Pubblicato il 13/04/2016, 16:34 | Scritto da Tiziana Leone

Social, tv e illegalità: un mix pericoloso anche per Montalbano

Social, tv e illegalità: un mix pericoloso anche per Montalbano
Basta una foto su Facebook per "sdoganare" un crimine e vantarsi di essere liberi di farlo. Fatte le dovute differenze, anche Zingaretti non ha resistito alla tentazione di pubblicare la terrazza del suo Montalbano a Punta Secca, sotto inchiesta perché ritenuta abusiva.

Doina non ha resistito alla tentazione di farsi fotografare in bikini. Quattro ragazzini orgogliosi del furto di cellulari. Zingaretti incantato dalla bellezza della terrazza di Montalbano “anche se abusiva”. L’illegalità ai tempi di Facebook.

 

 

Ma si dai facciamoci una foto, la pubblichiamo su Facebook e diventiamo i mejo, e chi se ne frega della legalità, dei cellulari appena rubati, della ragazza uccisa otto anni fa o di una terrazza abusiva, ma bella bella però. Il selfie sdogana il crimine, qualunque esso sia, la tv e i media amplificano entrambi e a noi non resta che chiederci perché una volta i ladri e gli assassini stavano in carcere e basta e ora i ladri e gli assassini stanno su Facebook e fuori dal carcere. Se poi ci si mette anche il Commissario Montalbano, l’emblema del maschio alfa con il pallino della legalità, a pubblicare su Facebook la celebre terrazza della sua casa a Punta Secca in Sicilia  scrivendo «Sarà pure abusiva, ma che meraviglia», lo sgomento diventa apoteosi. Ma sì, dai, che ci frega, legittimiamo così pure un Bertone qualsiasi a dire che i suoi 500 metriquadrati di attico con vista sul Cupolone l’avrà pure pagato con i soldi rubati all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, «ma che meraviglia!». Se l’avesse saputo Scajola ai tempi della casa fronte Colosseo acquistata a «sua insaputa» si sarebbe fatto un profilo Facebook chiamato «ma che meraviglia!».

Tu quoque Montalbano, sei finito nella trappola dell’apparire, del mostrare al mondo intero la superiorità al di là della legge, degli esposti e delle Procure? Ma Montalbano è Montalbano, è il nostro super eroe nazionale, quasi quanto Cantone, risolve casi intricati, vive in Sicilia, piace alle donne e fa ascolti, per tutto il resto c’è Mastercard. Ma la cronaca delle foto-sdogana-crimine ci regala ben altro per cui indignarci: quattro ragazzini nomadi dopo aver sfrantumato a colpi di tombino una vetrina ed essersi fregati i cellulari, si sono fatti immortalare con il pollice all’insù seduti nel divanetto della più vicina stazione di polizia dove sono stati portati. Belli, trionfanti, consapevoli che tanto un paio di giorni di carcere e via si torna a rubare. Sono minorenni e delinquenti, nel senso che delinquono, cosa c’è di meglio che farsi una foto per mostrare all’Italia intera che «noi siamo noi e voi non siete un ca**o?». La foto arriva ai media, il messaggio si amplifica, tre dei ragazzini vengono spediti nel carcere minorile e la quattordicenne nella comunità da cui era scappata. Per quanto?

E poi arriviamo alla romena Doina che dopo aver ucciso una ragazza infilandole un ombrello in un occhio usa la sua semilibertà per farsi le foto in costume, sugli scogli. Come una velina qualsiasi. Solo che invece di un calciatore, nell’armadio lei ha il fantasma della trentenne a cui ha tolto la vita. Clamore mediatico, social tv e giornali si indignano, ce n’è quanto basta per convincere il magistrato che la sua semilibertà va revocata, legittimando il suo avvocato, il televisivo Nino Marazzita a dire: «La sospensione durerà giusto il tempo di discuterla davanti al tribunale di Venezia, dove dimostreremo che fra i divieti non c’era quello specifico dell’uso del social network». Ecco. «Ma che meraviglia!».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto il post di Luca Zingaretti)