Pubblicato il 23/12/2011, 13:41 | Scritto da La Redazione

LE TRE ROSE DI ANNA SAFRONCIK

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tvzoomscoop L’attrice di origini ucraine racconta a TVZOOM le novità che la riguardano per il 2012, da “Le tre rose di Eva”, su Canale 5 a “Il commissario Nardone”, sulla Rai e, interpellata a proposito della potenziale love story con Francesco Arca, non smentisce le voci.

Sarà perché, quando TVZOOM ha intervistato Anna Safroncik, lei aveva appena terminato l’ultimo giorno di riprese de Le tre rose di Eva, un melò-thriller in 12 puntate in onda su Canale 5 a partire dalla primavera 2012 («È stato faticoso ma davvero stimolante, sono onorata di essere la protagonista in una produzione così importante»). Sarà perché l’attrice trentenne di origini ucraine è dotata di abbaglianti capelli castani e, pur non avendo colpi di sole, sa suscitare colpi di fulmine.

Sarà anche perché, se nella fiction italiana tutto è già stato detto e non c’è alcun vuoto da riempire, lei, più che riempire un vuoto, fornisce una giustificazione al pieno: il pieno di un’esistenza da attrice che non può prescindere dal talento e dalla vocazione («Recitare è per me un’urgenza istintiva, io sono una persona molto istintiva, nella vita»). 
Sarà per questo che il 2012 di Anna si presenta zeppo di sorprese.
 
Anna, Le tre rose di Eva si preannuncia come una produzione imponente: 12 puntate in prima serata su Canale 5!
«Si tratta di uno dei ruoli più importanti della mia carriera. Sono onorata di essere stata scelta da Massimo Del Frate per interpretare la protagonista, a fianco di Roberto Farnesi. Nella fiction sarò Aurora, una donna condannata ingiustamente per omicidio che, quando finisce di scontare la pena, decide di far luce sull’inganno e di scoprire chi l’ha coinvolta, chi l’ha incastrata. Una sceneggiatura dinamica dal forte pathos. Roberto Farnesi sarà il mio amante, mi aiuterà nell’impresa. Oltre a cercare di risolvere l’intrigo, a poco a poco ci confronteremo con la vitalità e la sopravvivenza del nostro amore».
Un punto di vista finalmente femminile in un mondo, quello delle fiction, spesso dominato da un’ottica maschile dei protagonisti?
«Direi che le cose stanno cambiando, in questo senso. Pur restando una preponderanza di ruoli maschili, l’influenza del modello americano sulle nostre produzioni si sta facendo sentire. Là, da diverso tempo ci sono sceneggiature che rispecchiano la dimensione acquisita dalle donne nella società: sono madri, mogli, badano alla casa ma sono anche lavoratrici, vivono appieno i problemi e le decisioni del mondo circostante. Insomma, sanno battagliare su più fronti da protagoniste».
Lei si rispecchia nei ruoli femminili interpretati?
«Non sempre, anche perché la recitazione è un mezzo per veicolare un messaggio e talvolta, quel messaggio, implica l’immedesimazione in tratti peculiari che non ti appartengono. È il bello della rappresentazione. Ne Le tre rose di Eva, però, la protagonista ha molte caratteristiche in comune con me: è istintiva e determinata, crede nella giustizia e nell’amore ed è disposta ad andare fino in fondo, senza scendere a compromessi, per far sì che essi si impongano».
Le tre rose di Eva non è l’unico ruolo da protagonista che l’attende nel 2012, giusto?
«Sarò anche sulle reti Rai con Il commissario Nardone, abbiamo terminato le riprese a Belgrado. Affiancherò Sergio Assisi. La regia è di Fabrizio Costa, lo stesso de Il commissario Manara».
La fiction poliziesca miete sempre successi, a quanto pare.
«Sì, ma avrò un ruolo totalmente diverso rispetto a quello ne Il commissario Manara, dove ero una collega del protagonista. La fiction è ambientata negli anni ’50 e io stavolta starò dalla parte della malavita, seppur sulle prime. Sarà una grande novità, non era mai stata rappresentata una donna tra i ranghi del crimine in un’epoca come quella del dopoguerra».
Tante nuove produzioni, in barba alla crisi?
«La crisi c’è, è inutile negarlo. Ci sono budget inferiori per le produzioni e gli sforzi sono notevoli. Ciò che rinfranca è l’esito qualitativo, sempre elevato. Per quanto mi riguarda, sono felice e soddisfatta delle opportunità avute fino a oggi».
Un sogno nel cassetto ancora non realizzato?
«Fare la regista. Ma forse è ancora presto, ho ancora tanto da imparare. Più avanti, chissà, potrebbe capitare».
Lei è molto attiva anche nel cinema: meglio il grande schermo della fiction?
«Sono due mondi collegati ma non sarebbe giusto metterli a confronto. Sono linguaggi diversi. La fiction entra nelle case, parla alle famiglie. Il cinema ti consente di evadere, di trascorrere due ore lontano dalla tua dimensione quotidiana. Una cosa non esclude l’altra».
C’è qualche progetto cinematografico che l’attende nel 2012?
«Sto valutando alcune proposte, è presto per parlare ora. Oggi voglio solo riposarmi: è da settembre che, ininterrottamente, sto lavorando su un set. Mi attendono giorni di vacanza e di tranquillità».
Tranquillità domestica, magari in compagnia di Francesco Arca, accreditato a suo potenziale fidanzato?
«No comment».
L’ultima risposta, così sintetica e disarmante, tradisce un’aria sorniona. Alle volte capita di non dire molto per dire tanto, e di parlare troppo per non dire niente. 
Avrebbe potuto anche trattarsi di un’ammissione, ma, beninteso, si tratta solo di un’impressione.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto: Anna Safroncik)