Pubblicato il 01/10/2016, 14:01 | Scritto da La Redazione

Fra ping pong e parrucconi, scintille in tv sulla riforma

In onda su La7, il primo faccia a faccia televisivo del Premier sul referendum. Mentana alla prima puntata di “Si o No” sceglie un professore amato da Grillo.

 

Rassegna Stampa: Avvenire, pagina 8, di Roberta D’Angelo

 

Fra ping pong e parrucconi scintille in tv sulla riforma

Duello fra il premier e Zagrebelsky che accusa: «Testo che porta a oligarchia». Aperture su Italicum

 

ROMA – E’ il primo faccia a faccia televisivo di Matteo Renzi sul referendum. E per il premier che vuole puntare sul merito, il direttore Enrico Mentana alla prima puntata del suo “Si o No” sceglie un professore amato da Grillo, il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. Il presidente del Consiglio parte in quarta sulla sua riforma, con la sintesi delle norme su cui dovranno esprimersi gli italiani il 4 dicembre. Il docente universitario argomenta puntuale le sue ragioni. Ed è proprio il capo del governo che cerca di incalzarlo, quasi incredulo che l’autore «dei libri su cui ho studiato» non sia convinto del testo firmato da Boschi. Anche perché si dice sicuro che «tanta gente che mi odia voterà sì».

«Lei non sarà un mio elettore ma io sono un suo lettore, ho studiato sui suoi libri», si accalora Renzi. «La riforma non l’ho voluta solo io ma il Parlamento». E ricorda che «dall’82 si sono succedute commissioni, a partire da quella di Spadolini», per «semplificare il sistema e superare il bicameralismo. Stiamo parlando di 35 anni, in cui il mondo fuori è cambiato. Noi abbiamo preso la parte minima» delle proposte che si sono succedute. «Il Senato diventa una cosa diversa da oggi. Sarà espressione delle autonomie territoriali. Cambia il rapporto tra Camera e presidente del Consiglio. Si interviene per far chiarezza nei rapporti tra Stato e Regioni (dopo l’eccesso di ricorsi alla Consulta) e si dà un messaggio di semplicità, riducendo i costi». Tocca a Zagrebelsky, che non ha la stessa esperienza tv del premier e involontariamente concede l’assist. «Renzi deve avere cambiato idea sui “parrucconi” e sui “gufi”, altrimenti non sarei qui davanti al presidente del Consiglio». Renzi nega di averlo «mai annoverato tra i parrucconi né tra i gufi». Ma poi si va al sodo. Il professore confronta il sistema italiano con il bicameralismo francese e americano. «Le pare che le nostre Camere facciano la stessa cosa? Hanno gli stessi poteri, ma non fanno la stessa cosa. Una Camera controlla l’operato dell’altra. E’ sbagliato dire che una sia superflua».

Il botta e risposta va avanti, con il vantaggio del premier di saper affondare in maniera incisiva.

«Il nostro sistema dà vita a un costante ping pong. Ci sono voluti 877 giorni per il collegato dell’agricoltura. Sa quante aziende sono state chiuse in questi 877 giorni? Il nostro sistema assomiglia più a una doppia assemblea di condominio».

Zagrebelsky non si convince affatto: «Le difficoltà sottolineate da Renzi, come il ping-pong delle leggi tra Camera e Senato, non derivano dal bicameralismo, ma dalle forze politiche, mai coese». E qui entra in ballo la legge elettorale. «Le ultime sei elezioni sono state fatte con il Mattarellum e il Porcellum con il risultato che abbiamo avuto 4 volte su 6 maggioranze diverse, perché cambia la composizione dell’elettorato per le due Camere», secondo Renzi che incalza il professore: «Dire che il bicameralismo paritario non c’è negli Usa non calza, lì c’è il presidenzialismo. Da noi il premier non può neanche nominare i ministri e non li può revocare». Replica Zagrebelsky: «Lei dice che la riforma non tocca in nessun punto i poteri del premier. Ma molti sono preoccupati per rischi di derive autoritarie o di concentrazione al vertice delle istituzioni che ci fanno dire che rischiamo di passare da una democrazia a una oligarchia». Non ci sta Renzi che sostiene che «questa è un’offesa agli italiani, le garanzie costituzionali vengono aumentate» e conferma: «Io ho accettato di fare un passo indietro sull’Italicum, che per me non è un rischio per la democrazia. Noi come Pd prenderemo un’iniziativa per togliere ogni dubbio sulla legge elettorale». Quindi si spinge a ipotizzare una modifica sui capilista “bloccati”: «Non piacciono nemmeno a me, non mi sono mai piaciuti, ma erano un punto di mediazione», e aggiunge che comunque «nell’Italicum c’è più dell’80% di eletti con le preferenze. Ma di questo passo non ci resta che il sorteggio…». Non poteva mancare un riferimento a Berlusconi. Il costituzionalista dichiara che il nuovo testo è più forte di quello voluto dal Cavaliere. «Ma che sta dicendo? non è vero», replica Renzi attaccando: «La sua parte culturale si è sempre preoccupata di andare contro Berlusconi. Lui non sta più con noi perché mi sono dimostrato libero».

 

(Nella foto, il Premier Matteo Renzi, Enrico Mentana e il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky)