai una ricerca su Internet sprechi il tuo tempo e il tuo know how, perché quando l’hai finita tutto va perso. Faceskin, invece, ti permette di salvare queste ricerche nella Rete, i tuoi percorsi. Li salvi e li condividi con chiunque ne sia interessato. E se ci pensi, oggi non mancano i siti da visitare, ma il tempo per farlo. Ecco, Faceskin ti aiuta a condividere le esperienze che fai nel web, le tue conoscenze, aggregando persone simili a te, con i tuoi stessi interessi».

Se dovessi trovare uno slogan per riassumere tutto?

«Con Faceskin scopri cose che ti piacciono, ma che non sapevi esistessero. Ecco, questa è la figata».

Le ultime ricerche sociologiche sulle abitudini degli italiani ci dicono che passiamo molto più tempo in Rete, che non davanti alla tv.

«E il suicidio della tv è quello di provare a competere con Internet. Il digitale è stata una grande evoluzione, offrendoci mille canali. Ma il web ti offre il mondo, non ha prezzo né concorrenza questa cosa. La quadratura del cerchio ci sarà quando i due media saranno integrati, o meglio, quando fruiremo Internet a pieno con il televisore. In Italia siamo un po’ lenti in questo tipo di innovazioni, ma ci stiamo arrivando anche noi».

Hai appena festeggiato con tutti i tuoi figliocci artistici i trent’anni di Radio Deejay, ma nell’FM il dibattito è sempre lo stesso: radio di flusso musicale o di programmi parlati?

«Ai miei tempi, quando ho iniziato, esistevano solo le radio di flusso, anche perché era l’unico modo per ascoltare musica. Poi mi sono convertito al modello delle talk radio, sempre per quella mia esigenza di comunicare. Oggi, più che mai, credo che la radio di flusso abbia poco senso. Nell’epoca dell’on demand la mia canzone preferita la voglio ascoltare subito, non quando la programma l’emittente. E per questo ho il lettore mp3 sempre con me. Invece, in radio voglio informarmi oppure divertirmi, e quindi ascoltare qualcuno che mi dica qualcosa di interessante. Il difficile, quindi, è scegliere speaker bravi».

Quest’anno festeggi anche i trent’anni dall’ultimo Sanremo che hai presentato. Guarderai il Festival di Morandi?

Nel bene o nel male Sanremo fa parte della nostra storia. È l’unico programma della nostra tradizione, come si fa a non avere rispetto per il Festival?».

 

Andrea Amato

 

(Nella foto Claudio Cecchetto)