Pubblicato il 20/05/2017, 12:01 | Scritto da La Redazione

Torna House of Cards: È come Shakespeare, non servono i valori

Torna House of Cards: È come Shakespeare, non servono i valori
Sul set della quinta stagione, dal 31 maggio su Sky. Kevin Spacey imita Bill Clinton nella finta Casa Bianca.

Per la prima volta i tredici nuovi episodi di House of Cards saranno disponibili anche su Sky Boxset

Rassegna Stampa: La Repubblica, pagina 55, di Filippo Brunamonti.

Torna House of cards “È come Shakespeare Non servono i valori”

Sul set della quinta stagione, dal 31 maggio su Sky Kevin Spacey imita Clinton nella finta Casa Bianca. Per la prima volta i tredici nuovi episodi saranno disponibili insieme su Sky Boxset.

«Gli americani non sanno cos’è meglio per loro. Io sì. So esattamente di cosa hanno bisogno. Sono come bambini. Per fortuna gli americani hanno me». Nove del mattino, sesto mese di lavorazione: Kevin Spacey sta aspettando il primo ciak in una suite palladiana. Ha gli occhi iniettati di sangue, i denti aguzzi. Ripete la battuta poi fa inversione e come suo solito lancia una bordata di imitazioni, da Katharine Hepburn a Marlon Brando a Bill Clinton.

La scena che si prepara a girare, invece, non si risolve con un happy ending, perché il suo presidente degli Stati Uniti Francis “Frank” Underwood, nato dalla penna di Beau Willimon, dichiara guerra all’Ico, un gruppo terroristico simile all’Isis, e accanto ha ancora la First Lady (Robin Wright) che accetta di tornare al suo fianco, a condizione che il marito la candidi alla vicepresidenza. Nella quinta stagione di House of cards, in contemporanea con l’America, dal 31 maggio alle 21.15 su Sky Atlantic HD, il motto diventa “Una nazione, Underwood”. E che il metodo Netflix stia colonizzando il mondo lo dimostra la scelta di mandare in onda, dallo stesso giorno, tutti gli episodi della nuova stagione su Sky Boxset.

«Sono stato a Washington alla cerimonia dei Kennedy Center Honors, i riconoscimenti alla carriera per gli artisti americani», ci dice Spacey in un momento di pausa sul set. «Ho insegnato a Barack e Michelle Obama a imitare Al Pacino in tre semplici mosse. Dietro di me c’era un ritratto di Clinton e devodireche, mimetizzato da saltimbanco, un po’ presidente io comincio a sentirmici». L’attore premio Oscar per A m erica n bea u ty e I soliti sospetti ci scorta nella Casa Bianca ricostruita in studio. «Io sono una feticista degli orologi del presidente», sorride Robin Wright. E aggiunge: «Ci sono anche strettoie segrete, una di queste al pianterreno» (quello che nella vera White House prende il nome di “ingresso di Marilyn”, da 11 sarebbe passata la Monroe per incontrare Kennedy). «Non aspettatevi tutte e 132 le stanze, i sei piani e le otto scalinate originali», dice Spacey, «ma i pezzi forti sono tutti qui».

La set decorator Tiffany Zappulla apre le porte allo Studio Ovale e a seguire la Stanza Roosevelt, la camera da letto matrimoniale e la Situation Room, sala operativa dell’intelligence nei sotterranei della West Wmg. «Comincio a pensare che la Casa Bianca sia “casa” ormai e Kevin il mio coinquilino», dice Robin Wright. «Frank e Claire non dormono più insieme, non so se si amino ancora». E Spacey: «Anche tra presidente e First Lady non guasta dirsi: “Tesoro, vai aquel paese, stanotte dormo in un’altra delle undici camereda letto”». Se prima i rimandi alla realtà spionistica erano magistralmente riprodotti in ciascuna puntata — dallo scandalo del Ku Klux Klan che organizza una parata per supportare Donald Trump all’emailgate di Hillary Clinton che avrebbe utilizzato un indirizzo personale quando era Segretario di Stato — la quinta stagione di House of cards, nelle riprese a cui abbiamo assistito, toccherà il tasto delle fake news, la riforma sanitaria, la libertà religiosa e l’alleanza con la Silicon Valley. Contro Frank si schiera Will Conway (Joel Kinnaman), giovane candidato repubblicano; in suo supporto il fedele Doug Stamper (Michael Kelly), a capo dello staff della Casa Bianca. «Ma sapreste indicarmi oggi chi è un vero politico e chi un mentecatto?», chiede Spacey.

«Lo show sta diventando uno scanner non dei tempi che corrono ma dell’individuo, sempre più guidato dalla sete di soldi e potere. House of cards ha successo nel mondo perché quello che racconta è dappertutto. Quando sono stato in Italia o in Cina, la curiosità per gli intrighi di Washington mi ha molto spiazzato, forse perché questi paesi si rispecchiano in noi». Sia Spacey che Wright hanno un’unica regola sul set: «Mai giudicare il personaggio», non importa quanto corrotti Frank e Claire possano diventare. «A me piace pungolare lo spettatore. Come quando ho fatto Riccardo III a teatro, diretto da Sam Mendes. A scanso di equivoci, davanti a House of cards, ma pure con Shakespeare, i valori morali teneteli per voi. I presidenti degli Stati Uniti d’America, in televisione, non sono qui per farsi amare».

 

(Nella foto Kevin Spacey)