Pubblicato il 29/11/2011, 16:57 | Scritto da La Redazione

NUZZI: VI SVELO CHI SONO “GLI INTOCCABILI” SU LA7

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Parte stasera in seconda serata la nuova trasmissione inchiesta di La7, con un argomento inedito: i segreti della trattativa tra Stato e ‘ndrangheta a insaputa della magistratura. Ne parla a TVZOOM il conduttore.

Non sono Gli intoccabili di Brian De Palma. Sono quelli, inediti, del giornalista Gianluigi Nuzzi, già autore dei saggi Vaticano spa e Metastasi (Chiarelettere), da stasera al timone del nuovo programma d’approfondimento in seconda serata di LA7, per quattro puntate pilota destinate a fare da apripista a una nuova edizione in prima serata, a partire da gennaio.

«Arriva un momento nella vita in cui ci si deve chiedere se si è uomini o se non lo si è, diceva  Enzo Tortora: il giornalismo d’inchiesta, quello condotto con rigore e professionalità, quello che si permette di arare territori mai coltivati prima, deve saper rispondere anche a questa domanda», sottolinea Nuzzi a TVZOOM.
A lei capita di porsi questo interrogativo?
«Posso farle un esempio pratico: tempo fa, ero venuto a conoscenza dell’acquisto di un immobile di una grande azienda italiana da parte del Comune di Milano, pagato una volta e mezza il suo valore. Ho ricevuto pressioni affinché non pubblicassi nulla a riguardo. Ma ho preferito tirar dritto e proseguire con il mio lavoro».
Questo spiega anche il successo delle trasmissioni d’inchiesta: la necessità di far luce su aspetti poco conosciuti della nostra società e il desiderio della gente di conoscerli.
«Lei sa che in Italia ci sono molti territori non coltivati? La stessa cosa vale per il giornalismo. Il compito di trasmissioni come Gli intoccabili è provare ad arare parte di quei territori giornalistici. Sensibilizzando l’opinione pubblica, aiutandola a formarsi un’idea consapevole. Nella politica, nell’economia, nella società civile. Veicolando informazioni che consentano di comprendere chi sono le persone perbene e chi meno, documenti alla mano».
Come intende inserirsi una trasmissione come la sua, tra i programmi d’approfondimento?
«Posso dire che siamo carichi, la redazione e gli autori hanno fatto un ottimo lavoro. Ci inseriremo con l’orgoglio consapevole di chi propone materiale inedito: nella prima puntata, l’ospite sarà Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. Si parlerà dell’intervento delle istituzioni tramite una trattativa con la ‘ndrangheta, a insaputa della magistratura, per evitare una guerra di mafia dopo la strage di Duisburg del 2007».
Lei viene dalla carta stampata, ha inoltre pubblicato due libri di successo. Che differenza c’è nel divulgare tematiche simili in tv?
«L’adrenalina è la stessa. Cambia lo strumento, non la capacità di veicolare le informazioni al pubblico. Certo, il lavoro di scrittura implica tempi più lunghi di rielaborazione e di stesura. Ma forse, per certi versi, è più completo, non soggetto a tempi imposti».
Lei a La7, Santoro al di fuori del duopolio Rai-Mediaset. Sta cambiando la geografia televisiva?
«Santoro ha proposto qualcosa di nuovo, che funziona. Specie in termini di share. Nuovi spazi televisivi garantiscono maggior concorrenza e maggior qualità dell’informazione».
Qual è il segreto per far bene un mestiere come il suo?
«Il mio percorso è iniziato quando ero piccolo: con la carta carbone copiavo dal Corriere della Sera le notizie che ritenevo più importanti e imbastivo una sorta di piccolo giornale per la mia famiglia. Poi, a vent’anni, sono andato al Festival di Sanremo a intervistare i cantanti. Lì ho capito che la critica musicale non era il mio pane. A me interessava il contrasto tra chi, abbiente, beveva un drink in un locale elegante e chi ne stava al di fuori, non avendone le possibilità. Riuscire, in altre parole, a descrivere un istante, quel sottile confine tra luce e ombra, quell’attimo in cui si accende la fiamma del fare cronaca. In quei meandri, si scoprono nuovi mondi da esplorare, invisibili al primo sguardo».

Siamo uomini o caporali? Si chiedeva qualcuno. Risposta: giornalisti. E le suggestioni scenografiche dello studio di La7 lo suggeriscono: contorni indefiniti e il confine caleidoscopico tra luce e ombra a poco a poco svelato dal conduttore, come un pubblico ministero che raccoglie indizi, ipotizza relazioni tra gli eventi, ricostruisce i fatti, sottoponendoli al giudizio degli spettatori. Quel confine, quell’attimo tra luce e ombra, esiste davvero.

 
Gabriele Gambini
 
(Nella foto Gianluigi Nuzzi)