Pubblicato il 02/05/2016, 19:02 | Scritto da Tiziana Leone
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Patrick Fugit: In Outcast si parla di demoni, ma non siamo l’Esorcista

Possessioni demoniche ed esorcismi: la nuova serie di Fox, al via il 6 giugno, spinge sull’horror e promette tanta paura a chi guarda.

 

In Outcast, in onda dal 6 giugno su Fox, Patrick Fugit, il giovane fan diventato reporter di Almoust famous, interpreta Kyle, un ragazzo in preda alle possessioni demoniache fin dall’infanzia. Ambientato a Rome, una cittadina della Virginia, il telefilm racconta il difficile viaggio di redenzione del giovane, costretto ad allontanarsi da tutti quelli che ama, per paura di far loro del male. Il telefilm, scritto e prodotto da Robert Kirkman, già autore di The Walking dead, non rinuncia a scene horror in pieno stile Esorcista, un film che il protagonista ha visto, ma a cui non si è ispirato.

In cosa Outcast si differenzia dalle altre serie horror?

«Robert Kirkman è riuscito a prendere le storie tipiche delle possessioni e combinarle in maniera diversa. La sensazione è di trovarsi di fronte a personaggi ricchi, profondi, che vuoi esplorare e vedere come crescono, il tutto mescolato all’horror, che non è l’elemento portante della serie».

Kyle è un uomo diviso in due, non si capisce fino in fondo se sia una vittima o un carnefice…

«Kyle è un anti-supereroe: non è un supereroe, ma ha qualcosa di unico che lui vorrebbe utilizzare per fare del bene, senza sapere se ne sia capace. Vive su questa dualità, è un uomo in preda a conflitti continui».

Ha visto l’Esorcista?

«Sì, ovviamente, è un film che mi è piaciuto molto».

Si è ispirato a quel film per interpretare Kyle?

«No. Non sono un cultore del genere horror. In Outcast contano le storie dei personaggi più che l’horror».

Crede nell’esistenza di fenomeni di possessioni?

«Non credo nei diavoli o nelle forze soprannaturali, per il semplice fatto che non li ho mai visti».

L’Esorcista era un film per il cinema, Outcast nasce per la tv, due mondi molto distanti secondo lei?

«Molti film negli Stati Uniti si basano su vecchie storie, sono dei remake o una trasposizione dei fumetti, trovo che il cinema sia in una fase di ristagno. La tv e serie come Outcast possono dare l’opportunità di sviluppare un determinato tema in maniera originale, con storie che possono essere approfondite».

Dopo un ruolo così non ha voglia di gettarsi nella commedia?

«Ho sempre amato la commedia, ma anche il dramma, così come i film d’azione. Non conta tanto il genere, quanto il ruolo. Se penso di essere in grado di dare un buon contributo, allora lo scelgo. Detto questo, la serie è stata rinnovata per una seconda stagione quindi per ora il mio impegno è questo».

Quando cominciate a girare la seconda stagione?

«A fine estate credo».

Nella prima puntata c’è una scena in cui il suo personaggio, Kyle, picchia a sangue un bambino per liberarlo dal diavolo. Non trova che sia un po’ troppo forte?

«La scena è molto forte, ma è stata una scelta consapevole, non presa alla leggera. L’idea era quella di spingere lo spettatore in una condizione di disagio, disturbarlo e dargli fastidio quasi. Kyle evolverà nel corso delle puntate, non passerà l’intera serie a picchiare bambini!».

Quando si rivede in Outcast ha mai paura?

«Ne resto disturbato, anche se non sono un tipo che si spaventa facilmente. Outcast ha comunque poche scene davvero terrorizzanti, è più una serie che porto lo spettatore a riflettere».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Patrick Fugit)