Pubblicato il 03/03/2016, 11:34 | Scritto da La Redazione
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Kevin Spacey, un cattivo da museo – Robin Wright: “La nostra Casa Bianca esplosiva. Fantasia superata dalla realtà”

Kevin Spacey, un cattivo da museo – Robin Wright: “La nostra Casa Bianca esplosiva. Fantasia superata dalla realtà”
“Il mio ritratto presidenziale esposto a Washington: affianco Lincoln, ma dovrei stare con il suo killer”. E poi anche l’attrice, che torna in tv nella quarta serie di “House of Cards”.

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 45, di Renato Franco.

Spacey, un cattivo da museo

“Il mio ritratto presidenziale esposto a Washington: affianco Lincoln, ma dovrei stare con il suo killer”.

“Penso che l’America meriti un leader che ti guarda negli occhi e ti dice quello in cui crede. Dicono che abbiamo i leader che ci meritiamo. Io penso che l’America meriti Frank Underwood. E nel vostro cuore, sapete che ho ragione». Guarda negli occhi i suoi elettori e mentre parla scorrono i flashback delle sue peggiori azioni, lui che non ha esitato a uccidere e far uccidere per arrivare dove è arrivato. È lo spot elettorale di Frank Underwood interpretato da Kevin Spacey che con quella faccia di gomma riesce a plasmarsi addosso qualunque ruolo che torna più avvelenato che mai per la quarta stagione di House of Cards (su Sky Atlantic dal 4 marzo nella notte tra venerdì e sabato alle 24 e da mercoledì 9 alle 21.10 con doppio episodio in italiano). Le slidhrg doors con la realtà sono continue. Negli Stati Uniti è tempo di presidenziali e la National Portrait Gallery di Washington ha esposto il ritratto di Frank Underwood insieme a quelli dei veri presidenti americani. Questo gioco di echi e specchi con la realtà non piace però al vero Kevin Spacey: «C’è il mondo della finzione e il mondo reale. Bisogna sempre distinguere lo show dalla realtà che ci circonda. La nostra è fiction, quello che molti non capiscono è che recitare è una professione, è un lavoro, non c’è immedesimazione nel personaggio. Sono due piani distinti, non si può paragonare quello che capita nella serie con quello che succede nella realtà. E quello che faccio nella fiction non ha niente a che vedere con quello che penso nella vita».

Ma dove eravamo rimasti? Frank ha coronato il suo sogno anche senza venire eletto (che si siano ispirati alla realtà italiana?) perché ha preso il posto del presidente in carica che si è dimesso. Ora parte la corsa per la rielezione, c’è da convincere gli elettori. Ma c’è un altro fatto da sviscerare: la crisi con la moglie Claire (Robin Wright). La terza stagione infatti si era chiusa con l’addio, apparentemente definitivo, della moglie. Tra le linee di racconto di House of Cards quella della relazione di coppia è una delle più forti, si viaggia a metà tra il ritratto del potere e il ritratto del matrimonio (sempre di potere si tratta). Puntualizza Spacey: «Direi piuttosto che è un ritratto della vita e della complessità della vita. Il fascino è dato dagli intrighi e dalle azioni che le persone compiono per raggiungere il potere. Credo che gli spettatori guardino lo show perché le cose scritte sono genuine e scatta il meccanismo di immedesimazione». Burattinaio spietato della politica americana, assetato di potere, simbolo dell’interesse personale che prevale su quello collettivo, lupo di Washington sempre pronto a azzannare, «un misto tra Riccardo III e lago», come lui stesso ha definito il personaggio.

Il segreto del successo (ci sarà anche la quinta stagione) è che a tutti piace vedere qualcuno che sale e qualcuno che cade, chi guadagna potere e chi lo perde. È l’arena della vita. Sul suo ritratto presidenziale è ironico: «Suppongo che dovrei essere contento di essere finalmente esposto nell’attico della nostra nazione. Se sapessero cosa c’è nel mio scantinato non mi avrebbero appeso così vicino a Lincoln, ma sarei finito vicino a Booth (l’assassino di Lincoln)». Svela a chi si rivolge quando nella serie guarda fisso gli spettatori: «Mi ispiro a Riccardo III, all’aria cospiratrice con cui si rivolge al pubblico nel dramma di Shakespeare. A teatro è un’esperienza condivisa con gli spettatori, in House of Cards immagino di parlare al mio migliore amico». Non gli piace mescolare realtà e finzione, però per il suo approdo su Instagram come primo scatto ha postato la sua foto in tuta: «Sono un uomo del popolo. Di tanto in tanto anche a me piace scattarmi un selfie fuori da casa mia». Sullo sfondo c’è la Casa Bianca, e sembra quella vera.

 

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 38, di Luca Dondoni.

“La nostra Casa Bianca esplosiva. Fantasia superata dalla realtà”

Robin Wright torna in tv con Kevin Spacey nella quarta serie di “House of Cards”. “Le primarie americane con l’arrivo di Trump sono ormai oltre la nostra fiction”.

Quando al Presidente Obama è stato chiesto cosa pensi degli intrighi e della durezza dei personaggi di House of Cards la risposta è stata molto ferma: «Mi piacerebbe che a Washington le cose fossero così spietatamente efficienti». La serie con Kevin Spacey e Robin Wright, Presidente e consorte (la quarta stagione prende il via alle 24 di venerdì in contemporanea con gli Usa e con un doppio episodio su Sky Atlantic, le altre puntate vanno in onda da mercoledì alle 21,10) è uno dei più importanti successi televisivi di questi anni. E la complessa figura della First Lady Claire Underwood, interpretata appunto da Robin Wright, è uno dei segreti della sua popolarità. La sentiamo al telefono da Los Angeles.

Visto il finale della terza stagione, dopo il drammatico litigio fra First Lady e Presidente, assisteremo a una sfida fra lei e suo marito Frank?

«Io e il presidente abbiamo due personalità Alfa. Senza dubbio, Claire, che è essenzialmente donna, ha un lato maschile pronunciato. Avere nella stessa stanza Claire e Frank significa creare una miscela che prima o poi deve esplodere. Sia pure con l’amore sullo sfondo».

Nella prima puntata della quarta stagione, mentre il Presidente Underwood sogna, arriva a sorpresa uno scontro durissimo tra di voi. Gli sceneggiatori hanno calcato la mano.

«Già, e non ricordo quante volte l’abbiamo rifatta; so solo che a un certo punto stavamo assomigliando a quei pupazzi di Halloween… Cattivi fuori ma buoni dentro. Abbiamo riso moltissimo e con Kevin non è insolito. Ma non mi faccia dire di più».

Una delle cose che fa più impressione di House of Cards è l’attinenza con la realtà. Ha mai incontrato qualche politico di professione?

«Sì parecchi. Una volta a una cena un importantissimo rappresentante del governo americano mi ha detto che lui e sua moglie non perdevano una puntata. Io gli ho chiesto allora se c’era qualcosa che trovava troppo lontano dalla realtà. Mi aspettavo dicesse che nessun politico avrebbe mai buttato una giornalista sotto il treno della metropolitana, ma lui invece rispose: “Lo show è vicino alla realtà al 99% disse a parte il dibattito sulla riforma dell’ordinamento scolastico”. Lo guardai esterrefatta».

Kevin Spacey, più volte interrogato sull’importanza di una serie come la vostra, si è sempre smarcato, invitando a non confondere realtà e fantasia.

«Kevin è sempre molato caustico e lo capisco, nel ruolo di Presidente (ride, ndr). Io però, che sono la First Lady, posso dire che, per quanto gli sceneggiatori abbiano sempre cercato di mantenersi nel mondo della fiction, qualche volta, mentre recito, mi rendo conto di essere dentro un mondo possibile».

Come si è trovata con i nuovi personaggi di questa quarta stagione interpretati da Neve Campbell nella parte di una sua consulente, Joel Kinnaman, Ellen Burstyn e Colm Feore?

«Dopo sette mesi di lavoro tutti i giorni siamo diventati una famiglia e anche con i nuovi arrivati c’è una perfetta armonia. Questi attori sapevano che sarebbero entrati a far parte di una delle serie tv di maggior successo al mondo. Tra l’altro l’anno scorso ho diretto quattro episodi e quest’anno tre. So cosa vuol dire lavorare con attori di livello. E loro lo sono stati».

Le è mai balenata nella mente la possibilità di scendere in politica sul serio?

«Mai pensato nemmeno per un minuto, si figuri. Con quello che sta succedendo per le primarie americane e con l’arrivo di Trump sulla scena è chiaro che la realtà ha già abbondantemente superato la fantasia».

 

(Nella foto Kevin Spacey e Robin Wright)